Da un ex convento nasce Openhouse, un progetto per giovani adulti con disabilità intellettiva

Ideare e realizzare nuovi servizi al fianco delle istituzioni pubbliche o di privati che rispondano alle esigenze di adulti con disabilità intellettiva e delle loro famiglie. Si può riassumere con queste poche parole la mission di Openhouse anche se di parole ne servirebbero davvero tante per raccontare come si è arrivati a trasformare un ex convento (Palazzi-Zavarise) situato nella periferia di Rosciano e trasformalo in un luogo in cui verranno realizzati progetti di inclusione lavorativa e programmi di autonomia abitativa per giovani adulti con disabilità intellettiva. Openhouse nasce dalla volontà della famiglia Sorce, da sempre impegnata nel sociale, di realizzare qualcosa che possa realmente essere di aiuto alla collettività. La Fondazione Giò, promotrice del progetto, insieme alla Cooperativa Giò ed una piccola azienda agricola, lavorano in sinergia nella gestione e realizzazione delle varie attività da svolgere per permettere al progetto di avere continuità nel tempo.

Il complesso si compone di una struttura centrale con diverse camere da letto, cucina, lavanderia e stireria, che verranno trasformate in una struttura ricettiva e che permetterà a chi vi lavorerà di occuparsi di tutto, dall’accoglienza dell’ospite, al suo benestare e alla pulizia delle camere. Il potenziale della struttura è enorme e vedrà inoltre la realizzazione di una fattoria sociale volta all’inserimento lavorativo di persone con disabilità intellettiva, che avranno la possibilità di sperimentarsi dal punto di vista lavorativo in un settore, quello agricolo, che più di altri si presta a valorizzare le abilità e attitudini di chiunque. La struttura centrale è circondata da circa 8 ettari di terreno, che saranno destinati a produzione. Vi sono inoltre diverse aree diffuse coltivate ad ulivi, da cui verrà ricavato olio, e di un ampio spazio adibito ad orto per la coltivazione a primizie. A questo si aggiungono due rimesse per gli attrezzi e una stalla per gli animali

Adiacente al complesso centrale è presente anche un’altra struttura, che in passato era alloggio del custode, e che diventerà il luogo di un progetto di autonomia abitativa ideato per rispondere alle esigenze di giovani adulti con disabilità di sperimentare la vita abitativa in autonomia, e che servirà da supporto concreto alle famiglie nel “dopo di noi”. Qui si lavorerà in due fasi, una iniziale e formativa all’interno di Openhouse, con un periodo di inserimento graduale in appartamento secondo un progetto educativo individualizzato con educatori specializzati, al fine di acquisire autonomie personali di base, domestiche e sociali e che porteranno alla seconda fase nella quale i giovani adulti sperimenteranno quanto acquisito in un appartamento civile, sempre sotto supervisione di una figura educativa.

“Cosa ne sarà dei nostri figli quando noi non ci saremo più?” è la domanda che tutti i genitori si fanno ad un certo punto della loro vita, una domanda che per i genitori di figli disabili racchiude una preoccupazione ancor più grande. Ecco, Openhouse è nata per questo motivo, una casa aperta a tutti, perché nessuno deve essere lasciato indietro.

Sabato pomeriggio la storia di Openhouse è stata raccontata alla città con un evento a cui hanno partecipato anche Andrea Barbi e Marco Ligabue con una divertente formula di presentazione-showcase del libro “Salutami tuo fratello”.

Potrebbero interessarti anche...