Questa settimana al Bianchini

venerdì 12 maggio alle ore 18 al cinema Politeama CANTARE LA POESIA, uno spettacolo a cura di Enzo Vecchiarelli, con canzoni su testi di Alda Merini e Pier Paolo Pasolini. Sul palco, Enzo Vecchiarelli, Susanna Pusineri, Claudio Tombini, Massimiliano Poderi. Lo spettacolo è organizzato dalla fondazione Libera.mente  per raccogliere fondi per l’installazione di un dissalatore nella città ucraina di Mikolaiv. Il bilgietto ha un costo di 10 euro.
Sempre venerdì 12 maggio, però alle ore 21, presso la sala da tè l’uccellin bel verde, per la serie Le poetesse e i poeti salutano la primavera, il giovane poeta Simone Scarpellini leggerà le sue poesie.
Infine con grande piacere il Bianchini ospiterà per la terza volta in quest’anno sociale, Enrico Capodaglio che parlerà de Il Rossini di Stendhal. Assieme a lui il bravissimo maestro Roberto Galletto, che eseguirà al pianoforte alcune composizioni di Gioachino Rossini. ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE. L’ingresso è gratuito e aperto a tutti.
Seguono locandine e note informative.
 INGRESSO LIBERO E APERTO A TUTTI
Sabato 13 maggio alle ore 17.00
Fano, Chiesa di Santa Maria del Gonfalone
IL ROSSINI DI STENDHAL
con musiche di Gioachino Rossini.
Con
Enrico Capodaglio, scrittore e critico letterario
Musiche di Gioachino Rossini
– La Pesarese
– Marche et Reminescences pour mon dernier voyage….
– Une caresse a ma femme
– Un profond Sommeil
eseguite al pianoforte da
Roberto Galletto, Conservatorio Santa Cecilia Roma
“Gioacchino Rossini nacque il 29 febbraio 1792 a Pesaro, bella cittadina dello stato pontificio, sul golfo di Venezia. È un porto assai frequentato. Pesaro spicca in mezzo a colline coperte di boschi, e i boschi si es,tendono proprio fino alla riva del mare”. Qui, nel golfo di Venezia: “tutto è dolce voluttà e bellezza commovente”: è “la culla della civiltà del mondo”. Qui gli uomini si accorsero “che valeva meglio amare anziché uccidere”. Se lo stato pontificio è tutt’altro che da invidiare per il governo politico, è qui che sono nati Raffaello, Pergolesi e Rossini.
Sto leggendo la prima pagina della Vita di Rossini che Stendhal pubblicò nel 1823, divertendosi a combinare il suo amore per l’Italia con quello per la musica, specialmente se è del compositore pesarese. Egli scrive il romanzo appassionante e documentato della sua vita e delle sue opere, nel quadro più vivace del contesto, indagando i costumi degli italiani. Un tempo storico può infatti anche essere spento, se non letargico, come quello della Restaurazione, ma quando Stendhal lo racconta, tutto diventa piacevole e avventuroso. Così fece del resto Rossini stesso, che trasportò il fuoco dell’opera buffa nell’opera seria, come nel Tancredi. Un fuoco che, secondo lo scrittore francese, gli derivò anche dalle prime impressioni avute a cinque anni, nel 1797, quando passarono a Pesaro le “mezze brigate” napoleoniche.
Rossini non sa la malinconia, come invece Mozart, grazie al suo temperamento e a quell’intelligenza musicale della vita che egli esercita in teatro e fuori. Tanto più egli vale, perché irrompe in un’Italia “dove le gazzette sono arcicensurate”, senza indulgere alle morali correnti e senza farsene incupire, quando la musica era il solo diletto sotto le dittature. Dopo il Tancredi egli diventa “sempre più complicato”, scrive Stendhal, cercando la forza, proprio come fece Raffaello guardando a Michelangelo, senza perdere la fascinazione.

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