“LIBERIAMO SILVIA ROMANO”, appello de L’Africa Chiama I cooperanti sono un ponte tra noi e il Sud del mondo
Per la liberazione di Silvia Romano anche la ong L’Africa Chiama si sta mobilitando, unitamente ad altre organizzazioni e chiede a gran voce di non spegnere i riflettori sul rapimento della volontaria milanese, 24, anni, rapita e sequestrata il 20 ottobre 2018 con un blitz, formato da tre uomini armati, nel villaggio di Chakama, in Kenya, 80 km da Malindi. Era partita, con tutto il suo entusiasmo giovanile per un periodo di vicinanza alla popolazione più emarginata, sostenuta dalla onlus Africa Milele, ma da allora il sequestro rimane avvolto nel mistero più fitto. Si ha la sensazione di trovarci di fronte ad una vicenda poco sentita, se ne parla poco o interessa solo gli addetti ai lavori. Riguarderebbe una ragazza che se l’è andata a cercare, come la pensano in molti. Si ha l’impressione che l’impegno di Silvia e di tanti giovani in missione nel mondo non venga riconosciuto adeguatamente nel contesto globale in cui viviamo. Le novità dal paese africano sono poche, anche se recentemente dalla Procura di Roma e dagli investigatori italiani trapela la notizia che è viva e che è in Somalia, ostaggio degli Shabaab, il gruppo estremista islamico molto attivo in molte attentati a scopo di richiesta di riscatto. In questi ultimi giorni, dopo vane attese, va crescendo il grido per la liberazione di Silvia da parte di molte parti del volontariato, soprattutto da quelle presenti in Africa con i propri volontari, giovani che hanno fatto la scelta del servizio civile internazionale, per un anno, oppure dei tanti che decidono di trascorrere brevi periodi nei vari interventi umanitari avviati a favore delle categorie sociali più vulnerabili e più emarginate. “Attualmente con L’Africa Chiama –afferma il presidente Italo Nannini- sono undici i ragazzi italiani, cinque cooperanti e sei in servizio civile nei nostri Centri Sociali Shalom in Kenya, Tanzania e Zambia, dove le nostre attività raggiungono oltre 20 mila bambini, ragazzi e persone in estrema difficoltà nei settori dell’alimentazione, istruzione, salute, disabilità e sviluppo”. Per tutti, l’esperienza, pur in mezzo a molte privazioni, sempre attenti alla massima sicurezza e prudenza, resterà un ricordo di crescita professionale e umana indimenticabile, come avrebbe sognato di vivere e di raccontare anche Silvia Romano. Unitamente a tante organizzazioni della società civile si auspica vivamente che Silvia, nelle prossimità delle festa natalizie possa essere liberata e tornare presto nella sua famiglia.