Amianto: è necessario un piano regionale di bonifica Nuova criticità a Pesaro, i cittadini raccolgono 500 firme per una petizione
Il nuovo programma comunitario della Regione Marche deve prevedere una misura specifica a sostegno delle imprese per la rimozione e lo smaltimento dell’eternit
Carrabs: “Richiederò una linea di finanziamento ad hoc nel prossimo Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) 2021/2027. È una crisi ambientale nota, ma ancora di difficile risoluzione e di estrema gravità per la salute pubblica”
“L’importanza ambientale e relativa alla salute pubblica di una corretta procedura di rimozione e smaltimento dell’eternit è questione nota, su cui non dobbiamo mai abbassare la guardia”. Queste le parole di Gianluca Carrabs Amministratore Unico di Svim Agenzia di Sviluppo della Regione Marche. “È notizia di questi giorni – continua Carrabs – della petizione di 500 le firme lanciata dai residenti di Villa San Martino (Pesaro ndr) in riferimento allo smaltimento di eternit sui tetti di alcuni capannoni locati in un’area difronte ad una scuola materna e affianco ad un parco pubblico. Un caso, quella sopra citato, che si ritrova costantemente su tutto il territorio delle Marche e, in maniera particolare, proprio nella provincia di Pesaro Urbino. A Pesaro è sufficiente salire in collina e allungare lo sguardo sulla zona industriale, a due passi da palazzi e villette, per rendersi conto di quanto amianto sia ancora presente in città. In provincia di Pesaro Urbino risultano sui tetti dei capannoni e all’interno degli edifici almeno 50.435.600 chili di amianto compatto. Si tratta del dato più alto della regione e, probabilmente, è anche sottostimato, visto che delle 199.732 schede inviate dall’Arpam alle aziende ed agli enti pubblici per un censimento, solo il 26% ha ufficialmente risposto. Il numero che deve realmente preoccupare, però, è quello riferito all’amianto friabile, che è decisamente più pericoloso. Secondo il report dell’Arpam è presente in 89 scuole e 1 ospedale della regione. Nella provincia di Pesaro Urbino il censimento ne ha individuati 8.660 kg in 1393 siti, di cui solo 17 sono stati bonificati fino al 2006, anche se ora, per fortuna, sono molti di più. A Fano ne sono stati censiti 930, mentre ad Urbino 841.
I problemi e le questioni relative ai corretti metodi di smaltimento sono sempre le stesse e comprendo difficoltà di natura tecnica, giuridica, legale ed economica. Al fine di poter agevolare e velocizzare tutti questi tipi di interventi, quindi, ho deciso di richiedere alla Regione Marche un impegno concreto con la nuova programmazione comunitaria, per prevedere una linea di sostegno economico creando un capitolo di spesa da hoc, a sostegno delle imprese nel prossimo Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR). Una presa di posizione netta per una questione che è universalmente riconosciuta di estrema gravità per la salute pubblica. Come è noto, infatti, la pericolosità degli elementi contenenti in questi materiali una volta rilasciate nell’ambiente producono fibre aerodisperse che possono essere inalate con il rischio tangibile che una parte di queste rimangano nei polmoni per sempre. La respirazione delle fibre può provocare diverse malattie come l’Asbestosi, dove la normale struttura del polmone viene modificata a causa della comparsa di tessuto e conseguente difficoltà respiratoria, disturbi cardiaci e tutta una serie di Cancri e relativi Tumori sia per via respiratoria che per ingerimento attraverso l’acqua contaminata dai siti stessi. Occorre ricordare che non esiste una dose minima di fibre per innescare il processo degenerativo. Trattandosi di una nanopolvere, le fibre, la cui grandezza può variare a seconda del materiale da 0,001 micrometri a 0,5 micrometri ed oltre, possono causare gravissimi danni in maniera del tutto variabile, sia che se ne siano assunte pochissime che molte o a causa di esposizioni brevi o lunghe. “’Un piano regionale di bonifica dell’amianto – conclude Carrabs – oltre ad avere delle ricadute ambientali e di tutela della salute pubblica, attiverebbe un circuito economico virtuoso, che da un lato consentirebbe ai proprietari dei capannoni di ristrutturare i loro immobili, facendo da leva con gli altri incentivi previsti dallo Stato e dall’altro indirettamente sosterebbe il comparto della green economy, creando lavoro per tutte quelle aziende marchigiane che si occupano di bonifica e smaltimento”.