IL PUTEALE DI SANTA MARIA NUOVA

È del 18 maggio scorso la foto apparsa a p. 26 del Corriere Adriatico con l’interno del puteale dei Giardini Leopardi e la didascalia “Hanno gettato bicchieri di plastica, pacchetti di sigarette e cartacce nella vera del pozzo del ’500 nei giardini Leopardi” (nella foto con il puteale dietro la panchina). A tale proposito possiamo richiamare che sin dal 2009 nel volume “La chiesa di Santa Maria Nuova a Fano”, curato da Gianni Volpe e Silvano Bracci, si parlava della provenienza del manufatto dal chiostro di quell’omonimo convento, del suo trasferimento nel cortile del Palazzo Malatestiano nel 1934 ed infine della collocazione nei giardini Leopardi nella primavera 2009 previa rimozione del puteale proveniente da San Paterniano ricollocato nella sua sede originale.

Nessuno però sa che don Silvano Bracci, allora responsabile di Santa Maria Nuova, aveva fatto rilevare agli Amministratori Comunali che quel puteale era diventato cestino di immondizie e nella parte più riservata verso il palazzo Malatestiano anche pubblico orinatoio. Egli chiedeva che al manufatto in pietra, risalente al 1561, fosse riservata la stesa sorte di quello di San Paterniano, cioè tornasse nel chiostro di Santa Maria Nuova oggi tamponato, perché i visitatori potessero ammirarlo dalle vetrate della sala a fianco della chiesa dove, secondo un progetto concordato con gli assessori alla cultura degli anni passati, si pensava di collocare le statue lignee di intagliatori fanesi dei secoli XVII e XVIII e le lapidi commemorative rimosse nel 1958 da padre Francesco Talamonti recuperate anche a pezzi dallo stesso Bracci.

L’appello oggi di Silvano Bracci è rivolto all’amministrazione che, come pubblicava lo scorso 20 maggio Il Resto del Carlino a pag. 14, affermava: “Fano punta sulla cultura”, dato che puteale, lapidi, statue lignee sono documenti storici fanesi da valorizzare nel contesto della chiesa di Santa Maria Nuova quasi a completamento delle opere d’arte più insigni ivi conservate.

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