MASSIMO SERI PRESIDENTE DELLE CITTA’ DELL’ADRIATICO E DELLO IONIO: ANCHE LA CROAZIA NELL’AREA DELL’EURO
Il percorso è durato dieci anni ma alla fine ha avuto l’esito sperato: contemporaneamente all’ingresso nell’area Schengen, dal 1° gennaio in Croazia è entrato in circolazione l’euro, “un successo” come lo ha definito la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde. Sale così a 20 il numero degli Stati membri dell’Unione Europea (Ue) che utilizzano la moneta unica.
L’adesione all’Euro di un nuovo stato membro dimostra la forza attrattiva che mantiene la moneta europea in termini di prosperità e stabilità. Grazie alla sua solidità sono state superate le crisi del debito sovrano e della pandemia. La zona euro è persino uscita rafforzata da questi passaggi difficili, con nuovi strumenti di politica fiscale e monetaria comuni: dallo scudo anti spread del 2012 alla mutualizzazione del debito del Recovery fund del 2020, passando per il Fondo salva stati, Mes. Ma l’ingresso della Croazia nell’area euro e Schengen ha anche un importantissimo valore simbolico: la Croazia negli anni 90 era un paese in guerra. Oggi proprio mentre una sanguinosa guerra coinvolge un altro Paese europeo dell’area ex sovietica l’integrazione nell’UE rimane l’approdo più saldo e sicuro per la pace e la prosperità del continente.
Certamente rilevante in tale processo anche il ruolo rivestito dagli enti territoriali locali, che in questi anni hanno contribuito a livello economico e sociale a favorire il pieno completamento dell’integrazione di questo Paese nell’Unione Europea. In tal senso va evidenziata l’importanza strategica dei Fora (delle città, delle università, e camere di commercio e dell’economia) che in questi anni hanno contribuito sensibilmente a favorire tale percorso di integrazione della Croazia ma anche degli altri paesi coinvolti nel più ampio quadro della Strategia EUSAIR. Una collaborazione efficace e virtuosa, riconosciuta e sostenuta dalla stessa Commissione Europea DG Regio, in cui le città in particolare ricoprono un ruolo chiave. In quanto comunità politiche ‘di base’ dotate, soprattutto negli ultimi anni degli strumenti normativi, ma anche finanziari, necessari, i Comuni sono i soggetti su cui puntare per perseguire politiche di sviluppo sostenibile e integrazione sociale, per potenziare connessioni e reti transnazionali di cooperazione, e soprattutto per sperimentare processi partecipativi ispirati all’idea di democrazia di prossimità. In tale prospettiva vanno colte nei prossimi anni tutte le opportunità fornite dalla Cooperazione Territoriale Europea ed in particolare, proprio con riguardo alla Croazia, si segnala il Programma bilaterale Transfrontaliero Interreg VI – A Italia-Croazia 2021-2027 lanciato di recente, lo scorso dicembre 2022.