‘Macchie e Inchiostri’ chiude con Gatti e il suo «Viaggio da infiltrato verso l’Europa»

Domenica 6 marzo appuntamento conclusivo del festival del giornalismo d’inchiesta al Museo del Balì. Il direttore artistico Frigerio: grande riscontro di pubblico per la rassegna

Si chiude la quarta edizione di ‘Macchie e Inchiostri’, festival del giornalismo d’inchiesta organizzato dall’omonima associazione culturale guidata dal presidente e direttore artistico Paolo Frigerio. In occasione dell’appuntamento finale la rassegna, patrocinata dalla Provincia insieme a Regione e Comune di Colli al Metauro, ospiterà il noto giornalista e scrittore Fabrizio Gatti, inviato de ‘L’Espresso’. ‘Bilal: viaggiare, lavorare, morire da clandestini’ è il tema dell’incontro, che riprende il libro di Gatti “Bilal. Il mio viaggio da infiltrato verso l’Europa” (nuova edizione La nave di Teseo), bestseller premiato in tutta Europa e vincitore del Premio letterario internazionale Tiziano Terzani 2008, dello Human Rights Award 2014 e del Premio Ryszard Kapuściński 2021. L’incontro è in programma domenica 6 marzo, alle ore 17, al Museo del Balì di Saltara e Colli al Metauro. Modera Asmae Dachan, giornalista indipendente e scrittrice italosiriana. Presenzierà all’iniziativa il sindaco di Colli al Metauro Pietro Briganti. «Molto positivo il bilancio complessivo della manifestazione», sottolinea il curatore Frigerio. «Un festival intenso e profondo, articolato su tre mesi. Nonostante le difficoltà legate alla quarta ondata della pandemia, gli eventi hanno ottenuto un grande riscontro di pubblico. Svolgendosi nel pieno rispetto delle norme sulla sicurezza: una sfida vinta».

L’INCHIESTA – «Il libro – si legge nella presentazione – è il racconto di un viaggio straordinario e allo stesso tempo un’inchiesta unica al mondo. Per quattro anni Fabrizio Gatti ha cambiato il suo nome in Bilal per trasformarsi in un migrante clandestino e raccontare, in prima persona, il dramma di chi si mette in marcia per conquistare una vita migliore al di qua del Mediterraneo. Con pochi soldi in tasca, un borsone di vestiti leggeri, la colla sulle dita per nascondere le impronte e non essere identificato, Gatti è salito sui camion che attraversano il deserto del Sahara e portano migliaia di migranti sulle coste del Nordafrica. Ha incontrato terroristi di Al-Qaida e scafisti senza scrupoli. Si è infiltrato tra i trafficanti come autista di un boss. È stato recuperato in mare, è sbarcato a Lampedusa. Lo hanno arrestato e ha lavorato nelle campagne del Sud tra i braccianti in condizioni disumane. Durante questo viaggio Fabrizio Gatti ha scoperto le voci dei protagonisti, i nomi dei criminali, le complicità dei governi, gli interessi economici e politici di chi guadagna dal traffico dei nuovi schiavi. E ha raccontato in questo libro la cronaca drammatica, appassionante e reale della più grande avventura umana del terzo millennio».

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