DA FANO ALL’INDONESIA… AMICI SENZA FRONTIERE…
Secondo i dati a disposizione dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono oltre 3 mila i fanesi che vivono fuori dai confini nazionali. Per i più il legame con la terra natia è però rimasto forte, quasi indissolubile, al punto da spingerli a tornare appena gli è possibile anche se solo per qualche giorno. Coi loro appassionati racconti su Fano sono per altro i primi perfetti testimonial della nostra città, ma allo stesso tempo svolgono pure il prezioso ruolo di guide o comunque di riferimento per quanti si recano là dove essi hanno scelto di trasferirsi. Raggiunti in vacanza, o per motivi di lavoro. Da parenti, amici di vecchia data, o sconosciuti concittadini. Sono, insomma, Amici Senza Frontiere a tutti gli effetti. Di qui l’idea della nostra Associazione (e grazie al sostegno di Naver Montaggi di Carmelo Cogliandro) di dedicargli questo spazio, per sentirci ancor più vicini nonostante le distanze e magari scoprire altri interessanti punti di vista. Stavolta abbiamo il piacere di ospitare Dana Sirena Gasparoli, che ha fatto dell’Indonesia la sua seconda casa realizzando i propri sogni.
Ciao Dana, da quanto vivi là e quale molla ti ha spinta a provare questa esperienza?
«La spinta è stata il mio ragazzo, perché lui viveva in Indonesia già da qualche mese ed il desiderio di raggiungerlo, anche se non era proprio dietro l’angolo, ha prevalso. Sono arrivata a Bali a gennaio del 2011, ma dopo due anni mi sono trasferita ad un’oretta di aereo da lì. Sull’isola di Flores, nell’arcipelago di Komodo».
Che fai per mantenerti?
«Inizialmente sono stata manager di un ristorante italiano a Bali, poi quando mi sono spostata sull’isola di Flores ho aperto insieme a Luigi il nostro primo ristorante. Lo abbiamo chiamato “La Cucina”, un piccolo punto di riferimento per gli italiani che arrivano qui in vacanza o che ci risiedono. Nel 2016 abbiamo inaugurato anche il secondo localino, il “Burger Time”, un fast-food con hamburger, hot-dog, polli allo spiedo e snack vari. Da tre anni con una mia amica ho invece realizzato un sogno che avevo da bambina, quindi più per passione che per business. E cioè “Carpe Diem”, un negozietto di libri di seconda mano».
Cosa ti manca di Fano?
«Di Fano mi mancano in assoluto la mia famiglia e le mie amicizie, chiaramente soprattutto quelle che nonostante i chilometri che ci separano sono rimaste salde. E poi anche certe abitudini che facevano parte della mia quotidianità fanese, come le passeggiate mattutine in Sassonia. E’ una delle prime cose che faccio ogni volta che torno, che sia inverno o estate, oltre che i miei giretti in macchina per le colline nei dintorni».
Quante volte ritorni all’anno?
«Finora ero sempre riuscita a tornare solo una volta nel periodo invernale, quando si abbassa la stagione. Quest’anno però ho anche potuto riassaporare la primavera fanese».
Come ti trovi da quelle parti?
«Qui ci sarebbe da scrivere un poema! Comunque sia, pur non essendo facile per svariati motivi, mi trovo bene. A parte la distanza da casa, notevole, ci sono pure diversità culturali nel vivere quotidiano non semplici da gestire. E’ una sfida continua, con tante emozioni contrastanti ma sicuramente anche con molte soddisfazioni personali e lavorative».
Dell’Indonesia cosa porteresti a Fano?
«Una cosa che porterei qua sono i loro sorrisi, pronti a sbocciare in qualsiasi situazione. Quel loro modo di affrontare i problemi con una sorta di semplicità, che ad una prima ed “occidentale” impressione può sembrare anche fastidiosa, ma che invece è un bel modo per bypassare la maledetta ansia che contraddistingue molti di noi. Poi sicuramente quei tramonti mozzafiato, che ti fanno sentire dentro una cartolina».
Ad un indonesiano quali luoghi consiglieresti di visitare nella nostra città?
«Uno dei nostri desideri è riuscire a far venire a Fano qualche ragazzo del nostro staff (ndr nella foto al gran completo), per fargli vivere un’esperienza e conoscere la nostra realtà. Sicuramente ci andrei al mare, perché anche se il loro è meraviglioso pure il nostro ha il suo bel fascino. Senza ombra di dubbio li accompagnerei poi per le viuzze del centro storico, con una puntatina il sabato al mercato per le ragazze. E ci metterei anche una passeggiata per le nostre colline, che adoro».
Quali sono invece i tuoi preferiti là?
«Ad un “tiro di barchetta” ci sono delle isolette disabitate, ideali per andare a staccare la spina. Sabbia, conchiglie, il rumore del mare. Ahhh».
Ti capita di incontrare altri fanesi che risiedono lì o di ricevere visite dall’Italia?
«Altri fanesi a Flores ancora non ci vivono, ma di italiani ce ne sono parecchi. Anche di turisti, ovviamente. Al ristorante ne vengono molti soprattutto a luglio ed agosto e l’anno scorso, mentre stavo parlando con dei clienti, mi ha colpito l’accento di una coppia seduta al tavolo di fianco. Mi sono girata di scatto, chiedendogli di dove fossero. Quando mi hanno detto Fano, mi sono commossa e siamo stati un sacco a chiacchierare. Degli amici comunque sono capitati qui a trovarci, ed è sempre una grande emozione condividere con loro questa nostra nuova dimensione».