DA FANO A BERLINO… AMICI SENZA FRONTIERE…

Secondo i dati a disposizione dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono oltre 3 mila i fanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Per i più il legame con la terra natia è però rimasto forte, quasi indissolubile, al punto da spingerli a tornare appena gli è possibile anche se solo per qualche giorno. Coi loro appassionati racconti su Fano sono per altro i primi perfetti testimonial della nostra città, ma allo stesso tempo svolgono pure il prezioso ruolo di guide o comunque di riferimento per quanti si recano là dove essi hanno scelto di trasferirsi. Sono, insomma, Amici Senza Frontiere a tutti gli effetti. Di qui l’idea della nostra Associazione (e grazie al sostegno di Naver Montaggi di Carmelo Cogliandro) di dedicargli questo spazio, per sentirci ancor più vicini nonostante le distanze e magari scoprire altri interessanti punti di vista. In questa ventiduesima puntata abbiamo il piacere di ospitare Eugenio Perrucci, trasferitosi a Berlino da tre anni.

Ciao Eugenio, come mai all’estero?

<Conoscere cose e persone diverse è sempre stato per me uno stimolo per viaggiare e muovermi. In precedenza ero stato in Estonia e in Olanda, approfittando per due volte durante gli studi del progetto Erasmus. Dopodiché, finita la laurea magistrale, ho deciso di trasferirmi a Berlino per cercare lavoro>.

Qual è la tua attuale professione?

<Ho studiato statistica e lavoro come analista di dati. Ho cambiato tre uffici in tre anni, mantenendo sempre la stessa posizione. Inoltre, tramite volontariato, collaboro a piccoli eventi culturali o di solidarietà>.

Cosa ti manca di Fano?

<L’affetto di chi mi conosce da sempre, di chi mi ha visto crescere. Le persone con cui basta uno sguardo per intendersi. Famiglia ed amici. Oltre a questo, il mare e le colline. Il cibo, tutto. La campagna. E l’Alma Juventus di calcio a cinque>.

Hai trovato delle difficoltà iniziali di inserimento?

<Avevo qua degli amici sia italiani che tedeschi quando mi sono trasferito, che mi hanno dato una mano e continuano a farlo. La città poi è abitata da molti nostri connazionali. Imparare il tedesco è una sfida seria che richiede impegno, ma per fortuna la lingua inglese è conosciuta quasi ovunque, soprattutto tra i giovani e negli uffici, ed anche questo aiuta>.

Quante volte all’anno ritorni?

<Cerco sempre di passare del tempo a Fano durante l’estate, ed anche il Natale è un appuntamento fisso. Altrimenti, dei weekend quando riesco, o quando si presenta una occasione. In definitiva, almeno quattro o cinque volte l’anno>.

Come ti trovi da quelle parti?

<Fino ad ora mi sono sempre trovato bene. Berlino è una città che offre tanto e continua a sorprendermi. Questa sensazione mi induce a trattenermi ancora un po’, senza pormi delle scadenze>.

Della Germania c’è qualcosa che porteresti a Fano?

<Per quello che conosco delle Germania direi la serietà, nel bene e nel male. Di Berlino mi piace molto l’apertura mentale delle persone>.

Ad un berlinese quali luoghi consiglieresti di visitare nella nostra città?

<La varietà di Fano, e più in generale delle Marche, è fantastica. Qui non hanno né mare né collina, quindi sarebbe un passaggio obbligato. Senza dimenticare ovviamente il nostro centro storico, che è un gioiellino>.

Quali sono invece i tuoi luoghi preferiti là?

<Vivo a cavallo di due quartieri che mi affascinano particolarmente: Kreuzberg e Neukölln. Sono popolati da turchi ed arabi, ma si sentono lingue da tutto il mondo. Sono i giovani che si sono spostati a Berlino dalla caduta del muro in avanti, e questo rende l’atmosfera vibrante. Il vecchio aeroporto di Tempelhof è ora un parco per la città che offre uno spettacolo di persone incredibile, in una cornice suggestiva. E poi ci sono i parchi, tanti e fantastici, dove ci si può nascondere lasciando fuori il grigio del cemento della metropoli>.

Lì come avete vissuto l’emergenza Covid-19?

<Qua siamo stati più fortunati in termini di contagio e di conseguenza anche di restrizioni. Non siamo mai stati costretti a rimanere a casa. Abbiamo però dovuto rispettare norme di distanza e di raggruppamento, ed i locali di qualunque tipo hanno chiuso per un periodo>.

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