FANESI ALL’ESTERO AL TEMPO DELLA PANDEMIA parte 3

Ecco come stanno vivendo questo periodo destinato a passare alla storia i fanesi che vivono all’estero, chi più chi meno condizionati dagli effetti della pandemia da Covid-19.

Nicola Lacetera – Toronto (Canada)

<Qui ci sono stati alcuni casi, per altro pochi, ai primi di febbraio, ma le prime “trasmissioni di comunità” sono arrivate verso la fine del mese. Forse con qualche esitazione iniziale, però comunque in una situazione assolutamente sotto controllo, le diverse province e il governo federale hanno introdotto diverse restrizioni. La chiusura delle scuole, in principio stabilita fino ai primi di aprile, è stata poi estesa sino ai primi di maggio e giusto qualche giorno fa spostata al 31 maggio. Non credo, tuttavia, che riapriranno prima di settembre. Intanto gli istituti si sono organizzati con una combinazione di lezioni da remoto sia in diretta che in differita, ovvero con video che i docenti caricano su varie piattaforme e gli studenti le possono guardare quando vogliono. In Ontario hanno a tal proposito varato un piano per fornire 50 mila tra computer e tablet a famiglie che non ne hanno, in modo tale che tutti possano tenersi al pari con lo studio. Molti esercizi commerciali sono chiusi. Le misure di isolamento sono meno restrittive che in Italia, si può infatti uscire anche senza motivazioni speciali, purché lo si faccia individualmente o solo con pochi membri della famiglia che vivano nella stessa casa. Sono stati chiusi i parchi giochi, ma non quelli dove di solito si va per correre, camminare o portare i cani. Sono previste multe per assembramenti o semplici capannelli, però la gente è ligia al rispetto delle regole. Quest’anno non si potrà nemmeno assistere ad uno spettacolo che tradizionalmente attira migliaia di persone ad High Park, dove sbocciano dei meravigliosi ciliegi giapponesi. Per evitare qualsiasi tipo di problema, la municipalità ha di fatto chiuso quello che è il più grande parco cittadino. I decessi comunque sono stati decisamente più contenuti che altrove e molti di essi sono avvenuti in strutture per anziani. Una cosa che mi ha colpito positivamente è la buona collaborazione fra differenti livelli di governo, anche tra governanti assai diversi per appartenenza politica e personalità>.

Francesco “Smith” Torregrossa – Zanzibar (Tanzania)

<In Tanzania in totale sono stati registrati 480 casi di Covid-19 con 19 morti. Circa 700 persone hanno già finito la quarantena, quindi i numeri sono abbastanza bassi. Si usano comunque mascherine e fuori da moltissimi negozi, che sono quasi tutti aperti, sono posizionati bidoni di acqua e detergenti per lavarsi le mani ed igienizzarle. Si può uscire perché non esistono limitazioni in questo senso, però questa è la “stagione delle lunghe piogge” e di conseguenza sto parecchio in casa e cucino per figlie e moglie. Il problema è che qui oltre il 30% dell’economia dipende dal turismo, un settore che ovviamente si è fermato completamente non essendo possibile spostarsi da un Paese all’altro se non per improrogabili esigenze lavorative o motivi di salute. Di conseguenza alberghi ed attività turistiche in genere sono chiuse, con grave danno per tutti. Oltre tutto di sovvenzioni statali non se ne parla ed è pure cominciato il Ramadan, sicché le incognite sono tante>.

Lorenzo Pascucci – Florianopolis (Brasile)

<Sinceramente faccio fatica a descrivere un quadro attendibile di quello che sta realmente succedendo in Brasile, in quanto la situazione è tutt’altro che chiara ed i veri numeri dell’epidemia con ogni probabilità ridimensionati dalla macchina della propaganda governativa. Le restrizioni, differenti di città in città, sono quasi zero e in pochi le rispettano. Io seguendo anche quanto sta accadendo in Italia me ne sto buono in casa, avendo la fortuna di poter continuare a lavorare da qui. La mia attività essendo online non ne sta risentendo molto, ma non avendo una visione d’insieme nitida non so quali potranno essere gli sviluppi e questo un po’ di preoccupazioni me le dà>.

 

 

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