UN’IDEA ECLETTICA DEL JAZZ: ISFAR SARABSKI A FANO JAZZ BY THE SEA

Mercoledì 27 luglio, la sesta giornata della XXX edizione di Fano Jazz By The Sea si preannuncia fra le più interessanti sotto il profilo artistico, con proposte che gettano un ponte fra jazz e altre musiche. Protagonista del concerto serale alla Rocca Malatestiana (ore 21.15) sarà il quartetto del pianista azero Isfar Sarabski, artefice di un mix fra jazz e la musica tradizionale del suo paese di origine, il mugham. Al suo fianco si ascolteranno Behruz Zeynal al tar, particolare strumento a sei corde simile al liuto, Makar Novikov al contrabbasso e Sasha Mashin alla batteria.

Nel pomeriggio, per la sezione Exodus – Gli echi della Migrazione, alla Pinacoteca San Domenico (ore 18.30; ingresso 2 Euro), il sassofonista Dimitri Grechi Espinoza proporrà la sua solo performance The Healing Sax; un’ora dopo al Jazz Village, a ingresso gratuito, sarà la volta dei pirotecnici Ghost Horse del sassofonista americano Dan Kinzelman. Infine, sempre al Village e ingresso libero, per Cosmic Journey (ore 23.00), spazio al sound del trio Phresoul.

Isfar Sarabski ph: Adil Yusifov

Nato nel 1989 a Baku, Azerbaijan, Isfar Sarabski, si è forgiato presso il celebre Berklee College of Music di Boston per poi vincere nel 2009 la Solo Piano Competition del Montreux Jazz Festival e aggiudicarsi l’anno dopo l’Honorary Artist of Azerbaijan e lo Zirva State Prize. Pronipote del cantante Huseyngulu Sarabski, figura leggendaria della musica azera, Isfar Sarabski ha firmato il suo debutto discografico nel 2021 con Planet, specchio di un’idea eclettica del jazz, dove il linguaggio di derivazione afroamericana si mescola con esplorazioni elettroniche, echi sinfonici e un pianismo che può rammentare Rachmaninov, oltre che col mugham. Per lui, infatti, i confini tra i generi non esistono, sin da quando era bambino: “I dischi in vinile di mio padre erano letteralmente i miei giocattoli”, ricorda oggi, “Mi affascinavano la meccanica del giradischi, i grandi dischi neri e, naturalmente, il mondo di melodie, armonie e ritmi che si rivelavano ad ogni ascolto. Anche oggi ricordo esattamente le sensazioni che la mia prima percezione di dischi di Dizzy Gillespie, o registrazioni di musiche di Bach e Chopin, hanno innescato in me”. Nel giro di pochi anni Isfar Sarabski ha suonato con la Royal Philarmonic Orchestra e con musicisti come Mino Cinelu, Mark Guiliana, Terri Lyne Carrington, Dhafer Youssef, solo per fare qualche nome: un’altra dimostrazione della sua versatilità.

Dimitri Grechi Espinoza torna a Fano per presentare il suo nuovo progetto in totale solitudine, The Healing Sax, naturale prosecuzione ed evoluzione di Oreb, che tante soddisfazioni ha dato al musicista toscano di origini russe che da tanti anni esplora le fondamentali conoscenze che le culture tradizionali trasmettono sul significato spirituale del suono e sul suo corretto uso terapeutico. La teoria cosmologica Indù sulla risonanza “dhvani”, e sulla primordialità del suono nella sua forma udibile “ahata nada” e non udibile ” anahata nada”, ne è perfetto esempio; teoria che ha equivalenti in tutte le culture tradizionali del nostro pianeta. Dimitri Grechi Espinoza si rivolge con la sua musica “a coloro che, attraverso l’ascolto, sono in grado di sperimentare la risonanza interiore e grazie ad essa possono prendere consapevolezza della qualità sonora che costituisce l’essenza profonda di ogni essere”.

Ghost Horse ph: Emanuele Meschini)

Ghost Horse è uno dei gruppi di cui Dan Kinzelman, americano del Winsonsin ma da anni trapiantato in Umbria, è autorevole leader. Al suo fianco ci sono: Filippo Vignato (trombone), Glauco Benedetti (bombardino, tuba), Gabrio Baldacci (chitarra baritono), Joe Rehmer (basso) e Stefano Tamborrino (batteria). I Ghost Horse partono da un ricco humus di poliritmie latine e africane e scompongono e ricombinano elementi di free jazz, hip hop, blues e loop music. Nel 2019 è uscito Trojan, disco d’esordio della band: le dieci composizioni originali contenute nel disco sono concepite come una serie di complessi conflitti musicali, i cui titoli si ispirano a lotte storiche per il diritto all’acqua e alla terra e durante la colonizzazione europea nel Nord America. Argomenti ancora oggi tragicamente rilevanti.

I Phresoul sono: David Paulis (basso), Giacomo Ferrigato (chitarra, synth) e Enrico Truzzi (batteria). Il trio si muove liberamente sull’asse che parte da Bitches Brew di Miles Davis e attraversa il tempo fino alla visione di Flying Lotus, trascinando con sé le meraviglie della sperimentazione e la ricerca del groove, in mezzo secolo di musiche afroamericane. Il primo album firmato Phresoul è uscito su Hyperjazz.

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