DA FANO A PARIGI… AMICI SENZA FRONTIERE…

Secondo i dati a disposizione dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono oltre 3 mila i fanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Per i più il legame con la terra natia è però rimasto forte, quasi indissolubile, al punto da spingerli a tornare appena gli è possibile anche se solo per qualche giorno. Coi loro appassionati racconti su Fano sono per altro i primi perfetti testimonial della nostra città, ma allo stesso tempo svolgono pure il prezioso ruolo di guide o comunque di riferimento per quanti si recano là dove essi hanno scelto di trasferirsi. Raggiunti in vacanza, o per motivi di lavoro. Da parenti, amici di vecchia data, o sconosciuti concittadini. Sono, insomma, Amici Senza Frontiere a tutti gli effetti. Di qui l’idea della nostra Associazione (e grazie al sostegno di Naver Montaggi di Carmelo Cogliandro) di dedicargli questo spazio, per sentirci ancor più vicini nonostante le distanze e magari scoprire altri interessanti punti di vista. Stavolta abbiamo il piacere di ospitare Emanuele Giorgi, trasferitosi a Parigi e diventato una celebrità in Francia.

Ciao Emanuele, quale molla ti ha spinto fin là?

«A Parigi ci sono finito una dozzina di anni fa da Dublino, dove mi ero diretto cinque mesi prima chiudendo la mia lunga parentesi romana. Diciamo che tutto però inizia a Fano, quando quindicenne comincio a frequentare il Laboratorio Linguaggi sognando di diventare attore. Di qui la decisione di andare appunto nella capitale, subito dopo la maturità classica al Liceo Nolfi. Il decennio romano è stato intenso, studiando tanto e trovando pure modo nei ritagli di tempo di laurearmi in Archeologia Greco-Romana da non frequentante a Ravenna. Mi sono comunque dedicato anima e corpo alla realizzazione del mio sogno lavorando parecchio, soprattutto in teatro, ma senza mai sfondare nel grande schermo. Ad un certo momento così ho detto basta, mi sono sentito come alla fine di un ciclo. Tra l’altro già da un po’ mi ero imposto una sfida, quella di lasciare l’Italia il giorno prima del mio trentesimo compleanno. Precisamente il 14 gennaio 2008 partii allora puntuale per l’Irlanda, per poi dirottare verso Parigi ispirato da un incontro avuto in precedenza a Roma con una ragazza francese in Erasmus. Prevalse il mio spirito avventuriero, visto che non conoscevo nemmeno la lingua».

Una volta nella Ville Lumiere cosa hai fatto?

«Un po’ di tutto: cameriere, barista, commesso alle Galeries Lafayettes vendendo scarpe Tod’s rigorosamente marchigiane, uno stage all’Unesco, coach di rilassamento e di teatro con persone psichicamente disabili e persino sofrologo con un diploma di stato in ipnosi conseguito a Parigi. Insomma, tutto tranne l’attore!».

E poi che successe?

«Poi, dopo alcuni anni, quando cominciai a padroneggiare la lingua, mi venne offerta la possibilità di fare un casting per “Plus belle la vie”, ovvero la serie televisiva più importante in Francia. La mia vita cambiò all’improvviso, quasi fossi una sorta di Cinderella-Man! Ricordo ancora che mi trovavo nel magazzino delle Galeries Lafayettes a mettere a posto pile e pile di scarpe, quando una voce al telefono mi disse: “Emanuele Giorgi il ruolo é tuo!”… Non potevo crederci: centinaia di provini fatti a Roma ed una manciata di briciole raccolte, un solo provino fatto quasi per caso a Parigi ed il giorno dopo mi ritrovo catapultato in un’esperienza più grande di me. Da allora interpreto ogni sera alle 20:20 Francesco Ibaldi, l’Italiano più noto nella televisione francese. L’audience è di circa 5 milioni di telespettatori a serata, quindi lascio immaginare come la mia quotidianità sia stata stravolta passando dall’anonimato alla luce dei riflettori. Però grazie alla serie ho anche incontrato la mia amata Cecile, mamma del nostro splendido Valentino. Parallelamente è decollata pure la mia carriera teatrale, tant’è che attualmente sono in scena con due spettacoli a a Parigi al Theatre Lepic di Montmartre ed al celebre Theatre Michel».

Fano ti manca?

«Non può non mancarmi, io l’adoro. E più porto a Fano amici stranieri e più mi rendo conto di quanto, per la dolcezza con cui scorre la vita, la nostra cittadina sia baciata da bellezza, clima, cultura, arte e paesaggi. Una vera e propria oasi di pace, in un mondo che va sempre più veloce e che si uniforma in modo davvero subdolo e sconcertante».

Quante volte torni?

«Torno a Natale ed almeno un mese in estate, per godermi la città e per riabbracciare la mia famiglia ed i vecchi amici. Quando riesco vado anche a trovare qualche vecchio professore del Liceo Nolfi, a cui sono molto legato».

Ad un francese quali luoghi consiglieresti di visitare nella nostra città?

«Senza nulla togliere alla meravigliosa Parigi, vuoi mettere il mercato del sabato mattina, con il pesce pescato poche ore prima, i caffè dove la gente si incontra e si racconta, le biciclette che non riescono a passare, la sirena di mezzogiorno, le dolci colline che si specchiano nel mare? Vuoi mettere la Chiesa di San Francesco (dove fra l’altro sogno spesso di fare un giorno una lettura di Omero!) e la bellezza della Corte Malatestiana? Vuoi mettere la passeggiata del Lisippo, le palate, la Moretta, le spiagge gremite ed il mare d’inverno? Vuoi mettere la Biblioteca Federiciana, i tesori della Pinacoteca e quelli ancora sepolti dell’Augusteum (che ebbi la fortuna di scavare anni fa con l’Università di Bologna)? Vuoi mettere la Basilica di Vitruvio? Fano é un gioiello di cui prendersi cura ogni giorno».

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