DA FANO A GANDIA… AMICI SENZA FRONTIERE…

Secondo i dati a disposizione dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono oltre 3 mila i fanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Per i più il legame con la terra natia è però rimasto forte, quasi indissolubile, al punto da spingerli a tornare appena gli è possibile anche se solo per qualche giorno. Coi loro appassionati racconti su Fano sono per altro i primi perfetti testimonial della nostra città, ma allo stesso tempo svolgono pure il prezioso ruolo di guide o comunque di riferimento per quanti si recano là dove essi hanno scelto di trasferirsi. Sono, insomma, Amici Senza Frontiere a tutti gli effetti. Di qui l’idea della nostra Associazione (e grazie al sostegno di Naver Montaggi di Carmelo Cogliandro) di dedicargli questo spazio, per sentirci ancor più vicini nonostante le distanze e magari scoprire altri interessanti punti di vista. In questa venticinquesima puntata abbiamo il piacere di ospitare Mauro Tallevi, che dal 1973 vive a Gandia in Spagna. A febbraio di quest’anno è stato riconosciuto dal sindaco massimo Seri “ambasciatore della fanesitudine in terra valenciana e protagonista instancabile del gemellaggio con
Gandia”.

Ciao Mauro, cosa ti ha spinto a lasciare Fano?

<La prima volta che ho lasciato la mia Fano in realtà è stata a 13 anni, quando io e mia madre raggiungemmo mio padre che ci aveva preceduto trovando occupazione in un cantiere di Créteil nei pressi di Parigi. Proprio nelle scuole parigine proseguii il mio percorso scolastico, trasferendomi poi con la mia famiglia dalla periferia alla capitale>.

Perché poi finisti per spostarti a Gandia?

<A Parigi conobbi una ragazza spagnola, originaria della zona di Alicante. Ci innamorammo e ci sposammo che io avevo 21 anni, facendo subito due figlie. Ad un certo momento lei cominciò a manifestare in maniera sempre più pressante il desiderio di tornare nel suo paesino natale, ed io la accontentai nonostante mi fossi integrato alla grande nella “Ville Lumière”. Ma non andammo proprio lì, perché era davvero un villaggio con poche anime. Nelle vicinanze però ci sono Denia e Gandia, nelle quali feci un sopralluogo prima di decidere. Scelsi Gandia perché aveva più attrazioni, tanto da essere chiamata la “piccola Valencia”. Avevo 28 anni anni e ancora oggi, a quasi 75, ci vivo con molto piacere considerandola la mia terza “patria” assieme naturalmente a Fano ed a Parigi. Non ho mai smesso comunque di fare la spola con Fano, anche per questioni lavorative. Nel frattempo ho avuto altre due mogli, oltre ad un figlio, Alì-Gustavo, nato a Gandia e da un po’ stabilmente a Fano>.

Qual è stata la molla per proporre il gemellaggio poi siglato solo di recente?

<L’idea mi venne nel marzo del 1974, vedendo per la prima volta le Fallas: l’associazione col nostro Carnevale fu infatti immediata. Poi però maturò nel 1989, in una delle mie puntuali venute a Fano per la stagione operistica. Mi incontrai con l’allora vice-sindaco Francesco Baldarelli, avendo intenzione di raccogliere del materiale utile per tenere un corso di iniziazione all’opera a Gandia. Parlando con lui mi venne in mente di sfruttare questa mia passione per mettere in connessione le due città, così tornai in Spagna con delle videocassette e degli opuscoli di Fano che mi diede in quell’occasione. Successivamente sono stati approfonditi gli altri punti di contatto, ovvero il nostro Brodetto e la loro Fideuà, una variante della Paella, il nostro Carnevale e le loro Fallas, una festa legata al culto di San Giuseppe per la quale vengono realizzati dei giganti di cartapesta e legno con significati ironici e di satira politica. Ma, su tutti, il legame di sangue sotto le insegne della casata papale dei Borgia, coi figli del Papa Alessandro VI, vale a dire Cesare e Giovanni, fratelli di Lucrezia e rispettivamente vicario perpetuo di Fano e duca di Gandia>.

Dalla Spagna c’è qualcosa che porteresti a Fano?

<Intanto porterei l’uso più diffuso del “tu”, che avvicina maggiormente. Non che in Spagna non ci sia il “lei”, ma è assai meno utilizzato che ne da noi. Poi, a parte la celebratissima Paella valenciana e l’altrettanto gustosa Fideuà di Gandia, anche alcuni modi particolari di cucinare il riso. Hanno inoltre tante varietà di torroni per fine anno, più morbidi dei nostri. Per non parlare degli insaccati ed in primis del Pata Negra (ndr zampa nera), riconosciuto come il prosciutto più buono e caro al mondo, derivato da maiali alimentati esclusivamente a ghianda>.

Quali sono i luoghi che consiglieresti di visitare là?

<La spiaggia di Gandia, super attrezzata e libera, è una lunghissima, profondissima e magnifica distesa di sabbia. In città va invece scoperta la storia dei Borgia, che hanno espresso i papi Callisto III ed Alessandro VI e San Francesco. Da non confondere con quello di Assisi, ed è per questo che si aggiunge Borgia. Un’esperienza assolutamente da vivere è quella del periodo delle Fallas, tra il 15 e 19 marzo, partecipando alle molteplici iniziative in programma ed andando a visitare il moderno Museo Fallero. Anche nei dintorni ci sono altri posti belli ed interessanti, senza dimenticare che la splendida Valencia non è lontana ed è ben collegata>.

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