LA BINGHAM CUP DI RUGBY RILANCIA IN ITALIA IL TEMA DELL’INCLUSIVITÀ

“Inclusività” al Fano Rugby non è un semplice slogan, ma questa voglia di rendere lo sport del pallone ovale accessibile a tutti, senza distinzione alcuna, è reale e si concretizza in varie espressioni. Lo dimostra anche la presenza di un giocatore della Essepigi Fano Rugby di serie C1 alla “Bingham Cup – Roma 2024”, l’undicesima edizione del torneo amatoriale LGBTQIA+ più importante al mondo. Cristian Saranga, di ruolo ala nella formazione rossoblù fanese, ha assistito da spettatore all’oramai tradizionale competizione mondiale, che, svolgendosi con cadenza biennale, ricorda la memoria di Mark Bingham. Quest’ultimo era un rugbista statunitense, diventato eroe nazionale dopo la morte avvenuta nello schianto del volo United Airlines 93 nel tentativo di sventare con altri passeggeri uno degli attentati dell’11 settembre 2001. Ben otto i campi da gioco dislocati nel quartiere Eur messi a disposizione dall’amministrazione comunale capitolina e da privati per ospitare la prima “Bingham Cup” in Italia, presentata presso la sala della “Protomoteca” del Campidoglio il 17 maggio in coincidenza con la Giornata internazionale che le Nazioni Unite e l’Unione Europea hanno istituito contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia ed apertasi con la cerimonia inaugurale al PalaTiziano. <Per curiosità personale cercavo notizie online su sport ed inclusività, in particolare nel rugby, e per caso mi sono imbattuto nella “Bingham Cup” – racconta lo stesso Saranga – La cosa ha subito catturato il mio interesse, spingendomi dapprima ad approfondire la conoscenza e poi ad andare a Roma per vedere da vicino questa competizione che non guarda all’orientamento sessuale. Devo dire che l’esperienza è stata davvero bella, specialmente per l’atmosfera che questo evento riesce a creare in campo e fuori con uno sforzo organizzativo indubbiamente notevole. Il livello di gioco è molto alto, ed attorno alla partita ruotano svariate iniziative che coinvolgono tutti in un clima di allegria e rispetto. Delle oltre 100 formazioni partecipanti, per più di 3500 rugbisti provenienti da 19 Paesi, la maggior parte fa già attività di squadra durante l’anno, mentre le altre sono state assemblate per l’occasione con giocatori di club diversi. La speranza è che possa rappresentare una spinta per movimento anche in Italia, dove purtroppo sono ancora poche le realtà che si adoperano per l’inclusività e soprattutto si parla ancora poco di inclusività>.

 

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