ASSOCIAZIONI CONTRO L’APERTURA ALLA CACCIA NELL’OASI LA BADIA

Con la presente le sottoscritte Associazioni fanno motivata opposizione alla richiesta in Oggetto da parte dell’ATC PS 1 trasmettendo le seguenti valutazioni tecnico-scientifiche contrarie alla gravissima ipotesi di apertura (anche parziale) all’attività venatoria dell’Oasi faunistica La Badia, sita nei Comuni di Urbino e Montecalvo in Foglia, Provincia di Pesaro e Urbino.

La richiesta dell’apertura alla caccia del territorio in oggetto è fortemente lesiva della conservazione del patrimonio faunistico provinciale e regionale e andrebbe a colpire una zona protetta di assoluta rilevanza nel quadro delle strutture di conservazione del nostro ambiente naturale, specialmente quello critico delle zone fluviali e perifluviali della piana del Foglia, zona che per la sua rilevanza biologica e ornitologica è stata istituita già dal 1979.

L’apertura alle attività venatorie avrebbe un pesante impatto su numerose specie animali di elevato interesse zoologico nazionale ed europeo, inoltre la richiesta si presenta molto lacunosa nelle motivazioni, pretestuosa e non adeguatamente supportata da pareri tecnico-scientifici dello stesso ATC e dall’insufficiente, tecnicamente, parere dell’Osservatorio Faunistico Regionale delle Marche.

I problemi dell’inesistente interesse e interventi sull’Oasi emergono chiaramente dall’esame del Programma di gestione (obbligatorio) redatto da parte dell’ATC PS 1 del Marzo 2019 dove a pagine 12 e 13 pur dichiarando di voler aprire alla caccia l’Oasi dichiara anche di non aver attuato nessun intervento di gestione nell’Oasi stessa. E’ questa è di per sé una gravissima inadempienza.

Mentre poi, nello stesso documento, a pag. 17, l’ATC dichiara l’Oasi della Badia di “rilevante valore naturalistico e faunistico”.

Passando ad esaminare la lettera di richiesta di apertura alla caccia inviata dall’ATC 1 agli organismi regionali, con protocollo del 02 Marzo 2019 a : – P.F. Caccia e Pesca nelle acque interne, Dott.ssa Loredana BORRACCINI; – Osservatorio Faunistico Regionale (OFR), Dott. Daniele SPARVOLI e Ufficio Caccia decentrato di Pesaro, Dott. Massimo PENSALFINI dove l’ATC motiva la richiesta di apertura della caccia nell’Oasi con:

Punto 1 – “con la restituzione alla caccia … si potrà realizzare un adeguato contenimento numerico di quegli ungulati (= Cinghiali) che determinano un significativo problema per le attività produttive agricole e per la riduzione del rischio di incidenti stradali … “

Questo presupposto è del tutto falso e inconsistente e dimostra solo una volontà ossessiva di aprire quanto più territorio possibile all’esercizio della caccia al cinghiale tanto amata dai cacciatori più ostinati in quanto le operazioni di controllo di questo ungulato (introdotto, lo si ricordi bene, dai cacciatori pesaresi – dall’allora Comitato Provinciale della Caccia – alla fine degli anni ’70) e in pessima e inefficace maniera gestito proprio dalle associazioni venatoria) non dipendono affatto dalla chiusura o apertura della caccia in un’area protetta ma possono (e vengono) eseguite, a norma di legge, anche negli istituti di protezione della fauna, dai parchi e Riserve naturali alle Oasi faunistiche.

Quindi a ribadire come questa motivazione del controllo del Cinghiale da parte dell’ATCPS1 sia del tutto falsa e pretestuosa si fa osservare che già oggi all’interno dell’Oasi La Badia siano state deliberate e vengano attuate operazioni di controllo numerico del cinghiale.

Punto 2 – Contestualmente nello stesso documento l’ ATCPS1 dichiara immotivatamente e senza adeguato supporto tecnico/scientifico che i territori ricadenti nell’Oasi La Badia “non rappresentano più aree di interesse naturalistico”.

Questa affermazione non risponde assolutamente al vero e alla realtà dei fatti e dello status delle popolazioni animali ( oltre che vegetali e tipologie di habitat) presenti nell’Oasi in quanto lo stesso documento tecnico allegato alla richiesta di apertura dell’Oasi, a firma del Dott. Paolo Giacchini, non afferma mai esplicitamente la povertà faunistica dell’Oasi e non ne suggerisce l’aperura alla caccia, anzi fa rilevare (se si leggono adeguatamente i dati proposti) l’ancora elevato valore naturalistico e ornitologico dell’Oasi come espresso nelle considerazioni conclusive: “nel complesso la comunità ornitica ha presentato un quadro qualitativo di buon valore”.

Motivazioni dell’ ATCPS1 per l’apertura alla caccia dell’Oasi “Riduzione delle zone umide”

La principale motivazione e presupposto invocato dall’ ATCPS1 per l’apertura alla caccia dell’Oasi La Badia sarebbe la riduzione delle zone umide nell’area con conseguente diminuzione “degli acquatici” presenti.

Questa motivazione, speciosa e superficiale, risulta del tutto naturalisticamente inadeguata, fuorviante e anche solo ornitologicamente, del tutto errata nella sua interpretazione ecologico-ornitologica.

In primis perché l’Oasi faunistica della Badia NON è stata istituita solo e unicamente per la protezione dei soli uccelli acquatici ma anche per la riconosciuta e documentata presenza di numerose specie vegetali e animali di numerosi gruppi zoologici tra i quali, rilevante, quello degli Uccelli, oltre che per la presenza degli Habitat (censiti anche nei documenti e schede relative all’appartenenza della zona della Badia alla Rete Natura 2000: SIC e ZPS) di interesse comunitario che quelle specie e popolazioni ospitano.

Inoltre l’ ATCPS1 e il suo Presidente, Avv. Alberto Malavolta sembra non abbiano adeguatamente letto e considerato l’atto regionale di istituzione dell’Oasi: Deliberazione n. 157 del 26 Gennaio 1979 che,

… VISTA la richiesta del Fondo Mondiale per la Natura (WWF), Sezione Marche …

… VISTO il parere favorevole all’istituzione dell’oasi in questione dell’ Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS) …

… RILEVATO che analogo parere favorevole è stato espresso in data 15.1.1979 – prot. n.400 – dalla Provincia di Pesaro;

e, soprattutto:

RILEVATO che nella zona stessa sussistono elementi naturali che hanno un indubbio valore in sé, quali le anse del Fiume Foglia con la loro vegetazione igrofila e i residui lembi di querceto planiziale, degni della più stretta tutela, nonché altri elementi, anche di origine antropica, possono svolgere un ruolo non indifferente nella tutela della fauna … come i numerosi piccoli laghi e zone umide esistenti…

CONSTATATO che in dette zone trovano già rifugio alcuni anatidi, ardeidi e piccoli trampolieri …

Dichiarazione istitutiva che già allora mostrava come l’Oasi faunistica era istituita per una serie di valori ambientali ed ecologici molto più ampi e anche “superiori” alla sola presenza delle “specie acquatiche” come sembrano unicamente preoccupare l’ ATCPS1.

Già quindi nell’atto istitutivo regionale si evince chiaramente come il valore naturalistico e ambientale dell’area sia dato principalmente dal complesso di habitat, ancora esistenti, (anzi progressivamente nel tempo, 40 anni, anche migliorati in senso strutturale, boschi e habitat fluviali più maturi e complessi) come verrà messo poi riaffermato in grande evidenza dalla costituzione successiva del Sito di Importanza Comunitaria che prende in considerazione sì il popolamento vegetale e faunistico ma anche e soprattutto la disponibilità degli habitat che lo permettono.

E’ evidente quindi che la considerazione dell’ATCPS1 nel tenere in conto della sola presenza di “acquatici” e la riduzione di alcune zone umide per la valutazione dell’importanza faunistica e naturalistica dell’area sia assolutamente parziale e insufficiente e che dimostri una scarsissima attenzione, e conoscenza, sulle problematiche biologiche, ecologiche e faunistiche necessarie per una ottimale gestione e conservazione, come vorrebbe la legge, della fauna.

Vogliamo far rilevare, e forse i cacciatori o i tecnici dell’Osservatorio Faunistico Regionale, lo dimenticano, che gli Habitat sono più rilevanti delle singole specie perché, quando presenti, assicurano la possibilità di vita, alimentazione e riproduzione alle specie.

Le variazioni in disponibilità di habitat rispetto ad esempio agli “acquatici” e agli “svernanti”, prese nel loro complesso, sono minime rispetto anche a soli 20 anni anni fa e consistono nel solo interramento del lago di Schieti (ex cava di ghiaia), di pochissimi ettari di estensione, che non avrebbe potuto assicurare che lo svernamento di qualche folaga, gallinella d’acqua o germano reale.

I restanti habitat di rilevante interesse ecologico e ornitologico per tantissime specie di elevato interesse conservazionistico e debitamente censiti nei documenti (ufficiali, schede ministeriali di istituzione dei siti) relativi ai rilevamenti per la designazione dell’area come Sito di Importanza Comunitaria e Zona di Protezione Speciale sono invece ancora del tutto integri, anzi molti di essi si sono negli ultimi anni espansi e sono ecologicamente migliorati e hanno quindi mantenuto tutta la ricchezza biologica (biodiversità) che la Badia ha da tanto tempo espresso, per cui è stata istituita e che ancora possiede.

Vale la pena citarne i principali Habitat di interesse comunitario già censiti ed ancora presenti, quindi non solo modeste zone umide di acqua permanente ma: Foreste e boschi ripariali lungo il corso del Fiume Foglia (rigogliose e con grandi alberi adulti), Greti fluviali, Vegetazione boschiva relitta del querceto a Quercus pubescens, Roverella, Piane alluvionali periodicamente inondate (ancora oggi, sia quelle delle proprietà Busetto che quella di Ca’ Girone), Praterie erbacee naturali anche con vegetazione calanchiva, Siepi naturali e filari di grandi alberi, Laghi artificiali di irrigazione (Lago di Ca’ Girone, proprietà Università di Urbino), Pozze e laghetti temporanei perifluviali solo per citare i più rilevanti strettamente correlati alle presenze ornitologiche di specie rilevanti e iscritte nelle liste delle specie di assoluta protezione della Direttive “Habitat” e “Uccelli”.

Nel seguente capitoletto viene riportata la rilevanza degli Habitat presenti in zona censiti e rilevati in un ampio studio commissionato dalla Provincia di Pesaro e Urbino nel 2015 e consegnato nel 2016, il Piano di gestione dei Siti di Importanza Comunitaria provinciali.

Pesante distorsione metodologica nella valutazione dell’Oasi faunistica La Badia come SOLO importante per gli “uccelli acquatici”

Altro grave errore contenutistico e metodologico da parte dell’ ATCPS1 (e malauguratamente acquisito e mantenuto anche nelle considerazioni e valutazioni “tecniche” del parere Spargoli dell’ OFR) è quello di aver voluto considerare l’Oasi faunistica rilevante faunisticamente e ornitologicamente solo in relazione agli uccelli “acquatici” (acquatici è dizione venatoria non scientificamente corretta) e al loro svernamento.

Questa è una valutazione falsa e ampiamente riduttiva perché i valori faunistici dell’area non sono solo certificati dall’antica costituzione in Oasi faunistica da parte della Provincia (1979), ma anche e soprattutto da tutta una serie di certificazioni di eccellenza faunistica e naturalistica – certificate dalle schede ministeriali della Rete Natura 2000 – del sito sia come SIC (Sito di Importanza Comunitaria) con rilevamenti e istituzione nel periodo 1995-1996, come ZPS (Zona di Protezione Speciale) con rilevamenti, relative schede ministeriali nel periodo 2000-2001.

Ulteriore certificazione dell’eccellenza del Sito e Oasi faunistica della Badia è data nel 2016 dal “Piano di gestione del SIC” realizzato dalla Provincia di Pesaro Urbino.

Come anche più dettagliatamente riportato più sotto in questo documento TUTTE queste valutazioni, ufficiali e realizzate da staff di specialisti (in Botanica, Zoologia ed Ecologia) la maggior parte afferenti a qualificati Istituti universitari delle principali università marchigiane (Urbino, Ancona, Camerino) hanno certificato l’eccellenza e la rilevanza del popolamento faunistico ed ecologico di questo territorio. E ciò con una serie di studi e indagini protrattisi nel tempo e, nella forma più scientificamente corretta validata dalle ricerche e risultanze di studiosi ed esperti certificati (e indipendenti, dall’ambiente venatorio) l’ultimo dei quali pochissimi anni fa, nel 2016.

Tutti questi studi hanno certificato la presenza, non solo nello svernamento, periodo limitato nel tempo e nel numero di specie ornitiche che lo attua, ma, molto più significativo, nel periodo riproduttivo (con ben 6 specie nidificanti nell’area di “rilevante interesse comunitario”, quindi europeo, neanche SOLO italiano) e anche, questo sì interessa molte specie “acquatiche” e non, nel periodo migratorio (migrazione pre-riproduttiva) che utilizzano quest’area come “zona di sosta, alimentazione e rifugio. E qui le ricerche e gli studi effettuati (anche quelli comunitari per il SIC e la ZPS) mostrano che non tanto le generiche “zone umide” ma soprattutto il complesso della zona fluviale con i suoi greti e laghetti temporanei perifluviali e le “zone periodicamente golenali ed agricole periodicamente allagate (e lo sono anche oggi) sono rilevanti per numerosissimi anatidi anche rarissimi come la Canapiglia, le Morette, le Volpoche, molti Limicoli come la Pittima reale, Trampolieri come Airone bianco maggiore, Airone guardabuoi, Cavaliere d’Italia, Mignattaio, Spatola e altre specie oltre che Falconiformi che frequentano questi ambienti come il Falco di Palude o il più raro, ma comunque in diversi anni saltuariamente osservato, Falco pescatore.

Rilevanti specie ornitiche dell’ambiente agricolo, piane alluvionali della Badia

C’è inoltre da far rilevare che quelle “aree con specie sinantropiche” così poco considerate nella valutazione Sparvoli, pag. 2, “Il quadro ornitico dell’area agricola si presenta con un valore piuttosto modesto e soprattutto con specie sinantropiche…”, sono invece le ampie fasce coltivate di piana alluvionale in sinistra e destra Foglia che non sono poi così poco rilevanti perché invece zone di sosta, alimentazione e rifugio di diverse specie in migrazione e/o svernamento come le Oche selvatiche, le Gru, le Cicogne, sia Cicogna bianca che Cicogna nera, Albanella reale, Albanella minore, Falco di palude, Gufo di palude, stormi di Pavoncelle e di Pivieri dorati … che non raramente, ma praticamente in tutti gli anni si fermano (con ovvie oscillazioni numeriche annuali) durante il periodo migratorio ma nessuno dei zelanti tecnici di area venatoria si è mai dato la pena di censire.

Queste importantissime specie ornitiche, la cui presenza è stata un preciso motivo per la istituzione delle strutture di protezione di questo territorio: Oasi faunistica, SIC e ZPS, sono state una forte motivazione zoologica per la loro istituzione. Inoltre queste specie sono riportate sia nelle schede Natura 2000 che censite da ornitologi indipendenti delle associazioni naturalistiche o del C.I.S.O. (Centro Italiano Studi Ornitologici).

Come mai soprattutto l’Osservatorio Faunistico Regionale non si è accorto di nulla ? Nessuno a livello regionale si è premurato di informarsi di questa gran quantità di dati faunistici ufficiali e validati atti a valutare se la richiesta dell’ ATCPS1 accompagnata da una sola relazione sugli “svernanti” realizzata in soli due mesi con soli 6 rilevamenti dal 22 Dicembre 2018 al 26 Febbraio 2019 fosse davvero sufficiente?

Da parte delle Associazioni ambientaliste marchigiane, che al loro interno hanno anche validi ricercatori, questa è una domanda che è lecito porre e che vuole mettere in giusta evidenza considerato che, del tutto immotivatamente, con un decreto amministrativo regionale la Regione stessa ha delegato ad un organo composto da soli cacciatori praticanti, l’ATC, la cura, lo studio e la gestione della conservazione della fauna regionale. A cosa serve un assessorato all’Ambiente se dell’ambiente naturale, della fauna e degli habitat naturali si disinteressa e delega ad altri ? Oltretutto “consumatori” in tantissime circostanze arroganti e poco documentati (in biologia e faunistica) pseudo gestori di un patrimonio indisponibile dello Stato, la fauna selvatica ?

Rilevanza ecologica e ornitologica dell’Oasi faunistica La Badia come SIC IT5310012 – MONTECALVO IN FOGLIA.

Nel 2016 la Provincia di Pesaro e Urbino ha presentato le risultanze di uno studio realizzato da un Gruppo di lavoro coordinato dal botanico Dott. Leonardo Gubellini, del Centro di Ricerche Floristiche Marche, all’interno dei Piani di gestione delle aree Natura 2000 pesaresi avente per oggetto le

“Misure di conservazione di specie e Habitat del SIC IT5310012 – MONTECALVO IN FOGLIA”

dove sono stati eseguiti rilevamenti sulle condizioni botaniche, vegetazionali, stato degli habitat, stato della componente faunistica sia di invertebrati che vertebrati e in particolare degli Uccelli presenti nel Sito.

 

Come dalla relazione dei risultati dello studio: “Presenza e distribuzione degli Habitat Prioritari di interesse comunitario” sono stati censiti ben 9 Habitat prioritari interessanti principalmente la zona dell’asta fluviale, i suoi greti, le foreste perifluviali e boschi relitti, con il già citato, importantissimo, relitto di bosco planiziale ad alto fusto con Quercus pubescens in località Foresta Vecchia (già considerato un sito rilevante come esempio di foresta relitta della piana del Foglia negli studi degli anni ’70 che portarono alla costituzione dell’Oasi).

Sinteticamente questi complesso di habitat prioritari, che per buona parte è definibile genericamente collegato alle “zone umide” ed è molto frequentato da numerose specie di “uccelli acquatici” (come troppo genericamente indicati dalle relazioni venatorie) sono i seguenti:

Stagni temporanei mediterranei con pratelli anfibi a dominanza di piccoli giunchi e micropteridofite (Isoeto-Nanojuncetea) – Codice Natura 2000: 3170

Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p. e Bidention p.p. – Cod. Natura 2000: 3270

Formazioni erbacee dei fiumi mediterranei a flusso permanente (Paspalo-Agrostidion) con filari ripari di Salix sp.pl. e Populus sp.pl. – Cod. Natura 2000: 3280

Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie igrofile Cod Natura 2000: 6430 (inclusi 6431, 6432)

Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie igrofile – Cod Natura 2000: 6430 (inclusi 6431, 6432)

Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior – Cod Natura 2000: 91E0

Altri habitat prioritari molto importanti per l’avifauna e molto diffusi nell’Oasi sono quelli di ambiente di praterie xeriche, calanchi e zone incolte e, non più nell’ambito dei boschi igrofili planiziali, il relitto di bosco a Roverella. Questi habitat sono fondamentali per tutta l’avifauna che frequenta gli habitat aperti di prateria anche cespugliata e i boschi di alto fusto, in particolare per Falconiformi, Accipitridi, Passeriformi, Lanidi, Strigiformi ecc. sia come siti di riproduzione che di alimentazione, sosta o rifugio.

Praterie aride seminaturali e facies arbustive dei substrati calcarei (Festuco-   Brometalia) – Cod Natura 2000: 6210

Foreste miste planiziarie riparie a Quercus robur, Ulmus minor, Alnus glutinosa, Fraxinus oxycarpa – Cod Natura 2000: 91F0

Questo complesso di Habitat di rilevante interesse comunitario censiti nel “Piano di gestione del SIC” del 2016, distribuiti su buona parte della superficie dell’Oasi, rappresenta un elemento di elevato valore dell’area e, d’altra parte, essendo queste le zone ove sono presenti la maggioranza delle specie ornitiche di interesse comunitario rilevate nello stesso accurato studio (specie che citiamo qui sotto) non è affatto ipotizzabile che la zona venga aperta alla caccia con gravissimo effetto sulle specie di uccelli che rappresentano proprio una delle principali motivazioni scientifiche (zoologica) per cui il SIC (ma anche la più ampia ZPS) è stato istituito.

Il corretto mantenimento dell’integrità biologica di questi Habitat sarebbe gravemente inficiata con la proposta apertura della caccia alterandone pesantemente la componente ornitica (che in tutti questi habitat ha, ad esempio, un rilevantissimo ruolo nella predazione/dispersione dei semi delle specie vegetali che caratterizzano la tipologia degli habitat stessi.

Specie di elevato interesse ornitologico rilevate nel Piano di Gestione della zona della Badia nel 2016

I rilevamenti ornitologici effettuati per la stesura del Piano di gestione del SIC manifestano una situazione ben diversa da quella prospettata dal documento dell’ ATCPS1 e ripresi acriticamente dalla relazione dell’OFR (a firma Daniele SPARVOLI), infatti il gruppo di lavoro del “Piano di gestione” valuta il popolamento ornitologico della Badia di grande valore faunistico.

Nella Discussione dei risultati infatti cita (Pag. 68 del Piano) :

“ … considerato il popolamento complessivo di tutta l’area … si può dire che la presenza di almeno 59 specie di uccelli nidificanti in un territorio di non grande estensione appare un valore elevato, quantomeno a queste latitudini (cfr. Battisti e Contoli 1995), a testimoniare di una notevole diversità ed integrità ambientale dei sistemi che si trovano all’interno del SIC esaminato.”

Si fa osservare che, contrariamente alla relazione Giacchini, a cui l’ ATCPS1 ha commissionato solo e specificamente un censimento dei soli “svernanti”, realizzato per di più in un tempo brevissimo in soli circa 2 mesi, da fine Dicembre 2018 a metà Febbraio 2019 , con soli 6 rilevamenti, lo studio del Piano di Gestione del SIC Montecalvo in Foglia ha preso in considerazione tutte le specie ornitiche in relazione al loro status di nidificazione, parametro ben più rilevante per la descrizione del popolamento e della sua importanza naturalistica per la classificazione del territorio che non il solo “svernamento di acquatici”.

Delle 59 specie di uccelli nidificanti rilevate, numerose sono rilevanti per l’avifauna marchigiana ma soprattutto è stata constatata (anzi con specie aggiuntive rispetto alle schede SIC istitutive del sito del 1996) la presenza di ben 6 specie di interesse comunitario, numero anch’esso molto elevato considerata la ridotta dimensione del sito.

Le specie di interesse comunitario sono risultate le seguenti:

Albanella minore

Succiacapre

Martin pescatore

Averla piccola

Averla cenerina

Ortolano

Da questi dati e studi risulta quindi molto evidente, contrariamente alle superficiali (e carenti) ipotesi dell’ambiente venatorio, ATCPS1 e Osservatorio Faunistico Regionale, che non solo il territorio dell’Oasi faunistica della Badia mantiene inalterato il suo grande valore naturalistico e ornitologico ma anzi nel tempo la conservazione del suo status di area protetta ha permesso di avere anche un considerevole miglioramento del suo valore ornitologico, facendone in assoluto una delle aree più interessanti e importanti del sistema delle aree protette marchigiane.

E’ quindi evidente che il maldestro tentativo della consorteria venatoria di riaprire alla caccia questa preziosa area protetta (tra l’altro di ben modesta estensione, solo 806 ettari rispetto alle migliaia e migliaia di ettari provinciali aperti alla caccia) è totalmente da respingere perché in contrasto con tutte le evidenze ornitologiche, ecologiche e ambientali che, fortunatamente, grazie al lavoro di tanti zoologi e ornitologi indipendenti, ne hanno nel tempo, a partire dagli anni ’70, testimoniato il suo valore.

Se la Regione Marche dovesse malauguratamente voler accettare questa del tutto immotivata richiesta dei cacciatori pesaresi dimostrerebbe di non rispettare i valori ambientali di eccellenza naturale e ambientale delle Marche da lei stessa istituiti e riconosciuti per dare ascolto ad un piccolo (percentualmente) numero di cittadini invece vocianti che sembrano costituire una lobby arrogante per acquisire un consenso immotivato dal punto di visto di una buona e sana gestione dell’attività venatoria.

Procedure amministrative di conservazione da applicare alla zona dell’Oasi Faunistica La Badia in quanto SIC e ZPS nella Rete Natura 2000 delle Marche

Si ricorda ai nostri amministratori (e indirettamente anche alla magistratura che deve vigilare sulla applicazione delle nostre leggi, nazionali e regionali) che il territorio dell’Oasi faunistica La Badia non è solo protetto dalla legislazione sulla caccia ma è anche compreso in ben due Siti di rilevanza Comunitaria soggetti a Protezione Speciale della Rete Natura 2000 – la zona ricade, ai sensi del D.P.R. 357/97 e successive modifiche sia nel “SIC IT5310012 Montecalvo in Foglia” che nella “ZPS IT5310025 denominata Calanchi e praterie della Media Valle del Foglia” che salvaguardano sia gli Habitat che le Specie di rilevante interesse comunitario.

Si fa quindi osservare che sempre secondo le direttive del D.P.R. 357/97 e successive modifiche, gli organi amministrativi (in questo caso Regione Marche, Provincia e Comune) sono obbligati a rispettare le norme che impone il mantenimento dei Siti nel migliore stato di conservazione in relazione alle motivazioni (scientifiche: conservazione di Flora, Fauna e Habitat) per cui il Sito è stato istituito.

La stessa legge (D.P.R. 357/97) impone che qualunque attività (Progetto, Piano, intervento…) che possa influire sull’ottimale conservazione dello stato del sito debba essere sottoposta ad una procedura, Valutazione di Incidenza, dove l’ente o il privato proponente deve obbligatoriamente stendere una qualificata relazione (redatta da esperti professionalmente qualificati nel settore, botanici, zoologi o altro – con curriculum adeguato e verificabile – ) sui possibili impatti che l’opera/attività avrà sui valori biologico-naturalistici che caratterizzano, e per i quali è stato istituita la procedura di istituzione, del Sito.

La relazione dovrà poi essere sottoposta, per la valutazione di correttezza e congruenza dei contenuti sui valori naturalistico ambientali del sito, all’organismo amministrativo sovraordinato che dovrà dare il suo parere sull’attività prevista. In questo caso il Ministero dell’Ambiente.

In sintesi ed applicando questa norma (obbligatorietà della Valutazione di Incidenza) al caso in oggetto di proposta di apertura della caccia all’interno dell’Oasi La badia, sito SIC e ZPS, la Regione Marche, che istruisce il procedimento, dovrà inviare la relazione giustificativa della non significatività degli effetti dell’apertura della caccia all’esame degli organismi ministeriali (Ministero dell’Ambiente) preposti al controllo del buono stato di conservazione dei Siti Natura 2000. Il Ministero poi risponderà della sua valutazione, se del caso, ai suoi organismi sovraordinati, quindi alla Commissione Europea di Bruxelles.

Le scriventi Associazioni ambientaliste fanno presente che, al fine di salvaguardare i valori dell’area della Badia e la correttezza dell’applicazione delle misure di salvaguardia, si premureranno di inviare questa relazione di attenzione a questa immotivata proposta anche ai relativi uffici del Ministero dell’Ambiente.

Ancona, 24.07.2019

L’Alleanza delle Associazioni Ambientaliste Marchigiane: Forum Paesaggio Marche, Gruppo di Intervento Giuridico Marche, Italia Nostra Marche, LAC Marche, LAV Marche, Legambiente Marche, Lipu Marche, Lupus in Fabula, Pro Natura Marche, WWF Marche.

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