DA FANO AD OTTAWA… AMICI SENZA FRONTIERE…
Secondo i dati a disposizione dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono oltre 3 mila i fanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Per i più il legame con la terra natia è però rimasto forte, quasi indissolubile, al punto da spingerli a tornare appena gli è possibile anche se solo per qualche giorno. Coi loro appassionati racconti su Fano sono per altro i primi perfetti testimonial della nostra città, ma allo stesso tempo svolgono pure il prezioso ruolo di guide o comunque di riferimento per quanti si recano là dove essi hanno scelto di trasferirsi. Sono, insomma, Amici Senza Frontiere a tutti gli effetti. Di qui l’idea della nostra Associazione (e grazie al sostegno di Naver Montaggi di Carmelo Cogliandro) di dedicargli questo spazio, per sentirci ancor più vicini nonostante le distanze e magari scoprire altri interessanti punti di vista. In questa settantaseiesima puntata abbiamo il piacere di ospitare Giuliano Caprara, che dal 1968 vive ad Ottawa in Canada.
Ciao Giuliano, come mai hai deciso di andare a vivere all’estero e qual è la tua attività?
<La situazione economica in Italia negli anni ’50 dava pochissime speranze, specialmente a giovani che avevano solamente compiuto le elementari. Ho fatto diversi mestieri: 6 anni di apprendista falegname a Fano prima di partire per la Francia nel dicembre del 1956, poi 12 anni di edilizia, terminando come capocantiere. Ad ottobre 1968 sono partito per il Canada, dove ho continuato in edilizia per altri 6 anni. Nel frattempo ho seguito dei corsi per corrispondenza in elettronica industriale di base e dal 1974 al 2001 nell’industria delle bilance elettroniche di tutti i tipi, concludendo la mia carriera lavorativa come responsabile regionale>.
Dove stai di preciso e quali sono le sue particolarità?
<Abito a Ottawa, la capitale federale del Canada, sin dal 1968. È una città molto bella, non troppo grande, pulita ed abbastanza sicura, circondata da una grande cintura di verde e diversi parchi ben mantenuti. Due fiumi l’attraversano, l’Ottawa River, che la divide dal Québec, e la Rideau River, cha forma anche un canale che collega l’Ottawa River al lago Ontario. Il canale, chiamato The Rideau Canal, che divide la città in due, durante l’inverno diventa una pista di pattinaggio su ghiaccio, lunga circa 7 km; nelle belle giornate di sole è un piacere vedere la quantità di pattinatori di tutte le età scivolarci allegramente, e, durante il festival invernale “bal de neige”, si possono ammirare magnifiche sculture di ghiaccio eseguite da artisti internazionali>.
Cosa ti manca di Fano?
<Anzitutto mia sorella, mio fratello e le loro famiglie. E poi gli amici rimasti, anche se pochi. Ma anche la sua storia, i suoi siti romani e medievali, il mare, le sue spiagge, il centro così animato ad ogni ora del giorno, i suoi mercati così tipici, le passeggiate lungo quello che chiamavamo i Passeggi, i suoi vicoli, i bar con i loro tavoli sui marciapiedi e le gelaterie. Però quello che mi manca di più è il suo pesce fresco… So’ fiòl d’un marinâr! (ndr risata)>.
Hai avuto problemi di ambientamento e se sì quali?
<Sì, ma in Francia più che in Canada, perché le condizioni di alloggio nei cantieri dove eravamo relegati noi emigranti erano pessime. Benché a Fano vivessi in una modestissima casa, era una reggia al confronto. Pochi mesi dopo, quando ho conosciuto Denise, che ho poi sposato nell’aprile 1959, tutto però è cambiato. Grazie alle migliori condizioni di lavoro e di alloggio, oltre che alla vita in famiglia, mi sono integrato appieno alla vita francese>.
C’è qualcosa che porteresti dal Canada?
<Direi in primis la facilità di stabilirsi a proprio conto, senza essere troppo gravati di tasse. Anche la facilità di procedere a lavori di costruzioni e rinnovazioni, parlo di case singole, dato che la burocrazia è quasi inesistente. Basta presentare una pianta dettagliata che rispetta tutte le norme di edilizia per ottenerne il permesso, senza bisogno di ingegneri né di architetti. Porterei poi la cordialità delle persone: se ne incroci cento durante una passeggiata, novanta fra loro ti salutano, che sia con un cenno, un sorriso o qualche parola gentile. Per non parlare delle piste ciclabili e sentieri pedestri, che si trovano in gran quantità nei diversi parchi dell’immediata periferia della città>.
Quali posti di Fano pensi possano affascinare un canadese?
<Sicuramente gli consiglierei di visitare il centro storico, con l’Arco d’Augusto, i bastioni medievali, il museo civico, la biblioteca Federiciana e le opere d’arte che racchiudono le nostre chiese. Senza dimenticare però di fare un giretto sulle spiagge ed al nostro porto peschereccio e turistico, godendosi il paesaggio dalla passeggiata del Lisippo>.
Quali sono invece i tuoi luoghi preferiti là?
<Ce ne sono parecchi, ma senza dubbio la città in cui vivo anche se l’inverno è lungo, freddo e nevoso. Ci sono attorno bellissimi parchi, fra i quali quello nazionale “della Gatineau” coi suoi numerosi laghetti ed i meravigliosi colori d’autunno. A poca distanza dalla città di Gatienau, oggi parte dell’agglomerato metropolitano di Ottawa pur trovandosi nella provincia del Québec, ci sono tante belle stazioni sciistiche. La città di Québec, che ricorda molto la vecchia Francia, Toronto, con la sua Famosa torre CN. Montréal, specialmente la parte vecchia della città, Vancouver, col suo magnifico Stanley Park e le sue sequoia giganti, ed ovviamente le famose cascate del Niagara>.
Che piatti tipici locali faresti provare ad un fanese?
<Domanda un po’ difficile, avendo sempre vissuto ad Ottawa e mangiato perlopiù cucina francese ed italiana. Quello che mi viene in mente è il piatto tipico del Giorno del Ringraziamento, il Thanks Giving Day, ovvero tacchino arrosto con contorno di mirtilli rossi cotti. Oppure la torta con carne di maiale, “pork meat pie”, ed il piatto tipico del Québec, chiamato, “poutine”, composto da patate fritte cosparse di una salsa molto consistente e di formaggio “couic-couic”, che fonde sotto l’effetto del calore della salsa. Lo si definisce “couic-couic” per il caratteristico rumore che produce mangiandolo, ed è un buonissimo formaggio di tipo cheddar. E per il finire la “beaver tail”, una specialità di Ottawa, vale a dire un pasticcino fritto fatto a forma di coda di castoro, che, a seconda dei gusti, può essere guarnito con panna, marmellata, nutella o altro>.