A Bologna la ‘mostra partecipativa’ del fanese Raffaele Gerardi: “Colorate anche voi i miei disegni, non si è artisti se si è da soli”
L’arte non è inclusiva se non è partecipata. È con questo spirito che l’illustratore e art director fanese RAFFAELE GERARDI – titolare dell’agenzia PluraleCom – si appresta a inaugurare la sua mostra sui generis al Teatro Arena del Sole di Bologna. Un’esposizione dal format originale, che intende coinvolgere direttamente i suoi visitatori. D’altronde tutto nasce nell’ambito di un’iniziativa che fa dell’inclusività il suo tratto peculiare. Anche da qui l’idea di Gerardi di fare della propria arte uno stimolo di partecipazione e di condivisione.
È fissata per venerdì 13 dicembre, proprio nel foyer del teatro bolognese di via Indipendenza, l’inaugurazione dell’esposizione che vede l’artista fanese come protagonista. Anche se – come detto – non sarà il solo. Perché chiunque si recherà a teatro potrà lasciare il suo segno, o addirittura portarsi via un pezzo di quell’opera che avrà contribuito a creare. Niente di meglio per un’iniziativa come quella di Emilia Romagna Teatro, che proprio venerdì – dalle 19 – darà il via a una rassegna teatrale sviluppata su più palcoscenici della città e incentrata su rappresentazioni inclusive grazie a sovratitolazioni, audiodescrizioni e altre soluzioni rese possibili dalla tecnologia. L’idea è quella di agevolare la fruizione degli spettacoli oltre ogni possibile barriera, ma anche di dare forma a laboratori e iniziative per l’infanzia, a vantaggio dei più fragili e semplicemente dei più curiosi.
Il coinvolgimento di Gerardi nasce dalla sua storica collaborazione con lo studio Pleiadi International di Cesena, che ha curato la parte grafica del progetto bolognese. Il disegnatore fanese ha messo la sua creatività al servizio di questa lodevole iniziativa, elaborando alcuni bozzetti che hanno da subito fatto breccia nel cuore degli organizzatori. Difficile scegliere tra le varie proposte di Gerardi, da qui l’idea dello stesso artista – maturata durante una notte piuttosto prolifica – di prendere i suoi elaborati, modificarli, arricchirli e di farne una mostra vera e propria. A patto che l’unico artista non sia lui.
“Ho proposto una trentina di bozzetti – ha raccontato Gerardi – e alla fine l’ha spuntata uno che è diventato il simbolo della campagna. Ogni teatro coinvolto nell’iniziativa bolognese è ora rappresentato graficamente dalla stessa figura umana, ma con i cerchi colorati in modo diverso. Le tante idee partorite per questa iniziativa mi hanno spinto a farne un’esposizione. Un’idea da subito accolta dagli organizzatori, che ringrazio. Ora ho a disposizione tutta una serie di lunghe pareti bianche, per una mostra che è già aperta il pubblico dallo scorso venerdì, e che resterà visibile a chi entrerà nel foyer fino al 31 gennaio. È il periodo più bello e intenso della stagione teatrale, e mi sento molto grato per questo”.
Ma cosa vedranno i visitatori del Teatro Arena del Sole? Una serie di carte giganti realizzate sui bozzetti di Gerardi, su cui lui stesso ha dipinto rendendole opere uniche e irripetibili. Appesi insieme ai disegni anche penne e pennarelli, e chiunque vorrà potrà disegnarvi sopra, colorare le mega-carte e persino portarsene a casa un frammento. “Ho voluto intendere il concetto di inclusività come opportunità di partecipazione per le persone che passano – ha detto ancora Gerardi -, in una performance continua lunga due mesi. Una mostra in trasformazione che non è solo mia, ma di tutti. L’opera diventa un tramite, un foglio sul quale tutti possono lanciare dei messaggi, prima, dopo o durante l’intervallo di uno spettacolo, siano essi messaggi d’amore, a scopo sociale, o persino il loro esatto contrario. Non ci sono limiti a ciò che gli avventori potranno realizzare a partire dai miei disegni. Siamo tutti attraversati da un filo rosso, simbolo di ferite con cui chiunque deve trovare il modo di convivere. Mettere tutto questo in condivisione con gli altri è a mio avviso un modo per poter stare meglio. Grazie alla comunicazione e all’empatia possiamo trovare meglio il modo di accogliere la nostra ferita. D’altronde non sei un artista se sali da solo su un podio, ma se gli altri diventano artisti insieme a te, lanciando un messaggio di cui si assumono la responsabilità”. Perché ‘la libertà è partecipazione’, come cantava Giorgio Gaber. E pure l’arte non scherza.