DA FANO A PANAMA… AMICI SENZA FRONTIERE…

Secondo i dati a disposizione dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono oltre 3 mila i fanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Per i più il legame con la terra natia è però rimasto forte, quasi indissolubile, al punto da spingerli a tornare appena gli è possibile anche se solo per qualche giorno. Coi loro appassionati racconti su Fano sono per altro i primi perfetti testimonial della nostra città, ma allo stesso tempo svolgono pure il prezioso ruolo di guide o comunque di riferimento per quanti si recano là dove essi hanno scelto di trasferirsi. Sono, insomma, Amici Senza Frontiere a tutti gli effetti. Di qui l’idea della nostra Associazione (e grazie al sostegno di Naver Montaggi di Carmelo Cogliandro) di dedicargli questo spazio, per sentirci ancor più vicini nonostante le distanze e magari scoprire altri interessanti punti di vista. In questa sessantaduesima puntata abbiamo il piacere di ospitare Giovanni Berloni, che da giugno di quest’anno vive a Panama.

Ciao Giovanni, come mai ti sei trasferito all’estero e qual è la tua attività?

<Io mi sono laureato in Economia e Commercio all’Università di Ancona nel 1999 e nel febbraio 2000 sono partito per un’esperienza lavorativa a Lussemburgo, dove ho iniziato a fare contabilità applicata ai fondi comuni di investimento. Questo lavoro mi ha aperto un mondo, portandomi a cambiare Paese parecchie volte fino a farmi arrivare appunto a Panama. Il motivo che mi ha spinto a lasciare Fano è stato prevalentemente la volontà di vedere cosa ci fosse fuori dalle “cinte murarie” della nostra bellissima città, entrando in contatto con altre lingue, culture e persone>.

Dove stai di preciso e quali sono le sue particolarità?

<Viviamo a San Carlos, Panama Ovest, sulla costa pacifica. Principalmente siamo venuti in questa piccola comunità per la vicinanza alle scuole delle mie due figlie, perché, dovendo andare in una scuola internazionale di lingua inglese, non parlando loro lo spagnolo, abbiamo notato che fossero tutte in quell’area geografica. Qui, come in ogni cittadina sulla strada Interamericana, la vita è alquanto tranquilla e lenta a differenza di quella della capitale Panama City. Abbiamo scelto di trasferirci qui anche per questo, volevamo cioè rallentare un po’ i ritmi e goderci di più la quotidianità allontanandoci dalla frenesia delle grandi città provenendo da Dubai e Charlotte negli Stati Uniti dopo le parentesi alle Bermuda ed alle Cayman. Io lavoro da remoto, da casa, così posso gestire il mio tempo e partecipare appieno al ménage familiare>.

Cosa ti manca di Fano?

<Per un motivo o per un altro sono ormai quattro anni che purtroppo non riesco a tornare con la famiglia a Fano, mentre prima rientravo sempre per vedere i miei genitori, i nonni e gli amici di una vita. Questi rapporti ovviamente mi mancano, come pure le passeggiante per il Corso specialmente d’inverno>.

Hai avuto problemi di ambientamento e se sì quali?

<Dopo più di vent’anni in giro per il mondo, non abbiamo avuto alcun problema di adattamento. Diciamo che si seguono tutti gli step necessari per entrare in una realtà nuova, a partire dal rilascio del permesso di soggiorno e proseguendo col reperimento di un alloggio, l’acquisto di un’auto e così via. L’unica problematica che al momento ancora non ho risolto è la lingua, perché nessuno o comunque pochi parlano inglese ed io sono piuttosto indietro con l’apprendimento dello spagnolo>.

C’è qualcosa che porteresti da Panama?

<Il “mañana approach”, vale a dire: fallo domani anche se lo potresti farlo oggi. So che può essere snervante a volte, ma alla fine ci si abitua anche a quello ed è ciò che cercavo a Panama. E poi la tantissima frutta fresca che si trova anche lungo la strada, come ananas, mango, passion fruit ed avocado. Di quest’ultimo ho anche scoperto che ne hanno uno diverso da quello che normalmente siamo abituati a vedere, ovvero sempre verde dentro con una buccia liscia però>.

Quali posti di Fano pensi possano affascinare un panamense?

<Sicuramente il nostro bellissimo centro storico, dalle mura romane e medievali all’Arco d’Augusto, passando per il Corso, fino a Piazza XX Settembre. Qui di storia ce n’è davvero poca, se non nei siti caratteristici di Panama City. Il Paese è in pieno sviluppo, ma rimane uno dei più stabili dell’America Latina>.

Quali sono invece i tuoi luoghi preferiti là?

<Siamo arrivati da pochi mesi e, per ora, tutti i nostri momenti liberi sono stati assorbiti da quello che bisogna fare quando approdi in un Paese straniero. Comunque, a parte il Canale di Panama, opera ingegneristica strepitosa solo a vederla, è mia intenzione andare a visitare Casco Viejo e Panama Vieja. Il primo è un quartiere sul mare che assomiglia a Cuba, con questi edifici colorati, chiese in stile sudamericano e piccoli vicoli che trasudano storia solo a guardarli. Il secondo invece fu l’insediamento originario dei vari colonizzatori, ed è suggestivo perché ci sono ancora rovine e reperti archeologici dell’epoca>.

Che piatti tipici locali faresti provare ad un fanese?

<La cucina panamense è molto semplice, si basa essenzialmente su riso e fagioli, ovviamente pesce, fritto la maggior parte delle volte, tortilla di mais, yucca fritta. Non disdegnano però nemmeno la carne d’oca, ed in particolare un piatto chiamato Sancocho Panameño. Va anche la lingua di mucca lessa, ma penso proprio che quella non la mangerò! (ndr risata)>.

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