DA FANO A PRAGA… AMICI SENZA FRONTIERE…

Secondo i dati a disposizione dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono oltre 3 mila i fanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Per i più il legame con la terra natia è però rimasto forte, quasi indissolubile, al punto da spingerli a tornare appena gli è possibile anche se solo per qualche giorno. Coi loro appassionati racconti su Fano sono per altro i primi perfetti testimonial della nostra città, ma allo stesso tempo svolgono pure il prezioso ruolo di guide o comunque di riferimento per quanti si recano là dove essi hanno scelto di trasferirsi. Raggiunti in vacanza, o per motivi di lavoro. Da parenti, amici di vecchia data, o sconosciuti concittadini. Sono, insomma, Amici Senza Frontiere a tutti gli effetti. Di qui l’idea della nostra Associazione (e grazie al sostegno di Naver Montaggi di Carmelo Cogliandro) di dedicargli questo spazio, per sentirci ancor più vicini nonostante le distanze e magari scoprire altri interessanti punti di vista. Stavolta abbiamo il piacere di ospitare Ferrante Rovinelli, che ha fatto di Praga la sua seconda casa con grandi gratificazioni professionali.

Ciao Ferrante, da quanto vivi là e quale molla ti ha spinto?

«Andai a Praga per la prima volta in vacanza nel 1993, invitato da Augusto Pagliardini. Lui, fanese come me, aveva avviato lì il proprio business sin da metà degli anni ’80. Era stato un pioniere, aprendo delle profumerie e commerciando prodotti tricologici. Mi innamorai della città e delle sue opportunità, così quando mi propose di collaborare non esitai ad accettare. Dal ’95 mi sono poi trasferito in pianta stabile».

Qual è la tua attività?

«Devo riavvolgere un attimo il nastro. A Fano conoscevo Davide Mattioli (qui insieme in un vecchio concerto), più giovane di me ma del mio stesso quartiere. Un giorno mi disse che sarebbe voluto venire a Praga e mi chiese un parere. Gli risposi che forse non era il momento giusto, ma lui insistette. Ed ebbe ragione, perché dopo qualche vicissitudine riuscì ad imporsi. Mi coinvolse così in un suo progetto, anche se io avevo fatto da ragazzo giusto dell’heavy metal con degli amici. Gli feci in sostanza da produttore, formammo un gruppo col celebre cantautore ceco Michal David e la cantante cagliese Chiara Grilli. Col trio “DAMICHI” spopolammo, con sold out per i nostri concerti in tutta la Repubblica Ceca. Nel 2010 all’O2 Arena di Praga, un’imponente struttura al coperto per hockey ed eventi di vario tipo, ci esibimmo davanti ad oltre 17 mila persone. Con noi sul palco salì anche Drupi, che è venuto pure nel mio locale. Sì perché dal 2007 gestisco il “Ristorante Adriatico – Fano”, che ho rilevato da un imprenditore che mi chiamò per l’inaugurazione e di cui Davide è stato mio socio per 4 anni. Un vero e proprio ritrovo per gli artisti italiani in tournee in zona e per le star locali, tant’è che oltre a Drupi ci sono stati Amedeo Minghi, Cristiano Malgioglio, Valerio Liboni, I Nuovi Angeli e una stella del calcio del calibro di Pavel Nedved. Nel frattempo avevo cominciato a far pure piano bar in italiano, per primo a Praga, ed ero richiestissimo. Conobbi anche quella che è ancora mia moglie, mentre Davide si stava trasferendo a sud ovest del Paese con la sua compagna ed era sempre più complicato lavorare insieme. Avendo una famiglia non potevo più pensare di vivere come un vampiro, con 4-5 serate a settimana fuori casa. Per questo decisi di dedicarmi maggiormente al Ristorante, riducendo gli impegni musicali. Per me comunque non era una novità la ristorazione, avendo avuto il “Vecchio Doc” a Fano con mio fratello Mauro e mio cugino Marco. Un’esperienza che ci diede grosse soddisfazioni e che mi è indubbiamente servita qui. Sono molto contento di come va, però a me e Davide è tornata voglia di far qualcosa insieme e ci stiamo organizzando».

Come ti trovi da quelle parti?

«Mi trovo bene, mi sono ambientato in fretta. Da autodidatta ho imparato la lingua, comprando un libro di grammatica e arricchendo il mio lessico con un metodo semplice ma efficace. Scrivevo 5 nuove parole al giorno in un foglietto di carta che tenevo in tasca, dopodiché quando una mi entrava in testa la depennavo. Qui i servizi funzionano alla grande, vedi sanità, istruzione, trasporto pubblico, anche se le tasse sono assai più basse che in Italia. La gente è rispettosa, non tira nemmeno cicche in terra, è ordinata nelle file ed ha una compostezza invidiabile, riescono a dirsi le peggior cose senza agitarsi e con un filo di voce. L’altra faccia della medaglia però è che sono musoni, decisamente poco empatici».

Ad un praghese quali luoghi consiglieresti di visitare nella nostra città?

«I tanti amici cechi ai quali ho suggerito di farsi una vacanza da noi sono rientrati entusiasti da Fano. Di solito gli consiglio anche di andare alla Gola del Furlo, perché loro amano molto la natura. Quanto al cibo, preferendo la carne, sono più attirati dai baracchini dei nostri porchettari che da una rustita de pesc».

Quali sono invece i tuoi preferiti là?

«Vicino a dove abito c’è una zona chiamata Prokopské údolí, una riserva naturale che fa da cornice al corso del fiume. E’ uno spettacolo attraversarla in bicicletta, tra gole e boschi. Ci si passeggia o corre volendo, in totale sicurezza».

Cosa ti manca di Fano?

«La famiglia, gli amici, la città. Per fortuna riesco a tornare almeno un paio di volte all’anno, ma non nascondo di aver in testa di rientrare proprio, prima o poi. Intanto ricevo spesso anche visite di amici e conoscenti, e, quando mi si presenta qualche faccia famigliare alla porta del Ristorante, per me è una gioia. Il problema è nel momento in cui ripartono, che me vien da piagna!».

 

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