Ultima serata Liciniana nella sede della Fondazione Carifano

In margine alla mostra su Osvaldo Licini, attualmente in corso   presso Palazzo Bracci-Pagani in Fano fino al 27 Ottobre, la Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, che ne ha curato l’allestimento, ha previsto una serie di incontri, che potremmo definire un “laboratorio culturale” inteso nel suo significato di “attività di ricerca e di studio”, con lo scopo di approfondire la conoscenza dell’Artista e comprenderne il messaggio. Tali eventi rientrano nel progetto di promozione dell’Arte Contemporanea che da qualche anno la Fondazione Carifano ha adottato, nella convinzione che sia il presupposto per comprendere ed interpretare l’attualità del nostro tempo.

Le prime due “Serate liciniane” si sono svolte a luglio, con l’intervento di Stefano Papetti, curatore della Mostra, su: “La ricerca artistica di Osvaldo Licini” e a settembre con il professor Francesco Sberlati, della Università degli Studi di Bologna, che ha evidenziato le affinità fra le figure di due marchigiani illustri, con una lectio su “Osvaldo Licini e Giacomo Leopardi”.

La terza ed ultima serata si svolgerà sabato 26 ottobre, alle ore 17,30, a Fano, presso la Sala di Rappresentanza della Fondazione Carifano in via Montevecchio 114. L’evento costituisce anche il finissage della Mostra su Osvaldo Licini, inaugurata lo scorso Luglio e protrattasi, con grande consenso di pubblico e critica, fino a fine Ottobre.

Protagonista della serata sarà la dottoressa Daniela Simoni, Direttrice della Casa Museo e Centro Studi “Osvaldo Licini” di Monte Vidon Corrado, la città natale dell’artista, che tratterà il tema: “Le origini dell’Astrazione in Italia. Licini e la Galleria del Milione”.

Nel suo saggio introduttivo al Catalogo delle opere ora in mostra presso Palazzo Bracci-Pagani, Dante Piermattei parla della adesione di Osvaldo Licini al Primordialismo di Franco Ciliberti che “teorizzava la formazione di un movimento di avanguardia trasversale alle correnti artistiche degli anni Trenta, come il “Realismo magico” e il “Futurismo”, con i quali confrontarsi, ma allo stesso tempo distinguersi in particolare nella ricerca astratta italiana, che mediasse tra modalità geometriche e quelle lirico-figurative”. Queste idee trovarono terreno fertile presso un gruppo di artisti che faceva capo alla galleria d’arte Il Milione di Milano dove si riunivano elementi di spicco come Fontana, Melotti, Munari, Radice, Soldati, Veronesi e il nostro Licini. In una lettera aperta al Milione, tuttavia, Licini affermava la sua particolare posizione nei confronti dell’Astrattismo a coloro che definivano “decorativa” la pittura espressa da questo movimento: “A che serve un quadro se non a decorare un muro? Questa è la sua funzione, la sua unica giustificazione. D’accordo, sarà anche un’opera di poesia. Dimostreremo che la geometria può diventare sentimento. Quadri che non rappresentano nulla, ma che a guardarli procurino un vero riposo per lo spirito”.

Certamente possiamo considerare Licini uno dei precursori dell’Astrattismo in Italia. Dopo la prima personale astratta di Soldati nel 1933, seguono una serie di mostre di Licini, Veronesi, Melotti sempre presso la Galleria Il Milione che diventa in breve il centro delle esperienze astratte italiane. Avviene poi che la conoscenza delle opere degli astrattisti europei (Kandinsky, Klee, Mondrian) anche attraverso le mostre organizzate dal Milione (nel 1934 vi espone Kandinsky) favoriscono i contatti con i grandi maestri dell’Astrattismo europeo. La grande mostra su Arte astratta e Concreta allestita a Milano, nelle sale del Palazzo Reale nel 1947 costituisce la tappa fondamentale per l’articolazione della poetica astratta in Italia che risulta ancora in questa fase fortemente legata alle esperienze geometriche degli anni trenta. In seguito, la capillare estensione della tendenza astratta in Italia è testimoniata dalla fondazione di numerosi gruppi operanti in diverse città, fino alle particolarmente significative esperienze degli Spazialisti a Milano (Fontana) e del Gruppo Origine a Roma (Burri, Capogrossi, Cagli) . Questi ultimi pervengono a soluzioni affatto originali per l’arte astratta, aprendo la porta alle ricerche informali a partire dagli anni 50.

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