DA FANO A PUERTO VALLARTA… AMICI SENZA FRONTIERE…
Secondo i dati a disposizione dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono oltre 3 mila i fanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Per i più il legame con la terra natia è però rimasto forte, quasi indissolubile, al punto da spingerli a tornare appena gli è possibile anche se solo per qualche giorno. Coi loro appassionati racconti su Fano sono per altro i primi perfetti testimonial della nostra città, ma allo stesso tempo svolgono pure il prezioso ruolo di guide o comunque di riferimento per quanti si recano là dove essi hanno scelto di trasferirsi. Sono, insomma, Amici Senza Frontiere a tutti gli effetti. Di qui l’idea della nostra Associazione (e grazie al sostegno di Naver Montaggi di Carmelo Cogliandro) di dedicargli questo spazio, per sentirci ancor più vicini nonostante le distanze e magari scoprire altri interessanti punti di vista. In questa trentacinquesima puntata abbiamo il piacere di ospitare Enrico Maria Marcaccini, trasferitosi da sette anni nei pressi di Puerto Vallarta in Messico.
Ciao Enrico, quale molla ti ha spinto lontano dall’Italia?
<La leva per decidere di trasferirmi all’estero con mia moglie Emanuela e nostra figlia Elisa – allora dodicenne – è stata essenzialmente la crisi del settore edilizio in cui lavoravo e la conseguente consapevolezza di non avere buone prospettive per l’immediato futuro. Da ciò è nato il desiderio di cambiare vita, ma per realizzare questi tipi di sogni servono una famiglia unita, tanto tempo e attenzione da dedicare alle pratiche per l’immigrazione, un piano di lavoro A ed un piano B ed infine il coraggio, o la pazzia, di infilare tutta la tua esistenza dentro sei valige, chiudere gli occhi, respirare profondamente, stringere forte le mani di tua moglie e tua figlia e con loro partire>.
Dove vivi di preciso?
<Viviamo sull’Oceano Pacifico, vicino a Puerto Vallarta, porto turistico famoso grazie all’amore tra Elizabeth Taylor e Richard Burton e poi sosta della Love Boat nei telefilm degli anni ’70. Qui è estate tutto l’anno, l’inverno è come un luglio fanese e da ottobre a maggio non piove mai, dopodiché da giugno a settembre inizia la stagione delle piogge e degli uragani. La mia preferita, con temporali quotidiani, caldo a 40°, umidità al 90%, acqua del mare a 30° e passaggi di uragani davanti alle coste. La scelta di questo luogo è legata alla nostra predilezione per il mare ed in particolare alla mia passione per il surf: il piano A era infatti quello di importare in Messico una nota marca italiana produttrice di attrezzature da windsurf, sup e surf. In queste zone, in virtù delle belle onde del Pacifico, il surf è popolarissimo ed ospita atleti di livello mondiale>.
Qual è la tua attuale professione?
<Non tutte le ciambelle escono con il buco, così dal piano A siamo passati al B aprendo dapprima una pasticceria-caffetteria convertendola poi in ristorante-trattoria all’italiana. Si chiama Sabrosa Italia, dove sabrosa sta per saporita, gustosa. In meno di due anni siamo diventati il ristorante italiano più rinomato, tanto che Tripadvisor ci pone come uno dei migliori della zona. Nel nostro menu si possono trovare i piatti delle nostre terre: tagliatelle, ravioli, gnocchi, tagliolini, maltagliati con fagioli, lasagna, sughi con salsiccia marchigiana fatta in casa e persino la piadina e l’immancabile moretta fanese! Tutto esce dalle mani d’oro di mia moglie Emanuela… a parte la mia moretta! (ndr risata)>.
Cosa ti manca di Fano?
<Essendo nato e cresciuto a Fano, ho amato ogni aspetto della nostra città e della sua storia, antica e recente, ed è dunque difficile rispondere a questa domanda. La risposta esatta sarebbe: Fano! Quello che manca di più sono gli affetti e le amicizie con le quali hai condiviso una vita, che sono insostituibili e rimangono nel cuore>.
Hai trovato delle difficoltà iniziali di inserimento?
<Pur trovandoci dall’altra parte del mondo, in un paese dell’America latina dove anche il valore stesso della vita ha un diverso significato rispetto ai nostri modelli europei, direi che non abbiamo mai trovato grandi difficoltà. Io ed Emanuela ci siamo adattati presto allo spagnolo ed alle nostre attività; io parlo anche francese ed inglese, dato che il turismo è soprattutto canadese ed USA. Nostra figlia Elisa iniziò in una scuola bilingue e dopo qualche mese parlava già spagnolo e inglese da madrelingua; ora è diciannovenne e vive a Città del Messico, dove ha iniziato Giurisprudenza a 16 anni grazie ad una enorme borsa di studio da una delle Università private migliori del Paese. Lasciarla sola in una delle metropoli più grandi al mondo fu un colpo al cuore, ma oggi siamo orgogliosi di lei e delle opportunità di inserimento che si è creata>.
Da là c’è qualcosa che porteresti a Fano?
<Dire il mare, le palme, le spiagge incontaminate ed il caldo sarebbe facile. Onestamente però porterei quella capacità infinita di reinventarsi dei messicani, la possibilità di costruirsi facilmente una nuova opportunità, resa ancor più semplice da un sistema che favorisce il lavoro: qui prima apri il tuo ristorante e poi chiedi i permessi, le licenze, senza isteriche burocrazie, senza lentezze o capitali da spendere prima di poterli guadagnare. Se vi dicessi con quanti soldi abbiamo aperto la nostra trattoria, non ci credereste. Il tutto in un contesto fiscale umano: la pressione delle tasse è intorno al 30% e, se paghi le tue eque imposte, sei l’ultimo ad essere controllato e non il primo…>.
Ad un messicano quali luoghi consiglieresti di visitare nella nostra città?
<Ai nostri clienti racconto tanto della nostra città. Le pareti sono piene di immagini di Fano che ho stampato su tavolette in legno e la prima cosa che consiglierei sarebbe quella di conoscere il valore della storia e le origini romane, quindi l’Arco di Augusto, la presenza di Vitruvio in una visita sotterranea, passare poi alla parte medievale, visitare la Rocca, la Corte Malatestiana, sino ad arrivare al bellissimo Teatro della Fortuna facendo un giro nel mercato in piazza od in quello del pesce. Non deve mancare un tour alla scoperta della nostra marineria, il porto con i suoi pescherecci e le vongolare che raccontano un’altra storia della nostra città, quella legata al mare. Senza dimenticare le nostre stupende campagne e l’operosità contadina… e potrei continuare all’infinito>.
Quali sono invece i tuoi posti preferiti da quelle parti?
<Senza alcun dubbio le tante spiagge deserte piene di palme, che ho sognato per una vita e dalle quali in inverno puoi ammirare i salti felici delle balene durante i loro corteggiamenti al largo, e soprattutto la mia tavola da surf, sotto la quale spesso vedo passare una tartaruga marina emozionandomi ogni volta come se fosse la prima>.
Com’è oggi la situazione Covid?
<E’ stato un anno terribile, in cui peraltro ho perso mia mamma a Fano a causa di una malattia incurabile senza avere la possibilità di poter tornare ad abbracciarla un’ultima volta. Qui la situazione Covid si è vissuta con molta più normalità per quanto riguarda la quotidianità e, pur essendosi attuate chiusure di tante attività lavorative per lungo tempo, sono poi venute le rapide riaperture. Certo, il turismo è crollato nel cuore della bella stagione ed i danni economici ad attività come la nostra sono stati immensi dato che qui si campa di questo. Oggi si lavora regolarmente e non ci sono restrizioni, salvo l’obbligo delle mascherine in luoghi pubblici, ed il flusso turistico sta riprendendo>.