NARRAZIONI IN JAZZ (al tempo del virus) #4
#iorestoacasa, ascolto jazz e leggo.
I brani sono scelti da Adriano Pedini (Direttore Artistico Fano Jazz Network), le letture abbinate selezionate da Maura Maioli (Direttrice artistica di PremioeGiornate Di Letteraria).
In questi interminabili giorni di #iorestoacasa, è inevitabile che i nostri pensieri, le nostre domande siano sempre le stesse, sempre uguali e non è difficile sapere quali sono, in più il bollettino giornaliero dei contagiati e dei morti, non ci distoglie un attimo da questo scenario inquietante.
Sentiamo intorno a noi crescere la paura l’angoscia dell’oggi e l’incertezza per il domani.
È certo che occorre reagire a questo stato di cose, con tutti gli strumenti che possiamo mettere in campo.
Noi che operiamo nel campo della cultura, mentre siamo preoccupati per il futuro delle nostre attività (Festival, Rassegne ecc.) ci siamo posti anche la domanda di cosa fare, di cosa proporre in questo tempo sospeso.
Leggere e ascoltare musica senza l’assillo del tempo che scorre, potrebbe aiutarci a rendere meno pesante il nostro quotidiano? Potrebbe essere un po’ di ossigeno per le nostre menti intossicate da questo malefico Covid-19?
Noi crediamo di sì naturalmente, e allora ecco la nostra proposta: Narrazioni in jazz: semplici suggerimenti, per l’ascolto di musiche jazz accostate alla lettura di testi.
Poiché caos è signore di questi giorni – smarriti come siamo, brancolanti come ci muoviamo, incerti del futuro – il criterio di scelta non poteva che essere la totale arbitrarietà.
MAX ROACH
“Percussion Bitter Sweet” (1961)
Percussion Better Sweet è un disco fortemente contraddistinto dalla tematica – la lotta per i diritti civili dei neroamericani – segue l’uscita di Freedom Now Suite (1960), altro capolavoro del batterista Max Roach. I riferimenti politici sono molteplici: il brano iniziale è un omaggio al leader nero, sindacalista e scrittore di origine gamaicana, Macus Garvey mentre Tender Warriors è dedicato ai militanti della non violenza.
Max Roach è considerato uno dei più importanti esponenti del suo strumento nella storia del jazz, secondo alcuni è stato in assoluto il più grande batterista di tutti i tempi. Ha sempre sostenuto la causa per i diritti delle persone di colore e questo gli costò l’inserimento nella “lista nera” dell’industria discografica statunitense.
PIERPAOLO PASOLINI
“Lettere luterane”
La scelta questa volta è dovuta al fatto che potremmo parlarne a buon diritto come di un outcast. Non tanto nel senso del fuorilegge, quanto dello scomodo. Dunque Pasolini, Lettere luterane, una raccolta di scritti usciti sul Corriere della sera. Non è un romanzo, ma la deroga è coerente con la premessa. Basterebbe il primo testo I giovani infelici, con quell’idea che le colpe dei padri purtroppo cadono sui figli (e i figli devono riuscire a liberarsene) per renderlo rivoluzionario. Io non dimenticherò mai il passaggio in cui Pasolini scrive che le tende mute di un salotto borghese sono la più potente forma di educazione perché ad esse non si può opporre replica.