FANESI ALL’ESTERO AL TEMPO DELLA PANDEMIA parte 2

Ecco come stanno vivendo questo periodo destinato a passare alla storia i fanesi che vivono all’estero, chi più chi meno condizionati dagli effetti della pandemia da Covid-19.

Stefano Sordini – Nyack (Stati Uniti)

<Io vivo a circa 40 chilometri da New York City, dove ci sono stati quasi la metà dei 50 mila morti registrati negli USA. Nonostante questo ed il milione quasi di contagiati, qui le misure adottate, per altro molto diverse da Stato a Stato, sono in genere più blande del lockdown italiano. Anche da noi è pressoché tutto chiuso, tranne le attività ritenute essenziali come ospedali, farmacie e supermercati, però non è mai stato impedito di spostarsi per la città a piedi o in macchina. Proprio l’altro ieri governatore Cuomo ha annunciato che la “New York pause” verrà comunque prolungata fino al 15 Maggio, mentre le scuole non riapriranno fino all’inizio del nuovo anno scolastico. Gli effetti della pandemia intanto si fanno sentire anche nel mondo del lavoro, con finora più di 22 milioni di disoccupati. Me compreso purtroppo, lavorando nella distribuzione nel settore della ristorazione. Il governo sta cercando di fronteggiare questa crisi con alcuni interventi, tipo aiuti a piccole e medie imprese con mutui a fondo perduto, assegni una tantum di 1200 dollari a persona e 500 dollari per i bambini a tutti i cittadini che pagano regolarmente le tasse ed assegni di disoccupazione aumentati fino a 1100 dollari a settimana per almeno quattro mesi. Per fortuna i casi di contagio da qualche giorno stanno diminuendo ed il famoso plateau dovrebbe esser stato raggiunto, per cui bisogna tenere duro e guardare al futuro con speranza perché è l’unico modo per risollevarsi. E mi auguro di rivederci presto tutti al mare a Fano!>.

Achille Clemente – Valencia (Spagna)

<La Spagna è partita un po’ in ritardo rispetto all’Italia, sbagliando a mio avviso. Basti dire che l’8 marzo la festa della donna si è celebrata normalmente, con un sacco di gente insieme quando già il virus di sicuro si stava propagando nel Paese e questo avrà certamente contribuito a provocare i circa 22 mila morti che ad oggi si contano. Inizialmente di errori da parte dello Stato ne sono stati fatti diversi, vedi anche i test acquistati per poi rendersi conto che non erano quelli giusti e la confusione sull’utilità o meno di indossare le mascherine. Anche qui poi ci hanno comunque confinato in casa, riaprendo solamente da due settimane le aziende secondarie. Pure la mia quindi, di cui sono titolare con un socio spagnolo e che produce piatti doccia, ha ripreso a lavorare. Per il resto è stata posticipata l’IVA, gli autonomi a seconda del loro fatturato hanno ricevuto dai 700 ai 1000 euro. La quarantena per il momento è in programma fino al 9 maggio, ma intanto da domani i bambini potranno di nuovo uscire per un’oretta accompagnati da un genitore. E si spera che l’arrivo della bella stagione aiuti per venir fuori da questa situazione>.

Emanuele Giorgi – Villiers-le-Mahieu (Francia)

<Io sto in campagna ad una quarantina di chilometri da Parigi, il che è un vantaggio rispetto a chi vive in città perché con gli spazi all’aperto che ci sono mi posso concedere qualche libertà di movimento in più. Non per niente stando ad una ricerca più del 20% dei parigini ha lasciato le proprie abitazioni per andare nelle seconde case in campagna, addirittura c’è chi ha affittato a tempo indeterminato degli Airbnb. Un fenomeno questo che ha fatto arrabbiare i provinciali, come ad esempio i bretoni, perché così gli hanno portato il virus. Devo dire che io invece mi sono risentito e non poco per l’atteggiamento avuto all’inizio dal governo Macron, nonostante si fosse pienamente a conoscenza del dramma in atto in Italia per colpa del Covid-19 e delle misure che in Italia si stavano adottando. Macron fino al 6-7 marzo si è presentato in teatro, senza mascherina, per dare l’immagine della tranquillità e mandare il messaggio al popolo francese che non bisognava fermarsi. Questo a dispetto del fatto che, come è poi emerso, il primo caso di contagio in Europa è stato proprio in Francia. Per cui il 15 marzo si sono tenute ugualmente le elezioni municipali ed io ho fino all’8-9 marzo ho continuato a recitare a teatro, baciando per altro da copione attrici e pubblico avendo pure una scena di matrimonio. Io faccio infatti anche teatro immersivo, dove gli spettatori sono parte attiva dello spettacolo. Io ero conscio del rischio che stavo correndo e ne parlavo ai miei colleghi, ma si doveva andare avanti. Ho insomma sperimentato la sindrome di Cassandra, sapere che stai portando un cavallo di Troia all’interno delle mura e nessuno che dia credibilità a quello che stai dicendo. Anzi, passando da paranoico se non da iettatore. Dopodiché dal 16 marzo siamo entrati un confinement, come viene chiamato qui il lockdown, simile a quello italiano. E dal 4 maggio, sebbene già oggi i morti siano 22 mila, con l’avvio della fase 2 ci sono state promesse mascherine per tutti>.

Giordano Buresta – Merlo (Argentina)

<La quarantena qua in Argentina è cominciata il 20 di marzo e si dice che verrà prolungata fino al 10 maggio. Sono state prese misure quando i casi erano ancora una manciata, facendo tesoro soprattutto dell’esperienza dell’Italia e della Spagna. E intervenendo tempestivamente la situazione oggi è migliore di quella che ci si potesse aspettare, come dimostrano gli appena 6 morti e 165 contagiati dell’altro giorno o se vogliamo parlare in generale i 165 decessi e 3435 positivi totali dacché si è diffusa la pandemia. Numeri insomma molto bassi, se comparati con quelli dell’Europa. Il problema è che se la curva dovesse aumentare repentinamente, sarebbe un disastro perché non ci sono le attrezzature per affrontare un’emergenza. Ecco il motivo per il quale si continuano a tenere regole severe, con frontiere chiuse, ristoranti e negozi chiusi se non quelli di generi di prima necessità, chi arriva dall’estero per cause di forza maggiore poi deve restare 14-15 giorni isolato sotto vigilanza. Non ci si può muovere nemmeno tra regioni diverse del Paese, mentre per girare in macchina nella tua città devi avere un permesso. Se ti fermano che non lo hai ti fanno una multa e possono persino sequestrarti l’auto, cosa non rara dato che ne hanno già sequestrate più di 30 mila. Mascherina ovviamente obbligatoria, con distanze da rispettare. Io che vivo a Merlo, ad una trentina di chilometri da Buenos Aires, in tutto questo periodo solo una volta ho visto i miei nipoti e con mia figlia quando viene a trovarmi ci salutiamo dal portone. Alla luce di ciò il quadro economico è ovviamente terribile, lo Stato è praticamente in default e la gente non lavorando è in grossa difficoltà. Per fortuna noi italiani qui abbiamo la cultura del risparmio, quindi rispetto agli altri ce la passiamo un pochino meglio. Così comunque non si può andare avanti, infatti si sta ragionando sull’allentare un po’ la morsa per provare a rimettere in moto il sistema>.

 

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