Da Primo Ciarlantini, a proposito della inaugurazione di sabato 18

In questo periodo del post-covid un po’ sonnacchioso e incerto le comunità cristiane fanesi cominciano appena ad organizzare il cosiddetto “anno pastorale”. Personalmente stimo molto il nostro Stato nel suo sforzo condiviso e anche pesante di arrivare a gestire al meglio la scuola per tutti i cittadini di domani. E questo pur in mezzo a difficoltà e anche diversità di posizioni e opinioni. Purtroppo, anche se ovviamente non si può conoscere l’impegno di ogni singola comunità, non mi pare che la Chiesa Cattolica stia perseguendo lo stesso impegno in vista di una formazione personale e ideale così essenziale per tutti perché non si arrivi a perdere la prassi e anche il mondo di principi e convinzioni della fede cristiana, nonché il rapporto sia con il divino che con gli altri. Per ora lo spettacolo offerto da quel caposaldo che è la celebrazione domenicale è quasi ovunque desolante.

         Ora siamo, su iniziativa di papa Francesco, in un periodo di rinnovamento totale e impegnativo, che va sotto il nome di “sinodalità”: il suo desiderio e impegno è che  tutti, proprio tutti i credenti siano coinvolti in rapporti di amicizia, di servizio, di condivisione, tra loro e con tutti gli “altri”, perché Gesù Cristo sia il centro dell’esistenza di credenti e non credenti. Grandi progetti, ma, almeno a Fano, languisce quasi tutto: catechesi, gruppi giovanili, gruppi di famiglie, servizi Caritas, ecc.. C’è qualcosa, per carità, ma una società che pulsi di presenza cristiana non può essere nutrita solo da “qualcosa”.

         In questo contesto, e vengo al motivo immediato del mio scrivere, la parrocchia del Porto di Fano brilla per la sua totale assenza di qualunque forma di vita comunitaria (comprese le forme obbligatorie richieste anche recentemente dal vescovo), eccetto il rito di celebrazioni in chiesa, eseguito con scrupolo dai padri agostiniani. Sabato pomeriggio c’è stata l’inaugurazione del nuovo complesso dedicato ai nostri pescatori, in viale Mediterraneo, davanti al mare. C’erano tutti, dal vescovo al prefetto, dal sindaco alle autorità civili e militari. Ma quando si è trattato di una benedizione gli organizzatori hanno dovuto chiedere un “piacere” ad un frate di san Paterniano per poter fare un minuto di raccoglimento. Dei pastori del territorio, chiamati ad avere un rapporto importante anche con la marineria, i frati agostiniani del Porto, nemmeno l’ombra.. Pare stessero tutti male. Ma nemmeno un laico a nome del parrocchia.. Niente.

         E’ ora che qualcuno parli? E’ ora che rispettiamo i diritti non solo di donne e bambini ma anche dei credenti? E’ ora che le parole del Papa e della Chiesa sulla “Chiesa in uscita” non siano solo venti che passano sul mare e si disperdono?

         Chiamiamo a raccolta gli uomini e le donne di buona volontà e costruiamo il Cristianesimo del terzo millennio anche a Fano. Oppure fra qualche anno non si saprà nemmeno che c’è stata una presenza cattolica su questo territorio!

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