DA FANO A VALENCIA… AMICI SENZA FRONTIERE…
Secondo i dati a disposizione dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono oltre 3 mila i fanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Per i più il legame con la terra natia è però rimasto forte, quasi indissolubile, al punto da spingerli a tornare appena gli è possibile anche se solo per qualche giorno. Coi loro appassionati racconti su Fano sono per altro i primi perfetti testimonial della nostra città, ma allo stesso tempo svolgono pure il prezioso ruolo di guide o comunque di riferimento per quanti si recano là dove essi hanno scelto di trasferirsi. Sono, insomma, Amici Senza Frontiere a tutti gli effetti. Di qui l’idea della nostra Associazione (e grazie al sostegno di Naver Montaggi di Carmelo Cogliandro) di dedicargli questo spazio, per sentirci ancor più vicini nonostante le distanze e magari scoprire altri interessanti punti di vista. In questa sessantottesima puntata abbiamo il piacere di ospitare Achille Clemente, che dal 1997 vive in Spagna.
Ciao Achille, come mai ti sei trasferito all’estero e qual è la tua attività?
<Devo premettere che mio padre, un uomo con grande fiuto imprenditoriale, dopo aver avviato un’importante attività aziendale a Fano si era espanso estendendola anche a Tirana in Albania, dove io fui impegnato dal ’95, ed a Valencia in Spagna. Nel ’97, però, con mio zio e due tecnici, fummo costretti a lasciare il Paese venendo addirittura prelevati in spiaggia a Durazzo da degli aerei militari, per sfuggire alla cosiddetta “anarchia albanese: una esperienza forte, che non scorderò mai. Rientrato in Italia mi trovai di fronte a due soluzioni, lavorare lì o trasferirmi nella sede valenciana aperta nei primi anni ’80. Scelsi la seconda opzione e da allora vivo stabilmente qui>.
Dove stai di preciso e quali sono le sue particolarità?
<Inizialmente stavo in un appartamento in centro, mentre adesso abito una decina di chilometri fuori Valencia. Per la precisione nella Urbanización Mas Camarena, dove sorge anche il centro sportivo della nota società calcistica che gioca nella massima serie spagnola. E’ una zona residenziale periferica, adeguatamente servita e più tranquilla per vivere con la famiglia>.
Cosa ti manca di Fano?
<Mi mancano soprattutto le amicizie della mia gioventù, perché comunque avevo 31 anni quando mi spostai da Fano a Valencia, e i piacevoli momenti che si condividevano specialmente nel fine settimana uscendo tutti assieme. Per fortuna però il mio lavoro mi permette di tornare spesso e di rivederli, essendo direttore commerciale di una grossa realtà che ha mercato anche in Italia. Durante il periodo del Covid mi ero poi inventato una sorta di programma in streaming nel quale mi dilettavo a fare il dj, che mi ha consentito di riavvicinarmi a tanti amici e conoscenti ai quali chiedevo di mandarmi la loro playlist preferita. La musica è stata sempre una mia passione, ho fatto parte anche di diverse band cittadine da ragazzo>.
Hai avuto problemi di ambientamento e se sì quali?
<Frequento la Spagna dall’età di 18 anni, perché circa una volta al mese seguivo mio padre o mio fratello maggiore Lino nei loro viaggi di lavoro. Questo sicuramente mi ha agevolato nell’ambientamento, ma parliamo anche di un Paese con lingua e abitudini piuttosto simili a quelle di noi italiani. Mettiamoci inoltre che dopo la fine della dittatura di Francisco Franco c’è stata un’enorme apertura da parte degli spagnoli verso l’esterno, ed in particolare una splendida accoglienza nei confronti di chi veniva dall’Italia>.
C’è qualcosa che porteresti dalla Spagna?
<Sicuramente questa cordialità che hanno gli spagnoli, una differenza che ho riscontrato rispetto anche a molti luoghi pubblici italiani. In Spagna ti accolgono ovunque con un “buenos dias” accompagnato da un bel sorriso; in Italia è più raro, forse ci si fa condizionare maggiormente dalle problematiche della quotidianità. E qui c’è anche più voglia di divertirsi in compagnia, porterei quindi pure un po’ di “movida” nei locali fanesi>.
Quali posti di Fano pensi possano affascinare uno spagnolo?
<Gli amici spagnoli che sono venuti con me a Fano sono sicuramente rimasti impressionati dalla nostra cucina; ricordo che andavamo spesso a mangiare pesce da Simone Romagnoli al Mokambo e uscivano dal ristorante entusiasti. Piace anche la nostra concezione di spiaggia, che diversamente da quelle spagnole sono attrezzate per offrire parecchi servizi. Affascina la storia, che si rivive in centro grazie alla presenza dei vecchi palazzi e dei resti di epoca romana. Senza dimenticare però l’entroterra, con le sue campagne ed i borghi medievali>.
Quali sono invece i tuoi luoghi preferiti là?
<Io sono innamorato dell’Andalusia, una regione magnifica. Ho un debole per Cadice e dintorni, dove oltre alle spiagge sull’oceano c’è da godersi il verde delle pinete non distanti. Pure Huelva ha un fascino speciale e ti dà l’opportunità di fare delle spettacolari escursioni, come quella in piccoli battelli verso il lembo di sabbia de La Flecha. Consiglio anche il nord della Spagna che conosco meglio, vale a dire la Cantabria, essendo mia moglie originaria di Santillana del Mar. Lì ci si imbatte in scenari naturalistici eccezionali, con queste maestose scogliere a strapiombo sull’Atlantico. Non posso poi non tessere le lodi di Valencia, che comunque è oramai meta di milioni di italiani e tra l’altro la vicina Gandia è gemellata con Fano. Ecco, magari suggerirei di venire durante le Fallas, il cui momento clou è tra il 15 ed il 19 di marzo. Hanno delle interessanti affinità col nostro Carnevale, non per niente è nato un legame anche su questo fronte con Gandia. Quest’anno però sarà un’edizione triste, per via dell’immane tragedia del rogo dei giorni scorsi avvenuto proprio in due grattacieli di Valencia che ha profondamente toccato tutti noi. Normalmente è una festa molto coinvolgente, che unisce sacro e profano, assolutamente da non perdere>.
Che piatti tipici locali faresti provare ad un fanese?
<Chiaramente la Paella, però quella originale valenciana con coniglio, fagiolini verdi e lumache sgusciate. Gli Arroz, cioè le svariate proposte di riso, come ad esempio quello al nero di seppia. E l’Esgarraet, altro piatto tipico di Valencia, composto da peperoni rossi cotti al forno, del baccalà salato, aglio e olio extravergine di oliva>.