THE JAZZ DEFENDERS: NUOVO ALBUM TRA CLASSICO E MODERNO

I mostri del jazz The Jazz Defenders da Bristol lanciano il loro secondo album “King Phoenix” su Haggis Records, un disco pieno di fusioni hip-hop/jazz, atmosfere cinematografiche, ritmi latini e sapori soul-jazz.

I padrini del jazz di Bristol, The Jazz Defenders, pubblicano il loro secondo album per Haggis Records (etichetta del gruppo funk The Haggis Horns) che si discosta di molto dalla loro pubblicazione di debutto “Scheming” uscita nel 2020. Mentre il primo album era un omaggio allo stile jazz classico di fine anni ’50 e inizio anni ’60, noto come hard bop, questa nuova pubblicazione si sposta in un nuovo territorio con hip-hop, jazz, atmosfere di colonne sonore cinematografiche, ritmi latini e soul-jazz.

L’album è stato anticipato da tre singoli: “The Big Man” / “Love’s Vestige”, “Live Slow” (con il rapper statunitense Herbal T) e “Perfectly Impefect” (con il rapper e attore britannico Doc Brown ). Tutti hanno ricevuto ottimo supporto radiofonico da artisti del calibro di Craig Charles (BBC 6 Music), Helen Mayhew (Jazz FM), Jamie Cullum (BBC Radio 2), Ashley Beedle (Worldwide FM), Colin Curtis (Worldwide FM) e molti altri.

Il suono classico che ha ispirato la band questa volta è quello della seconda metà degli anni ’60 con la fusione di ritmi soul e funk e con assoli ed improvvisazioni jazz. Brani come “Wagger Jaunt” e “Munch” strizzano l’occhio al soul-jazz guidato dall’organo e dal pianoforte di artisti come Ramsey Lewis, Herbie Hancock, Reuben Wilson e Jimmy Smith. Nel frattempo “Saudade” e “Love’s Vestige” presentano ritmi di bossa brasiliani ma con alcune sfumature aggiunte tipiche delle colonne sonore di film.

A proposito di colonne sonore di film, “The Oracle” è un puro omaggio alle classiche composizioni cinematografiche di maestri come John Barry (James Bond / The Ipcress File) o Lalo Schifrin (Mission Impossible / Bullet) fino all’impressionante arrangiamento degli archi, meravigliosamente musicato ed orchestrato dal leader della band George Cooper.

Una grande differenza rispetto all’album precedente arriva soprattutto dalle due tracce hip-hop/jazz, entrambe con MC ospiti; “Live Slow” vede il rapper statunitense Herbal T che benedice il microfono su un numero soul-jazz ritmato mentre “Perfectly Imperfect” presenta l’MC/attore londinese Doc Brown che rappa su un groove hip-hop piacevole e lento in stile anni ’90.

Entrambe le composizioni mostrano l’amore di George Cooper per l’hip-hop boom-bap della vecchia scuola (Cooper suona le tastiere anche con la famosa big band hip-hop britannica Abstract Orchestra). Per gli amanti del jazz classico che hanno apprezzato il primo album ci sono due tracce di puro jazz che uniscono i punti tra quella pubblicazione di debutto e questa seconda, “Twilight” e “From The Ashes” con molti assoli vibranti per l’ascoltatore più esigente.

“King Phoenix”, pubblicato da Haggis Records nei formati LP, CD e digitale, è l’album con cui The Jazz Defenders dichiarano la loro rinascita con nuovo vigore, energia e visione per proporre qualcosa di nuovo sempre con uno sguardo alle glorie musicali del passato.

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