Venerdì 17 dicembre alle ore 17,30 presso la Chiesa di Santa Maria del Gonfalone il professor Franco Musarra, docente emerito di Letteratura Italiana presso l’Università Cattolica di Lovanio (Leuven – Belgio), terrà una conferenza sul tema Mario Luzi e Dante Alighieri.

Dopo una breve prima parte sull’importanza di una buona lettura, soprattutto di una Lettura ad alta voce di un testo poetico e della Divina commedia in particolare, si tratterà dell’endecasillabo per Dante e per Mario Luzi. Per le curve melodiche e ritmiche della Comedìa, accanto alla metrica hanno un peso considerevole le figure retoriche: anafore, allegorie, metafore, iperbati, perifrasi, allitterazioni, ripetizioni e così via. Alcune riflessioni verranno fatte sulla similitudine di cui Dante si è servito in modo determinante nella Divina commedia secondo diverse modalità.

Nell’evoluzione poetica di Luzi (esemplificata e argomentata sia su suoi saggi, sia su appunti presi a Nimega e a Lovanio durante lezioni e conversazioni  con Luzi a cui Franco Musarra era legato da un rapporto di amicizia personale) si registra un passaggio da una prima fase nel segno di Petrarca, in cui il rapporto io→ mondo è accentrato sull’io, ad una seconda nel segno di Dante a partire dalla silloge Nel magma (1966). Il suo confronto tra Dante e Petrarca è incentrato sulla diversa concezione del tempo empirico e del tempo nella poesia. Per Luzi la poesia italiana ha seguito più il modello di Petrarca che di Dante, è una poesia in cui lo spirito individuale ingloba in sé il mondo, si chiude nella propria solitudine e in un proprio sistema circolare invece di confrontarsi con la realtà. È una trasformazione profonda che va dal mondo nell’io all’io nel mondo.

Negli ultimi anni si apre una terza fase in cui protende verso lo spirituale, verso una conoscenza assoluta, verso una luce soprannaturale. Per capire la centralità di Dante anche in questa terza fase si consideri che tre parole s’impongono: fede, speranza e amore/carità, le tre virtù teologali sulle quali nei canti XXIV, XXV e XXVI del Paradiso San Pietro, San Giacomo e San Giovanni “esaminano” il pellegrino, che dimostra di possederle sia nella sua ragione sia nella sua anima, di saper unire dottrina (studio) e vita (azione, condotta di vita), di saper trasformare carità in amore. In entrambi la parola ha un “valore creante”. A chiusura il professore leggerà alcune poesie di Luzi in cui centrali sono il ricordo e la memoria.

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