DA FANO A BRUXELLES… AMICI SENZA FRONTIERE…
Secondo i dati a disposizione dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono oltre 3 mila i fanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Per i più il legame con la terra natia è però rimasto forte, quasi indissolubile, al punto da spingerli a tornare appena gli è possibile anche se solo per qualche giorno. Coi loro appassionati racconti su Fano sono per altro i primi perfetti testimonial della nostra città, ma allo stesso tempo svolgono pure il prezioso ruolo di guide o comunque di riferimento per quanti si recano là dove essi hanno scelto di trasferirsi. Sono, insomma, Amici Senza Frontiere a tutti gli effetti. Di qui l’idea della nostra Associazione (e grazie al sostegno di Naver Montaggi di Carmelo Cogliandro) di dedicargli questo spazio, per sentirci ancor più vicini nonostante le distanze e magari scoprire altri interessanti punti di vista. In questa trentunesima puntata abbiamo il piacere di ospitare Mariachiara “Mery” Esposito, trasferitasi da 18 anni a Bruxelles in Belgio.
Ciao “Mery”, quale molla ti ha spinto lontano dall’Italia?
<Non c’è stata una motivazione precisa o una ragione specifica, è stata piuttosto una spinta interiore che avevo fin da bambina; l’amore per l’apprendimento delle lingue straniere, l’idea di curiosità per il viaggio come elemento di scoperta di realtà nuove e tutte da imparare a conoscere. Non ho deciso, infatti, di “trasferirmi” da subito… all’inizio ho deciso di intraprendere un viaggio per allontanarmi da casa per un periodo più o meno breve e che non sapevo quanto sarebbe durato… poi è durato 18 anni>.
Qual è la tua attuale professione?
<Lavoro come esperta nazionale presso la Commissione Europea, nel settore delle politiche culturali, all’interno di un team dove sono responsabile di programmi per la promozione del patrimonio culturale, per la ricerca in campo culturale e per l’investimento in progetti culturali che siano orientati a fare delle attività culturali una forma di promozione dello sviluppo sostenibile in Europa. Sai l’agenda 2030 e gli obiettivi dello sviluppo sostenibile? Ecco, non c’è sviluppo senza libertà di espressione artistica, senza diversità culturale, senza il cinema, il teatro, la musica, i musei, la letteratura… Noi, coi miei colleghi, promuoviamo tutto questo, nei limiti del possibile in un’Europa grande e complessa che si vuole unita ma non lo è pienamente>
Hai trovato delle difficoltà iniziali di ambientamento?
<Le difficoltà le ho trovate all’inizio e, in parte, come italiana ma anche come donna, le ho tuttora. Sono partita da sola, anche se poi sono stata raggiunta anni dopo dal mio fidanzato con cui ho convissuto molti anni. All’inizio però conoscevo solo una persona (poco e male) a Bruxelles. Non posso dire che Bruxelles non sia una città accogliente, perché è molto internazionale. Ma al tempo stesso è una città in cui, al di fuori della comunità internazionale, per noi mediterranei non è così automatico inserirsi. Più che per lo stile di vita, per le abitudini mentali. C’è una certa rigidità a tutto ciò che esce dagli schemi con cui si sono fatte le cose per anni. Questo si riflette in una bassa spinta all’innovazione, anche nelle tempistiche, quelle con cui la città avrebbe potuto modernizzarsi molto di più in questi anni>.
Del Belgio c’è qualcosa che porteresti a Fano?
<Da Bruxelles a Fano porterei… i ricordi. E poi una infinita quantità di birra e di cioccolata, entrambe molto buone in questa città. L’abitudine a questa multiculturalità calma ma complessa, che ti porta a interrogarti spesso ed al contempo a gioire di usi e costumi d’ogni genere. I quartieri multi-etnici, con ristoranti di varie cucine, da quella portoghese a quella libanese, dalla greca alla thai, da quella serba a quella giapponese, sono una delle esperienze più simpatiche negli anni. Ti fanno scoprire pezzi di mondo a distanza di pochi tavoli e restando a vivere nella stessa città. Basta amare la socialità e non essere troppo schizzinosi per provare un po’ di tutto, per poi naturalmente fissarsi sui propri posti preferiti. Da schizzinosi, e buongustai, quali in fondo siamo (ndr risata)>.
Ad un belga quali luoghi consiglieresti di visitare a Fano?
<In primis il centro storico, una chicca di storia romana e medievale insieme, dal Pincio alla Rocca Malatestiana. Ma anche il lungomare del Lido in inverno, quando, in una giornata di sole, passeggi da un molo all’altro e poi arrivi al porticciolo. Gli direi anche di proseguire e andare sulla passeggiata del Lisippo, tornando quindi indietro fino all’Arzilla e farsi un aperitivo al Baretto all’ora del tramonto (più in estate magari dopo un bel bagno al mare). Gli suggerirei inoltre di alloggiare, se possibile, nella bellissima zona della Paleotta, dove ho abitato da adolescente. Dopodiché sono sicura che, rileggendo l’intervista pubblicata, realizzerò di essermi dimenticata qualcosa. Perdonami però l’approccio da turista oramai espatriata da tanto (ndr risata). Ah ecco! Il Carnevale di Fano! Imperdibile!>
Quali sono invece i tuoi posti preferiti là?
<Sostanzialmente tre: la Place Flagey, il quartiere Chatelain e la zona bassa di St. Gilles. La piazza di Flagey, che si trova tra il quartiere delle istituzioni e la zona sud della città, è costeggiata da una bellissima serie di laghetti che conducono a una vecchia abbazia. E’ abbastanza verde e caratterizzata da maison de maitres ed edifici residenziali del tipico stile art nouveau. Nella piazza c’è anche una sala concerti e cinematografica, in cui realizzano festival e rassegne molto belle. Nel quartiere di Chatelain il mercoledì pomeriggio si raduna tutto il mondo, perché c’è un mercato multietnico spettacolare dove respiri profumi mediorientali puri. St. Gilles, che è la zona dove abito, rappresenta uno dei cuori storici della città, sempre sede di molti palazzi art nouveau, che ha subito varie ristrutturazioni ed era il luogo della cultura socialista popolare. Gli attuali bar e brasseries erano la sede dei partiti socialista e comunista. E al centro della piazza c’era la mitica Casa del Popolo, attualmente “Maison du Peuple”, anch’essa un pub, meraviglioso peraltro>.
Madre professoressa di inglese, padre di origini napoletane, tuo fratello Davide affermato musicista in Francia, tu a Bruxelles: diciamo famiglia testimonial perfetta di Amici Senza Frontiere…
<Ci tengo a precisare: padre e madre entrambi napoletani doc. Come in fondo lo sono anch’io, di nome e di fatto. Bruxelles è diventata la mia casa da molti anni, però penso ancora che la mia “casa”, il mio indirizzo nel mondo, potrebbe cambiare ancora così come cambia, nella mia mente, tutte le volte che mi immagino un po’ a casa in molti luoghi che ho visitato viaggiando per lavoro o per vacanza. C’è un libro, intitolato “La tua patria è il mondo intero”, di Lorenzo Marsili. Lo consiglio. Fa pensare a quanto siano astratte e artificiali, ma soprattutto ancora superabili, molte demarcazioni che diamo per scontate soprattutto con la nostra cultura occidentale. Ma è proprio l’Europa quell’esperimento da cui potremmo partire per travalicare quest’idea così anacronistica che abbiamo dei confini, sempre troppo concepiti come limite anziché come passaggio naturale… tra una Paleotta e una Place Flagey>.