Caro gas ed energia: panificatori in ginocchio
Le imprese della panificazione, già occupate in una difficile ripresa a seguito della pandemia, si trovano adesso a dover contrastare un aumento fuori controllo dei costi di gas, energia elettrica e materie prime, che costringe i panifici ad aumentare i prezzi del pane o, addirittura, a spegnere i forni.
I primi segnali della crisi economica che investirà l’Italia in autunno sono già abbondantemente arrivati. Alle micro e piccole imprese della panificazione e delle produzioni da forno della nostra provincia stanno arrivando bollette di gas e luce da capogiro, insostenibili per poter produrre beni di prima necessità.
“Vogliamo sollevare un problema grave ed urgente che vede a rischio la sopravvivenza di migliaia di imprese artigiane e dei relativi livelli occupazionali –chi parla è Marcello Angelini, Presidente Associazione Panificatori della Confcommercio – i numeri parlano da soli: con consumi, a giugno 2022 per 6.000 euro che, nel mese di luglio 2022, diventano quasi 11.500 € è facile comprendere che la sopravvivenza delle attività è a rischio. Ci sono panifici che nei primi 6 mesi del 2022 hanno pagato oltre 46.000 euro a fronte di 18.000 euro dei rispettivi 6 mesi del 2021″
“Francamente non so quale sia la soluzione giusta – prosegue Angelini – se sia un tetto europeo al prezzo del gas con un piano energetico che blocchi gli aumenti del costo dell’energia e, quindi, dei beni alimentari primari o un aito economico alle imprese, ma sono certo che se non si agisce tempestivamente, di concerto con Enti Locali e Regione, vedremo sicuramente la chiusura di molte aziende del nostro comparto.”
“Fino a questo momento – conclude amaramente Marcello Angelini – le imprese della panificazione si sono ingegnate, con modifiche alla produzione o sostituendo determinati prodotti, nell’assorbire tutti quegli aumenti già importanti delle materie prime, ammortizzando così gli extra costi senza scaricarli sulla clientela, ma il sistema ora, a causa degli aumenti sconsiderati dell’energia, non è più sostenibile così come purtroppo è anche difficile pensare ad adeguamenti dei listini che si scaricherebbero sul consumatore finale che, in fin dei conti, vive la nostra stessa drammatica situazione con una busta paga diventata notevolmente più leggera”.