DA FANO AL LUSSEMBURGO… AMICI SENZA FRONTIERE…

Secondo i dati a disposizione dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono oltre 3 mila i fanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Per i più il legame con la terra natia è però rimasto forte, quasi indissolubile, al punto da spingerli a tornare appena gli è possibile anche se solo per qualche giorno. Coi loro appassionati racconti su Fano sono per altro i primi perfetti testimonial della nostra città, ma allo stesso tempo svolgono pure il prezioso ruolo di guide o comunque di riferimento per quanti si recano là dove essi hanno scelto di trasferirsi. Sono, insomma, Amici Senza Frontiere a tutti gli effetti. Di qui l’idea della nostra Associazione (e grazie al sostegno di Naver Montaggi di Carmelo Cogliandro) di dedicargli questo spazio, per sentirci ancor più vicini nonostante le distanze e magari scoprire altri interessanti punti di vista. In questa ventunesima puntata abbiamo il piacere di ospitare Andrea Baldini, trasferitosi dal ’97 nella capitale del Lussemburgo.

Ciao Andrea, quale molla ti ha spinto a trasferirti all’estero?

<Mi è sempre piaciuto viaggiare per conoscere nuove culture e fu la mia azienda, la Ferrero, che mi chiese se fossi disposto a trasferirmi in Lussemburgo per aiutare a sviluppare la qualità commerciale in aree che non fossero europee. Mi occupai quindi dell’America Latina, in particolare del Brasile avendo una economia in crescita a fine anni 90 inizi 2000>.

Qual è la tua attuale professione?

<Mi occupo della qualità commerciale per i Paesi inclusi nell’area APACMEA, ovvero tutta Asia, Australia, Africa e Golfo Arabico. La mia professione mi ha permesso di conoscere le culture di quasi tutto il mondo, rimbalzando durante lo stesso mese anche dalla Thailandia agli USA e fino alla Arabia Saudita, con norme sociali completamente differenti da seguire nella giornata lavorativa>.

Cosa ti manca di Fano?

<Mi manca il centro città, con le sue famose “vasche” per il corso, i baretti, la bellezza storica; il mare, da godere specialmente in estate, anche perché sai che è sotto l’ombrellone che troverai i tuoi amici; d’inverno poi quelle mitiche osterie dell’entroterra, dove andavi a giocare a carte ed incontravi sempre qualche personaggio del luogo pronto a raccontarti qualche “leggenda”. E direi che sarebbero proprio queste anche le cose che consiglierei di non perdersi ad un lussemburghese>.

Hai incontrato delle difficoltà iniziali di inserimento?

<All’inizio dal punto di vista dei comportamenti, visto che qui rispettano rigorosamente le regole e c’è poca tolleranza. Però ora apprezzo questa rigidità, perché, come sempre, se ci si dà un dito poi ci si prende un braccio>.

Quante volte all’anno ritorni?

<Almeno una volta all’anno, in estate. Se c’è però qualche avvenimento speciale, prendo un volo e torno essendo comunque vicino a casa>.

Come ti trovi da quelle parti?

<Bene, anche se la gente è molto meno socievole rispetto a Fano. Noi fanesi ci conosciamo più o meno tutti, sento un po’ la mancanza del petteguless (ndr risata). Qui la gente è molto riservata e si confida poco>.

Del Lussemburgo c’è qualcosa che porteresti a Fano?

<Il rispetto delle regole e la fermezza nelle decisioni, anche se magari possono essere discutibili>.

Quali sono i tuoi luoghi di svago preferiti là?

<Qua non c’è un punto di ritrovo ad hoc per me, ragazzo di mezza età. Ed è per questa ragione che quest’anno ho aperto insieme a dei colleghi una piccola trattoria, che funziona anche da luogo di incontro. Purtroppo adesso abbiamo dovuto momentaneamente chiudere, a causa del Covid-19. Altrimenti ci si vede a casa di qualcuno nel fine settimana, oppure si va a cena in un buon ristorante. A me piace anche andare nel weekend in un club di relax, fatto di piscine, aree ristoro e saune, dove posso nuotare, leggere un bel libro e rilassarmi>.

Attrazioni da visitare?

<Indubbiamente le cosiddette Casematte, delle fortezze stratificate costruite intorno all’anno 1000 dagli spagnoli. Ma il bello del Lussemburgo è il paesaggio naturale, che è possibile conoscere a piedi o in bicicletta visto i numerosi percorsi campestri e ciclabili>.

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