GRADARA “Da Zanvettori all’ultima castellana”

“Da Zanvettori all’ultima castellana”

La mostra che svela la storia privata della Rocca di Gradara negli anni del Novecento attraverso memorie e testimonianze preziose

In esposizione abiti scelti di Alberta Ferretti che racchiudono decenni di creatività e passione per la moda: l’omaggio della stilista internazionale all’ultima castellana Alberta Porta

Il percorso di visita è impreziosito da evocative fragranze di Cereria Terenzi Evelino srl, che esaltano le suggestive atmosfere degli ambienti nobili

Inaugurata sabato 7 dicembre alla Rocca di Gradara la mostra che rivela la storia privata della fortezza prima che diventasse il museo più visitato della Regione Marche. 

“Da Zanvettori all’ultima castellana.Le stanze private della Rocca di Gradara” è l’esposizione in corso dall’8 dicembre 2024 al 9 marzo 2025 nel percorso di visita della Rocca Demaniale di Gradara che riporta la fortezza malatestiana alle atmosfere del Novecento, quando veniva  restaurata e salvata  dalla rovina e dall’oblio; quando le camere affrescate e le sale sontuosamente arredate accoglievano l’élite della società del primo e secondo dopoguerra; quando alcuni ambienti venivano aperti alla curiosità dei primi turisti della riviera e nel cortile d’onore si ospitavano eleganti soirées musicali.

La mostra, a cura del direttore della Rocca Demaniale Stefano Brachetti e dello storico dell’arte Fabio Fraternali (Gradara Innova), intende far conoscere al grande pubblico i protagonisti di questi anni di splendore, gli ultimi proprietari che abitarono la Rocca dagli anni ‘20 agli anni ‘80 del secolo scorso. A cominciare da Umberto Zanvettori, o meglio “il nobile Uomo Signor Conte Commendatore  ingegnere“  come viene citato nei documenti storici.  Insieme alla prima moglie Mariquita De Forns y Lleo, Zanvettori acquistò nel 1920 la Rocca malatestiana avviando a proprie spese gli importanti  lavori di restauro, che lo resero, agli occhi dei cittadini gradaresi, “grandemente benemerito dell’arte e della storia” anche per aver dato lavoro nei difficili anni del primo dopoguerra a moltissimi operai disoccupati che altrimenti avrebbero dovuto trasferirsi altrove per trovare i mezzi necessari per il proprio sostentamento e per quello delle loro famiglie.

Tante maestranze locali – falegnami, fabbri muratori – furono impegnate in quella favolosa impresa che mirava a  riportare, seguendo la moda d’inizio Novecento, il fortilizio ai  fasti della sua epoca d’oro, in un “rivisitato” Medioevo-Rinascimento;  le stanze vennero allestite come evocativi scenari delle vicende dei personaggi che, tra leggenda e storia, vi avevano abitato, su tutti gli amanti Paolo e Francesca di dantesca memoria; gli interventi videro l’avvicendarsi di importanti figure nel campo del restauro e delle arti decorative di quel tempo come, l’architetto Gustavo Giovannoni, il decoratore Guido Enrico Fiorini (valente aiuto di Carlo Rubbiani nei restauri di San Francesco a Bologna e nell’ambito della Società Aemilia Ars), il decoratore Antonio Mostardini di Siena e il pittore abruzzese Carlo Patrignani.

La riconoscenza della comunità gradarese allo Zanvettori venne ribadita il 24 maggio 1923 –  quando Umberto venne nominato Sindaco di Gradara –  e si protrae ancora ai nostri giorni nel cuore dei cittadini che si prendono cura del castello e del borgo  divenuti insieme ambita mèta turistica per merito della generosità e lungimiranza dell’ingegnere bellunese e delle sue due consorti.

Alberta per Alberta. L’omaggio della stilista internazionale Ferretti all’ultima castellana

Rimasto vedovo nel 1925 Umberto Zanvettori si risposò e amò devotamente, fino agli ultimi anni della sua vita, la giovane seconda moglie Alberta Porta che lo aveva ammaliato a tal punto da convolare a nozze appena sei mesi dopo il loro primo incontro.
Fu lei l’ultima castellana ad abitare la  Rocca fino al 1983, anno della sua morte.

“La Contessa”, come la chiamavano rispettosamente i gradaresi,  è ricordata ancora oggi  per la sua innata eleganza, alla quale rende eccezionalmente omaggio in questa mostra Alberta Ferretti, designer di fama internazionale. Nata e cresciuta a pochi chilometri da Gradara,  Alberta Ferretti riconosce Alberta Porta come una delle sue muse ispiratrici esponendo generosamente alla Rocca abiti che racchiudono decenni di creatività e passione per la moda.  Le sue collezioni, amate in tutto il mondo, celebrano questa figura iconica e l’ideale di una donna che incarna: femminile, audace e senza tempo.

Memorie, oggetti e cimeli (in parte prestati da collezionisti privati) che si ammirano attraversando le stanze della Rocca riportano la Rocca di Gradara, quanto più possibile, alla sua perduta dimensione privata, restituendole il fascino di principesca dimora del Novecento, facendo conoscere gli interessi degli ultimi proprietari, i loro legami con la storia recente, la nascita del mito gradarese di Paolo e Francesca e la conseguente fortuna turistica della Rocca e del borgo.

Il percorso di visita è impreziosito, grazie alla collaborazione con Cereria Terenzi Evelino srl, da una serie di evocative fragranze volte a donare agli ambienti della Rocca un carattere magico ed irripetibile.

Completano la narrazione i contenuti di approfondimento audio e video accessibili tramite QRcode

Filippo Gasperi, Sindaco di Gradara

La mostra “Da Zanvettori all’ultima Castellana. Le stanze private della Rocca di Gradara” – finanziata dall’Unione Europea Next Generation EU – si inserisce nella serie di iniziative relative al centenario del restauro della Rocca di Gradara ad opera dell’Ingegner Umberto Zanvettori (1923-2023) e dell’attività di ricerca volta a riscoprire e celebrare una figura cardine della storia di Gradara.

Con la sua opera di mecenate, che ha permesso di salvaguardare il nostro patrimonio culturale,  Zanvettori  ha dato un contributo decisivo alla conservazione della memoria e dell’identità storica di Gradara su cui si è costituita la nostra comunità.

Il prossimo anno concluderemo il percorso di ricerca e valorizzazione di questa personalità così importante per noi con la pubblicazione di un volume di studi e altre iniziative culturali

Ringrazio i curatori della mostra Stefano Brachetti – direttore della Rocca – e Fabio Fraternali; questo evento espositivo è una  conferma dell’ottima collaborazione in essere fra la Direzione Regionale dei Musei Marche e il Comune di Gradara insieme alla società in house Gradara Innova.

Luigi Gallo, Direttore Regionale Musei Marche

Quando si parla di patrimonio è importante ricordare l’aspetto del tempo, della durata, della tradizione. Questa mostra, che racconta il periodo più recente della Rocca di Gradara, ci consente di comprendere il monumento nella complessità delle sue vicissitudini storiche e apprezzare la sua lunga storia culturale da fortezza medievale a dimora rinascimentale fino alla reinterpretazione  che ne hanno dato gli ultimi proprietari nel secolo scorso. 

Nel complimentarmi con i curatori dell’esposizione  approfitto per ringraziare in particolare Stefano Brachetti per l’eccellente lavoro svolto in questi tre anni alla direzione della Rocca Demaniale.

Federico Mammarella, Presidente di Gradara Innova

Lo scorso anno abbiamo avviato il programma di iniziative per celebrare il centenario dei restauri della Rocca di Gradara che sono proseguite anche per tutto il 2024.

Zanvettori, amante della storia dell’arte e raffinato collezionista, salvò la fortezza malatestiana dalla rovina e dal declino restituendoci oggi uno dei monumenti più belli d’Italia e il più visitato della Regione Marche. Grazie a questa mostra oggi possiamo toccare con mano il valore del progetto di recupero voluto da Zanvettori e fortemente sostenuto fino all’ultimo giorno della sua vita dell’amata consorte Alberta Porta, facendoci assaporare il fascino di un Medioevo ancora così vivo  e presente negli spazi espositivi della Rocca.

Sara Benvenuti, Direttrice di Gradara Innova

Questo percorso espositivo dimostra che la ricerca e la divulgazione sono due aspetti che possono e devono viaggiare insieme. Gradara Innova, come società in house del Comune di Gradara, è chiamata a promuovere il territorio cercando delle chiavi di lettura sempre nuove che permettano di approfondire quegli aspetti meno noti della storia di Gradara che emergono attraverso progetti di studio e ricerca. Offrire sempre nuove interpretazioni del nostro patrimonio culturale, anche di un monumento molto conosciuto quale è la Rocca Demaniale,  permette anche a chi già conosce Gradara di osservarla con uno sguardo inedito.

Stefano Brachetti, Direttore della Rocca Demaniale di Gradara e curatore della mostra

Dal momento in cui ho assunto la direzione della Rocca di Gradara ho seguito l’intento di dare spazio a tutte le riletture dell’edificio nei vari periodi storici che lo hanno attraversato compreso il  secolo secolo,  rimasto sempre un po’ nell’ombra perché penalizzato da una concezione del restauro che  – non corrispondendo ai criteri attuali –  ha finito per sminuire il  suo valore. Tuttavia ritengo sia importante raccontare lo spirito che ha guidato i restauri del Novecento, le motivazioni che hanno indotto Zanvettori ad acquistare la Rocca per farne una dimora vivendola come un sogno, un ideale.

Questa mostra anticipa una serie di lavori che saranno finalizzati a creare dei percorsi museali che permetteranno di comprendere e valorizzare questo periodo fondamentale nella storia della Rocca.

Fabio Fraternali, storico dell’arte e curatore della mostra

Il percorso di visita che abbiamo allestito all’interno della Rocca è pensato per ricreare gli ambienti di una dimora signorile privata, come doveva essere la fortezza nel periodo antecedente alla sua musealizzazione.  Ringrazio gli eredi di Umberto  Zanvettori e di Alberta Porta per aver condiviso preziose memorie di famiglia – fotografie, oggetti, cimeli  – che ci hanno permesso di conoscere e raccontare  queste persone straordinarie, di ricostruire le loro origini e soprattutto di rendere noto il loro impegno, la passione e la dedizione profusa nel conservare la Rocca e la sua storia: Umberto che l’ha restaurata e riportata agli antichi splendori e Alberta che ha mantenuto l’usufrutto anche dopo la cessione allo Stato probabilmente come atto d’amore, per preservare la fortezza come monumento in ricordo dell’adorato marito ma anche aprendola ai primi turisti che ne rimasero inevitabilmente e comprensibilmente affascinati.

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