DA FANO A TAKAYAMA… AMICI SENZA FRONTIERE…

Secondo i dati a disposizione dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono oltre 3 mila i fanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Per i più il legame con la terra natia è però rimasto forte, quasi indissolubile, al punto da spingerli a tornare appena gli è possibile anche se solo per qualche giorno. Coi loro appassionati racconti su Fano sono per altro i primi perfetti testimonial della nostra città, ma allo stesso tempo svolgono pure il prezioso ruolo di guide o comunque di riferimento per quanti si recano là dove essi hanno scelto di trasferirsi. Sono, insomma, Amici Senza Frontiere a tutti gli effetti. Di qui l’idea della nostra Associazione (e grazie al sostegno di Naver Montaggi di Carmelo Cogliandro) di dedicargli questo spazio, per sentirci ancor più vicini nonostante le distanze e magari scoprire altri interessanti punti di vista. In questa sedicesima puntata abbiamo il piacere di ospitare Luca Facchini, accasatosi nella città giapponese di Takayama a circa 300 km da Tokyo.

Ciao Luca, quale molla ti ha spinto a finire sino in Giappone?

<Non avevo mai messo piede fuori dall’Italia, ed all’improvviso sentii una forte esigenza di vedere cosa c’era fuori. Perché proprio il Giappone vi chiederete… Per un’innata propensione verso quello che considero uno dei Paesi più esotici del pianeta. Anche se in maniera discontinua vivo là dal 2008, mentre dal 2017 sto stabilmente a Takayama>.

Qual è la tua professione?

<La mia professione da 30 anni a questa parte è quella di artista (www.lucafacchinistudio.com), cimentandomi nelle più svariate forme creative. Parlando inoltre italiano, inglese e giapponese, svolgo anche l’attività di guida locale (www.amicodelsolevante.com) organizzando tour alla scoperta di Takayama e dintorni>.

Cosa ti manca di Fano?

<Di Fano mi manca parecchio il mare, il pesce, ma prima di tutto la mia famiglia>.

Come ti trovi nel cosiddetto Sol Levante?

<Mi trovo molto bene, anche perché il Giappone di per sé è un Paese che ha tanto da offrire>.

Quali sono le più significative differenze di stile di vita?

<Il giapponese per farla semplice direi che è un po’ “bastian contrario”, nel senso che fa le cose all’opposto di noi europei. Basta vedere come contano con le dita, partendo dal mignolo. Guidano al contrario rispetto a noi, come gli inglesi. È un popolo che non finisce mai di stupirmi. Ci sono tanti contrasti ed almeno una decina di tipologie di giapponesi, ma di fondo c’è una società che cerca di sforzarsi con diligenza a virtù come l’ordine, il rispetto e la bellezza. Le tradizioni resistono, però ultimamente anche in Giappone un po’ alla volta si comincia a sentire una sempre maggiore influenza da parte del resto del mondo. Spero, comunque, che continuino a portare avanti anche la loro filosofia di vita>.

Inizialmente quali sono state le maggiori difficoltà di ambientamento?

<In realtà all’inizio l’ostacolo più grande è stato la comprensione di quella che per me è per altro una delle più affascinanti lingue, ovvero il giapponese. Il resto è stato soltanto una bellissima serie di scoperte culturali, sociali, per non parlare che qui ho avuto la fortuna di incontrare anche l’amore della mia vita>.

Del Giappone c’è qualcosa che porteresti a Fano?

<Del Giappone introdurrei non solo a Fano, ma anche nel resto del mondo, l’efficienza dei loro servizi per il pubblico. Penso ai trasporti, alla pulizia delle città, alle spedizioni e consegne postali e corriere. Porterei inoltre la determinazione con la quale difendono e salvaguardano i loro ambiti lavorativi in generale, applicandola in tutti i settori del nostro prezioso “made in Italy”. Infine diffonderei l’abitudine di togliersi le scarpe prima di entrare in casa, alla base della quale c’è la considerazione che hanno i giapponesi di quello che sta all’esterno>.

Ad un giapponese quali luoghi faresti visitare nella nostra città?

<La città di Fano è un nucleo urbano che pullula di storia e cultura, sin dalla più remota antichità. Ad un giapponese farei fare un tour cominciando in mattinata con lo studio delle influenze greco-romane, tramite la visita alle nostre due bellissime biblioteche. Nella nostra meravigliosa Fanum Fortunae proporrei però anche semplici camminate nel centro storico, fino alla vista dell’affascinante Fano sotterranea. Mostrerei l’interno del nostro splendido Teatro della Fortuna, parlerei del Torelli, del “Violino e la Selce” e di Dario Fo. Entrandovi dal mercato del pesce di prima mattina, questo volutamente per evitare la visione dell’orribile campanile (ma forse preso da altro non si accorgerebbe neppure, chissà). Inoltre passando per la Fondazione Carifano lo porterei nel Palazzo Malatestiano, introducendogli il Signore di Fano Pandolfo Malatesta, i magnifici quadri presenti nell’edificio ed il mosaico romano della pantera esposto nel Museo Civico. A fine giornata, dopo aver fatto le escursioni di tipo storicoculturale in centro, mentre il sole caldo dell’estate comincia a cambiare le tonalità della città, gli proporrei un gustoso aperitivo all’italiana magari in piazza XX Settembre, o lì nei pressi o nel vicino lungomare. E per chiudere in bellezza non mancherebbe un po’ di relax nel mio atelier, al suono della buona musica in luce soffusa rimanendo per ore a parlare della bellezza delle nostre terre>.

Dalle tue esperienze fuori che insegnamento hai tratto?

<Ho imparato che non bisogna mai smettere di sognare e soprattutto di fare in modo di realizzare i propri sogni. Una delle persone più importanti della mia vita mi ha insegnato che “volere è potere”>.

Potrebbero interessarti anche...