DA FANO A CITTÀ DEL MESSICO… AMICI SENZA FRONTIERE…

Secondo i dati a disposizione dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono oltre 3 mila i fanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Per i più il legame con la terra natia è però rimasto forte, quasi indissolubile, al punto da spingerli a tornare appena gli è possibile anche se solo per qualche giorno. Coi loro appassionati racconti su Fano sono per altro i primi perfetti testimonial della nostra città, ma allo stesso tempo svolgono pure il prezioso ruolo di guide o comunque di riferimento per quanti si recano là dove essi hanno scelto di trasferirsi. Raggiunti in vacanza, o per motivi di lavoro. Da parenti, amici di vecchia data, o sconosciuti concittadini. Sono, insomma, Amici Senza Frontiere a tutti gli effetti. Di qui l’idea della nostra Associazione (e grazie al sostegno di Naver Montaggi di Carmelo Cogliandro) di dedicargli questo spazio, per sentirci ancor più vicini nonostante le distanze e magari scoprire altri interessanti punti di vista. Stavolta abbiamo il piacere di ospitare Simone Verardo, che ha fatto di Città del Messico la sua seconda casa con grandi gratificazioni professionali.

Ciao Simone, da quanto vivi là e quale molla ti ha spinto?

«Nel 2012 dopo 12 anni all’Enereco decisi di licenziarmi, per cogliere l’opportunità di lavorare all’estero. Volevo fare un’esperienza nuova, visto che Fano sotto quell’aspetto non poteva purtroppo offrirmi di più. Lasciai tutti i miei affetti e andai un po’ allo sbaraglio, con tanta voglia di crescere scoprendo altre realtà. Avevo in mano infatti solo un contratto di 6 mesi con Sicim, la mia attuale società. I primi due anni li ho passati in Messico tra San Juan del Rio, nello Stato di Queretaro, e Ixmiquilpan, che si trova invece nell’Hidalgo; poi sono stato 6 mesi in Congo, prima di stabilirmi negli uffici di Città del Messico. Devo dire, in definitiva, che è stato un passo che ha cambiato la mia vita. Sono partito da single e senza certezze, ora sono sposato con una ragazza messicana, sono diventato papà ed ho una posizione lavorativa consolidata».

Qual è la tua attività?

«Sono diplomato geometra e lavoro nel settore oil & gas, progettando gasdotti. In particolare mi occupo della progettazione di attraversamenti, vale a dire strade, fiumi, ferrovie, eccetera».

Come ti ci trovi?

«A parte la nostalgia che ogni tanto affiora, mi trovo bene. Perché comunque vivo con mia moglie Daniela e mio figlio Massimiliano in una casa dignitosa, a pochi passi dal lavoro. Città del Messico è immensa, parliamo di circa 10 milioni di persone e di un’area metropolitana che arriva ad accoglierne quasi 25. Io però per fortuna vivo in uno dei quartieri migliori, chiamato Polanco. Ci sono grandi centri commerciali ma anche il Bosque de Chapultepec, considerato il polmone della città. Ci si può procurare quasi tutti i prodotti alimentari italiani, anche se chiaramente la pasta ed i formaggi freschi di prima qualità è difficile incontrarli sugli scaffali».

Cosa ti manca di Fano?

«Prima di tutto mi mancano la famiglia, gli amici, il mare. Poi anche il dopo-lavoro, cioè organizzare partite di calcetto, beach volley e tennis, come facevo con tanto entusiasmo nella mia precedente società. Mi mancano un po’ pure le stagioni, perché  qui a Città del Messico non c’è estate né inverno, in quanto il clima è  sempre mite. Abbiamo, in pratica, quella secca e quella delle piogge. Infine mi mancano la dimensione a misura d’uomo di Fano, la passeggiata mare-corso, il Carnevale, la pesca in barca».

Ad un messicano quali luoghi consiglieresti di visitare nella nostra città?

«La nostra città circondata dalle mura è bellissima, ed il suo centro storico sarebbe la prima meta. Dopodiché il mercato, luogo caratteristico per un messicano. Quindi il Lido, la Sassonia e la passeggiata del Lisippo. Non potrei poi tralasciare le colline a ridosso di Fano e Monte Giove, perché al mondo non se ne trovano di così belle e curate».

Quali sono invece i tuoi preferiti là?

«Vicino a casa come ho detto abbiamo il Bosque de Chapultepec, veramente sconfinato. Al suo interno ci sono anche un castello, un grande lago ed un mercato con tutti i prodotti artigianali messicani. A mezzora d’auto abbiamo invece le piramidi di Teotihuacan, dove vado un paio di volte all’anno».

Cosa porteresti del Messico a Fano?

«Porterei ludoteche polivalenti, nelle quali i bambini possano sviluppare la loro fantasia anche a contatto con animali vedendo ad esempio da dove arriva il latte che bevono. Per quanto riguarda invece le abitudini quotidiane adotterei il loro vivere la giornata senza fretta e senza stress, anche se questo stile di vita nei messicani sfocia spesso nella mancanza di puntualità».

Ti capita di incontrare altri fanesi che risiedono lì o di ricevere visite dall’Italia?

«Nel 2017 in concomitanza della nascita di Massimiliano sono venute mia mamma, mia sorella Francesca ed il marito. Mia mamma è tornata poi anche quest’anno. Nell’ambito professionale invece, e senza nemmeno saperlo, mi sono ritrovato a lavorare con un mio ex compagno di banco al Geometra. Si chiama Federico Ferri, è di Lucrezia e c’eravamo persi di vista da diverso tempo. Ho inoltre avuto il piacere di ospitare Alessandro Di Battista dei 5 Stelle, con moglie e figlio. Sapevo che sarebbe passato in città, così gli ho scritto che mi sarebbe piaciuto conoscerlo. E lui ha accettato l’invito».

Quante volte ritorni?

«Di solito per Pasqua e Natale, e, se è possibile, anche in estate. Ma le mie ferie durano al massimo 15 giorni. Il ritorno a Fano, comunque, è sempre una festa!».

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