DA FANO A NEW YORK… AMICI SENZA FRONTIERE…

Secondo i dati a disposizione dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono oltre 3 mila i fanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Per i più il legame con la terra natia è però rimasto forte, quasi indissolubile, al punto da spingerli a tornare appena gli è possibile anche se solo per qualche giorno. Coi loro appassionati racconti su Fano sono per altro i primi perfetti testimonial della nostra città, ma allo stesso tempo svolgono pure il prezioso ruolo di guide o comunque di riferimento per quanti si recano là dove essi hanno scelto di trasferirsi. Raggiunti in vacanza, o per motivi di lavoro. Da parenti, amici di vecchia data, o sconosciuti concittadini. Sono, insomma, Amici Senza Frontiere a tutti gli effetti. Di qui l’idea della nostra Associazione (e grazie al sostegno di Naver Montaggi di Carmelo Cogliandro) di dedicargli questo spazio, per sentirci ancor più vicini nonostante le distanze e magari scoprire altri interessanti punti di vista. Stavolta abbiamo il piacere di ospitare Giovanni Solazzi, che ha fatto degli States la sua seconda casa.

Ciao Giovanni, da quanto vivi là?

«Qui a New York solo da 4 mesi, però negli USA ho già vissuto a Los Angeles, Irvine e Newport Beach nell’Orange County ed a Boston».

Qual è la tua professione?

«Studio Sports Management alla Columbia University e sono anche socio di un’agenzia di recruitment, che si chiama StAR. Troviamo borse di studio sportive e accademiche per atleti italiani, permettendogli di venire in America, praticare sport a livello agonistico e allo stesso tempo continuare gli studi in ottime Università. Tra i nostri clienti c’è anche un fanese, Matteo Bufalo».

Cosa ti manca di Fano?

«Più di tutti mi mancano i miei amici di sempre, la compagnia dei “marziani”, ovviamente la mia famiglia e la mia casetta. Mi manca mia nonna, che però da qualche mese non c’è più… Mi manca il pesce, la moretta, la pizza, il crescione, il caffettino e la brioche. Mi manca un giretto in centro e la corsetta al Lido. Mi manca di uscire per una passeggiata e salutare e fermarmi a chiacchierare con metà delle persone che incontro».

Quante volte all’anno ritorni?

«A Natale e in estate finora sempre. Diciamo che non son mai stato più di 6-7 mesi lontano da Fano».

Come ti trovi da quelle parti?

«Adoro gli States. Venire qui era il mio sogno sin da ragazzino e ho avuto la fortuna di vivere sempre in posti meravigliosi. Ok stamattina mi son svegliato con -7 gradi, ma sono a New York e non mi posso lamentare».

Di New York cosa porteresti a Fano?

«Eh, la statua della Libertà davanti al porto non sarebbe male. Ma sai che ti dico, anche un bell’Empire State Building vicino all’arco d’Augusto!»

Ad un americano quali luoghi consiglieresti di visitare nella nostra città?

«Quando mi vengono a trovare gli amici da fuori li porto sempre negli stessi posti. Un giretto in bici per il centro storico, che è un gioiellino, e poi Sassonia, porto e Lido. Nel tragitto si mangia sempre, perché a Fano abbiamo un sacco di ristoranti fantastici. Altri posti, beh mio papà è di Carrara quindi Farina è il primo pit-stop. Un giro nel Caicco e lo Chalet d’estate, come diciamo machi en America, “are a must”. La casa del mio amico Mura invece è il punto migliore che ci sia per ammirare tutta la città, domina Fano dall’alto ed è spettacolare».

Quali sono invece i tuoi preferiti là?

«Vivo davanti a quel luogo fantastico che è Central Park, dove adoro andare a fare una corsetta quando ho tempo. Per il resto ho un debole per i rooftop (ndr locali sui tetti dei grattacieli) e qua ce ne sono una miriade uno più bello dell’altro. Il mio preferito si chiama 230 5th Ave, che propone brunch “all you can eat” facendoti mangiare fino a scoppiare. Che ci crediate o no perlopiù sono comunque in Università, che brutta brutta non è!».

Ti capita di incontrare altri fanesi che risiedono lì o di riceverne la visita dall’Italia?

«Ciò minim! I fanesi sono ovunque. Proprio qualche settimana fa ho incontrato la Giudi Giardini, che studia legge qui ed è la sorella del mio migliore amico Guido. Anche lui laureato alla Columbia. Ma mi è capitato di incontrarne tanti dacché sono negli USA».

 

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