DA FANO A ZANZIBAR… AMICI SENZA FRONTIERE…

Secondo i dati a disposizione dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono oltre 3 mila i fanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Per i più il legame con la terra natia è però rimasto forte, quasi indissolubile, al punto da spingerli a tornare appena gli è possibile anche se solo per qualche giorno. Coi loro appassionati racconti su Fano sono per altro i primi perfetti testimonial della nostra città, ma allo stesso tempo svolgono pure il prezioso ruolo di guide o comunque di riferimento per quanti si recano là dove essi hanno scelto di trasferirsi. Sono, insomma, Amici Senza Frontiere a tutti gli effetti. Di qui l’idea della nostra Associazione (e grazie al sostegno di Naver Montaggi di Carmelo Cogliandro) di dedicargli questo spazio, per sentirci ancor più vicini nonostante le distanze e magari scoprire altri interessanti punti di vista. In questa diciottesima puntata abbiamo il piacere di ospitare Francesco “Smith” Torregrossa, da diversi anni a Zanzibar.

Ciao Francesco, quale molla ti ha spinto a trasferirti?

<A Fano ho insegnato nuoto per tredici anni alla piscina Dini Salvalai, mentre per otto sono stato skiman nel negozio Sport Center ed un anno da Palazzi Sport. Ad un certo momento però mi sono sentito di voler provare qualcosa di nuovo, cogliendo al volo l’occasione avuta nel novembre del ’91 tramite il nostro concittadino Giancarlo D’Anna di un contratto di lavoro della durata di sette mesi in uno dei due alberghi esistenti a Zanzibar. Da ottobre del ’92 ci sto stabilmente e nel frattempo ho anche avuto e gestito strutture turistiche sul mare>.

Come ti ci trovi?

<Bene! Qui ho fatto famiglia, mi sono sposato nel ’94, ho tre figlie ed anche un nipote ora. Ho avuto poi tante opportunità, arrivando all’inizio dello sviluppo turistico>.

Quali sono state le maggiori difficoltà iniziali?

<Capire la mentalità di un Paese costituito per il 95% da musulmani, la lingua assai differente, conoscere leggi e tradizioni ben diverse dalle nostre, la storia. Accettare, alla fine, che sei tu lo straniero a casa loro. Dopodiché col tempo riesci a farti rispettare ed a sfruttare le tue esperienze precedenti, sia umane che professionali>.

Cosa ti manca di Fano e quante volte ci torni?

<All’inizio parenti, amici, cibo. Poi cominci ad apprezzare il cibo locale e ti abitui anche a tutto il resto. Dalla morte di mia madre, nel 2012, non torno più, mentre prima di allora venivo una volta all’anno>.

Cosa porteresti da Zanzibar a Fano?

<Il fatto di non dover correre sempre, qui i ritmi sono meno frenetici rispetto all’Italia. E porterei pure il tramonto che c’è qua, davvero meraviglioso. Per non parlare delle notti stellate che senza inquinamento luminoso sono uno spettacolo indescrivibile, o del fascino delle spiagge che emergono con la bassa marea>.

Alla scoperta di quali luoghi della nostra città condurresti uno zanzibarino?

<Le antiche costruzioni romane, la rocca Malatestiana. Diciamo, in sintesi, il nostro magnifico centro storico. Lo porterei però anche all’interno, per fargli ammirare le colline e le vedute della valle del Metauro. Non di certo al mare, dato che quello di Zanzibar è splendido>.

Ti capita di incontrare altri fanesi che risiedono lì o di ricevere visite dall’Italia?

<Sono l’unico fanese a viverci, ma molti sono venuti in vacanza e a trovarmi (ndr nella foto in alto in cucina è con Paolo “Paio” Palazzi). A me fa piacere ricevere visite da Fano e sono contento di poter essere utile per chi viaggia, perché c’è il rischio di imbattersi in certi opportunisti che si approfittano del fatto che si possa essere un po’ sprovveduti>.

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