DA FANO A TORONTO… AMICI SENZA FRONTIERE…

Secondo i dati a disposizione dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono oltre 3 mila i fanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Per i più il legame con la terra natia è però rimasto forte, quasi indissolubile, al punto da spingerli a tornare appena gli è possibile anche se solo per qualche giorno. Coi loro appassionati racconti su Fano sono per altro i primi perfetti testimonial della nostra città, ma allo stesso tempo svolgono pure il prezioso ruolo di guide o comunque di riferimento per quanti si recano là dove essi hanno scelto di trasferirsi. Raggiunti in vacanza, o per motivi di lavoro. Da parenti, amici di vecchia data, o sconosciuti concittadini. Sono, insomma, Amici Senza Frontiere a tutti gli effetti. Di qui l’idea della nostra Associazione (e grazie al sostegno di Naver Montaggi di Carmelo Cogliandro) di dedicargli questo spazio, per sentirci ancor più vicini nonostante le distanze e magari scoprire altri interessanti punti di vista. Stavolta abbiamo il piacere di ospitare Nicola Lacetera, che ha fatto di Toronto la sua seconda casa affermandosi professionalmente.

Ciao Nicola, da quanto vivi là e quale molla ti ha spinto?

«Verso la fine dell’Università ho maturato una passione per la ricerca scientifica e l’insegnamento, anche grazie all’incoraggiamento dei miei professori. Per questo ho fatto domanda per programmi di dottorato negli Stati Uniti, in realtà senza grandi aspettative di successo. Sono stato però abbastanza fortunato da ricevere due offerte con borsa di studio, una dalla University of Pennsylvania a Philadelphia e l’altra dal Massachusetts Institute of Technology a Boston. Ho optato per il MIT, dove nel 2001 ho cominciato il dottorato in Economia e Management. Nel 2006, una volta terminato, ho avuto poi l’opportunità di insegnare Economia alla Case Western Reserve University a Cleveland. Lì mi sono fermato fino al 2010, quando cioè si è presentata l’occasione di occupare la cattedra di Economia e Management alla University of Toronto».

Come ti ci trovi?

«A Toronto io, mia moglie e le nostre due bambine ci troviamo bene. E’ una città molto grande e multietnica, ma anche molto vivibile. Il Canada, in generale, è un Paese accogliente ed inclusivo. E, aspetto non meno importante, promuove il merito ed il lavoro».

Quali sono state le maggiori difficoltà iniziali?

«Le difficoltà iniziali riguardano soprattutto le relazioni interpersonali. La grande diversità di origine e storie è bellissima, ma implica che le regole non scritte di comportamento, le aspettative reciproche, o anche il senso dell’umorismo, non siano uguali per tutti e condivisi».

Cosa ti manca di Fano?

«Beh, soprattutto la famiglia e gli affetti. La distanza dai tuoi cari è il vero prezzo da pagare quando si vive all’altro capo dell’oceano».

Ad un canadese quali luoghi consiglieresti di visitare nella nostra città?

«Consiglierei di visitare la Fano Romana, compresa quella sotterranea. I nordamericani hanno una storia molto più recente della nostra e sono molto affascinati da tutto quanto riporti ad epoche così lontane nel tempo, un patrimonio inestimabile che noi europei spesso diamo per scontato. Gli consiglierei poi di andare al porto in fondo a uno dei moli, a godersi la vista del mare, dei pescherecci e delle colline al tramonto».

Quali sono invece i tuoi posti preferiti a Toronto?

«Mi piace parecchio andare sulla riva del Lago Ontario in inverno, quando la spiaggia è coperta di neve e l’acqua comincia a congelarsi per il grande freddo. Sembra che tutto si fermi e c’è’ una quiete incredibile, con fantastici colori e riflessi. Un’altra piacevolissima esperienza è addentrarsi nei vari quartieri etnici, come Korea Town, China Town, Little India o Little Italy».

Cosa porteresti dal Canada a Fano?

«Direi senza dubbio il rispetto per la cosa pubblica, oltre che la cultura di apertura, accoglienza e inclusione».

Quante volte ritorni?

«Veniamo a Fano in estate così le bambine si godono i nonni e il mare, approfittando del fatto che in quel periodo io posso lavorare anche da lì. Cerco però anche di fare una scappata veloce o di vedermi coi miei familiari a metà strada, quando mi capita di volare in Italia o comunque in Europa per dare seminari o partecipare a conferenze».

Ti capita di incontrare altri fanesi che risiedono lì o di ricevere visite dall’Italia?

«Altri fanesi che vivono a Toronto non ne conosciamo, però qui è pieno di italiani e ne abbiamo svariati tra le nostre amicizie. Di visite invece da Fano ne riceviamo e ci fanno sempre immensamente contenti, che si tratti di amici di vecchia data o parenti. Ti fanno respirare aria di casa, una gran bella sensazione».

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