La Casciotta d’Urbino Dop dà più gusto alla candidatura di Pesaro e Urbino a capitale Europea della Cultura 2033

Ieri a Colli al Metauro la tavola rotonda dedicata ai prodotti tipici della provincia. Cesaretti del Consorzio di tutela della Dop: “Fondamentale il supporto

di chi vigila sulle tipicità enogastronomiche per garantire il valore del territorio”

Trova anche il sostegno della Dop casearia più antica d’Italia – la Casciotta d’Urbino Dop – la candidatura di Pesaro e Urbino a CapitaleEuropea della Cultura 2033 lanciata a Matera nei giorni scorsi. L’occasione per sottolinearlo è stata la tavola rotonda che si è svolta ieri mattina a Colli al Metauro nell’ambito de “Il Natale per le vie del Borgo di Montemaggiore” che ha presentato le eccellenze enogastronomiche, culturali e paesaggistiche del territorio.

 

Siamo entusiasti di poter contribuire ad un progetto ambizioso – ha detto Paolo Cesaretti, coordinatore del Consorzio di tutela della Casciotta d’Urbino Dop nel suo intervento –. Il percorso di candidatura di Pesaro e Urbino a ‘Capitale Europea della Cultura 2033’ non può prescindere dal racconto delle eccellenze che caratterizzano questo territorio unico e ancora incontaminato. Soprattutto quando le stesse sono in grado di valorizzare i luoghi in cui nascono. Proprio come nel caso della Casciotta d’Urbino Dop, un prodotto caseario eccezionale, il primo formaggio ad aver conquistato la Denominazione, il cascio tanto amato da Michelangelo Buonarroti che, come dimostrano i documenti storici, si faceva recapitare a Roma le forme di Casciotta dall’antica Casteldurante”.

E ancora “La candidatura della Provincia a Capitale della Cultura Unesco 2033 rappresenta un’opportunità di crescita per il comparto turistico, culturale ed economico dei nostri luoghi: i prodotti tipici ne trarranno beneficio in termini di notorietà ma allo stesso tempo saranno una chiave di lettura del territorio, sentieri da percorrere per far conoscere e apprezzare la provincia.

Ed è proprio come risposta alla complessità del percorso pluriennale previsto per la Candidatura Unesco che il Consorzio di tutela della Casciotta d’Urbino Dop, che da quasi 30 anni vigila sulla produzione di questa eccellenza, sottolinea il suo supporto: “Racconteremo il ‘sapere’ e gli antichi gesti che caratterizzano la produzione della Casciotta: la bellezza dei luoghi in cui la stessa viene prodotta, l’arte dei casari che continuano a ripetere gesti e i procedimenti antichi per realizzare un prodotto tipico unico in tutto il mondo” conclude Cesaretti.

A partecipare al dibattito, ieri, sono stati: Stefano Aguzzi, sindaco, Giuseppe Paolini, presidente della Provincia, Amerigo Varotti, presidente Confcommercio Pesaro, Raffaele Papi, delegato AIS Urbino Montefeltro, Cesare Mariotti, dell’omonima cantina produttrice di Bianchello del Metauro Doc, Roberto Lauri, presidente Fondazione Villa del Balì, Tonino Gattoni, presidente Pro Loco Montemaggiore al Metauro.

LA CASCIOTTA D’URBINO DOP

Frutto di una lavorazione tradizionale e simbolo dell’area di Pesaro e Urbino (Marche), la Casciotta d’Urbino Dop è il primo prodotto caseario ad aver conquistato la certificazione DOP in Italia. È tra i formaggi tipici più antichi dello Stivale – le sue origini risalgono al ‘500 – e nasce da una miscela di latte ovino (70-80%) e di latte vaccino (20-30%).

Il suo è un nome sui generis: spicca per la sua “strana” lettera S. Una storpiatura che, si dice, sia dovuta a un errore di trascrizione di un impiegato ministeriale e che la differenzia dai formaggi che, come lei, derivano il loro termine identificativo dall’antico “cascio”, variante linguistica territoriale del più diffuso “cacio”.

Questo formaggio era amatissimo dall’artista che aveva terreni a Casteldurante, l’attuale Urbania, piccolo borgo incastonato nell’entroterra della provincia di Pesaro e Urbino.

Si narra che, per garantirsi un’abbondante scorta di Casciotta mentre era impegnato con la Basilica di San Pietro in Vaticano e la sua Cupola, Michelangelo avrebbe fatto affittare (lo attesta un atto notarile del 12 febbraio 1554), tre poderi con casa e terreno a Casteldurante dal suo domestico e più stretto collaboratore, nativo proprio della cittadina, Francesco Amatori, detto l’Urbino. È da questa figura, e non dalla vicina Urbino, città rinascimentale, che prende il nome la DOP.

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