FONDAZIONE MARCHE CULTURA, NEVE E SANGUE INIZIATE LE RIPRESE DEL FILM

Sono iniziate le riprese nelle Marche del film “Neve e sangue” del regista marchigiano Giorgio Cingolani, prodotto da Arbash con il sostegno della Regione Marche attraverso il Bando Filiera Cineaudiovisiva – Fondi POR FESR 2014-2020, e di Marche Film Commission – Fondazione Marche Cultura.
Il film sarà girato sui Monti Sibillini nelle zone colpite dal sisma, tra Visso, Ussita e Castel Sant’Angelo sul Nera, con una troupe per la maggior parte marchigiana così come gli attori.
Basata su una storia vera, l’opera affronta il tema del terremoto, della mancata ricostruzione, ma racconta anche la caparbia resistenza di chi è rimasto in queste zone.

Il film si basa su una storia vera, riportata dalle cronache dei giornali ed affronta sia il tema del terremoto e della mancata ricostruzione, che costringe ancora oggi la gente a vivere nelle casette prefabbricate, mentre i paesi sono avvolti dalle macerie, che quello dello spopolamento delle montagne, che rischiano di desertificare, sia fisicamente che culturalmente, interi territori del nostro paese.

Il regista, che è anche un antropologo che vive su quei territori, vuole raccontare la solitudine, ma anche la caparbia resistenza, di Giuseppe e Sofia, un vecchio allevatore e una giovane donna, che si ostinano a rimanere tra le montagne dove sono nati, per non perdere la speranza e dare un senso alle proprie vite.

SINOSSI

In un paese dei monti Sibillini semidistrutto dal terremoto, Giuseppe, si ostina a vivere nella sua vecchia casa, nonostante il sisma abbia ucciso la moglie e provocato gravi danni alla stalla e alla sua proprietà.
Chiuso in sé stesso, prigioniero della sua solitudine, Giuseppe ha un’unica amica, Sofia, una giovane donna che come lui ha scelto di rimanere sulle montagne dove è nata, come gesto anticonformista di resistenza.

Siamo in inverno, e la neve caduta in abbondanza, copre le cime dei monti, i boschi e le casette SAE dove ancora oggi vive la gente, tra le macerie del terremoto.
Una mattina, durante una battuta di caccia nel bosco, Giuseppe trova Amadou, un ragazzo ivoriano, ferito e mal ridotto che lavorava in nero in uno dei cantieri “della ricostruzione” alla mercé dei “caporali”.

Lo porta a casa sua, e lo cura, insieme a Sofia e al suo fidanzato Andrea (un giovane medico che ha scelto anche lui di rimanere sulle “sue” montagne).

Andrea e Sofia decidono di indagare sulle malefatte dei “caporali” e così scoprono che l’Ingegnere del cantiere, vuole mettere in atto una speculazione edilizia che prevede la costruzione di un Resort di lusso, mentre Giuseppe continua a occuparsi del ragazzo, in attesa che guarisca.

Arriva così il 20 gennaio, giorno in cui si celebra la festa di San Sebastiano. Durante il giorno di festa, l’ingegnere presenta alla comunità locale il mega progetto speculativo del Resort. Ma la gente del posto si ribella e chiede a gran voce che prima vengano ricostruite le loro case.

Ne nasce una rissa, durante la quale, i caporali aggrediscono Sofia e Andrea, e quando i due ragazzi vanno a trovare Giuseppe,

con ancora ben visibili i lividi e le ferite riportate, Amadou, decide di denunciare la situazione di illegalità e di sfruttamento che si vive nel “cantiere”.

Amadou, ormai guarito può inseguire il suo sogno di raggiungere la Francia, dove ha degli amici.
Ma prima di andar via, abbraccia Giuseppe e riconoscente, gli regala il suo gris- gris portafortuna, per lui prezioso, perché gli è stato dato dalla moglie prima di intraprendere il suo pericoloso viaggio verso l’Europa.

Giuseppe, rimasto solo un’altra volta, vaga per la casa vuota in preda alla malinconia, ma qualcosa nel suo intimo è successo, ormai è uscito dal suo isolamento ed è pronto a riprendersi la sua vita.

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