FANESI ALL’ESTERO AL TEMPO DELLA PANDEMIA parte 4

Ecco come stanno vivendo questo periodo destinato a passare alla storia i fanesi che vivono all’estero, chi più chi meno condizionati dagli effetti della pandemia da Covid-19.

Luigi Tarini – Shanghai (Cina)

<Io sono rientrato a Shanghai da Fano l’1 marzo e mi sono fatto 15 giorni di quarantena a casa. Sono stato fortunato a non essere confinato in qualche stanza di hotel, come accaduto a tante persone provenienti dall’estero. La Cina penso stia gestendo bene la situazione, anche se all’inizio dell’epidemia ha ricevuto un sacco di critiche. Nelle ultime settimane prima della chiusura dei confini si era organizzata per ricevere ogni volo in arrivo ed uno ad uno i passeggeri venivano identificati, controllati ed infine scortati fino al posto nel quale trascorrere l’isolamento. Leggo, invece, che in Italia a chi rimpatria si richiede di rimanere volontariamente in quarantena nella propria abitazione. Oggi qui la vita è tornata quasi alla normalità; il traffico è di nuovo quello terribile di prima, ma nei ristoranti non si vede ancora il pienone. Bisogna dire comunque che già da qualche anno c’era l’usanza del take away, in cinese 打包 “da bao”, per cui per loro non è stato un grosso problema nei mesi precedenti rinunciare ad andare a mangiare fuori. Riaprono le discoteche e i KTV (karaoke), mentre sono ancora chiusi i cinema. Inoltre da queste parti va parecchio la pallacanestro tra amici, attività che è ripresa nei campetti di quartiere. Quanto al mio lavoro con Biesse, viaggiando settimanalmente, di problemi ne incontro perché ad esempio devo osservare la quarantena sia prima che dopo un viaggio in città o regioni dove persiste un alto livello di sicurezza come Pechino o la famosa Wuhan. Non tutti i clienti e gli alberghi fanno poi entrare uno straniero, quindi devo accertarmene in anticipo. A parte questi piccoli dettagli, direi che ci stiamo riprendendo. Di sicuro però ci sono e ci saranno delle ripercussioni per tutto l’anno, dovute al legame economico tra la Cina ed il resto del mondo industrializzato. In definitiva ci si sente più sicuri rispetto ad un mese fa e la vita sta scorrendo. La regola è di continuare a portare la mascherina, tuttavia con l’avvento dell’estate e del caldo afoso cinese si incontra molta gente a passeggio che non la indossa>.

Chiara Tobia – Gmunden (Austria)

<Dove vivo io, in una località turistica sul lago più piccola di Fano, in Alta Austria tra Linz e Salisburgo, giusto per intenderci, i contagi sono stati pochissimi ed i morti lo stesso. Basti dire, comunque, che nell’intero Paese si parla di circa 15 mila casi e 600 decessi. La situazione non è quindi mai stata preoccupante come in Italia o in altri Stati, tant’è che anche nella quotidianità non si è mai avvertito allarmismo nella popolazione che in realtà si è indispettita per delle limitazioni ritenute ingiustificate dato che anche qui ci è stato chiesto di uscire solamente per necessità e la maggior parte delle attività sono state inizialmente fermate. La gente anche nella prima settimana di pandemia non si è scomposta, non ha fatto code ai supermercati né ha badato al distanziamento e sono continuati fino ad oggi ad arrivare turisti da altre regioni. Per il resto adesso si porta la mascherina, essendo obbligatoria, ma ci si limita a questo. I negozi di generi essenziali sono rimasti sempre in servizio, mentre da metà aprile hanno riaperto gli altri di superficie inferiore ai 400 metri e dal 2 maggio i restanti compresi i parrucchieri. Le scuole sono ricominciate, osservando dei turni. Lo sport si è sempre potuto praticare, io per sicurezza vado però dove non c’è nessuno. Sto molto attenta anche al lavoro, cosa che fa sì che i miei colleghi mi prendano in giro dandomi della esagerata>.

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