L’Italiana in Algeri di Rossini debutta al Teatro della Fortuna di Fano
La nuova produzione, recuperata dalla programmazione 2020, è affidata alla regista Cecilia Ligorio in collaborazione con il Rossini Opera Festival e con l’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda” di Pesaro
Sul podio dell’Orchestra Sinfonica G. Rossini uno dei talenti più seguiti di oggi, Ferdinando Sulla
Fano, Teatro della Fortuna
sabato 5 febbraio 2022, ore 20.30
Anteprima giovani, giovedì 3 febbraio 2022, ore 17
Sarà il Teatro della Fortuna di Fano, sabato 5 febbraio alle 20.30, ad ospitare il debutto dell’Italiana in Algeri di Gioachino Rossini, nuova produzione della Stagione 2021/2022 della Fondazione Rete Lirica delle Marche, recuperata dal 2020 quando – alla vigilia del debutto – i teatri furono chiusi per contrastare la pandemia. La ripresa di questa produzione, la cui “prima” sarebbe coincisa proprio con il primo giorno di lockdown, vuole essere il simbolo della lotta portata avanti dai teatri in questi anni difficili e sottolinea la volontà della Fondazione di mantenere gli impegni con gli artisti e le maestranze coinvolte; inoltre desidera essere un segnale di ripresa, di “ricominciamo da dove eravamo rimasti”, per portare in scena una produzione impegnativa, simbolo della progettualità della Rete Lirica delle Marche.
Il nuovo spettacolo prodotto dal circuito dei teatri marchigiani – in anteprima per i giovani under 30 giovedì 3 febbraio alle 17.00 –, è firmato da Cecilia Ligorio – regista, librettista, attrice e drammaturga veronese, con studi all’Accademia “Silvio D’Amico” di Roma. Sul podio dell’Orchestra Sinfonica G. Rossini ci sarà l’energia e la brillantezza di un astro emergente come Ferdinando Sulla; le scene sono di Gregorio Zurla, i costumi di Vera Pierantoni Giua, le luci di Fabrizio Gobbi, riprese da Marco Scattolini e Alberto Cannoni. Il Coro è quello del Teatro della Fortuna preparato da Mirca Rosciani.
Una delle opere più celebri del repertorio buffo di Gioachino Rossini (1792 – 1868), L’Italiana in Algeri venne rappresentata per la prima volta al Teatro di San Benedetto di Venezia il 22 maggio del 1813; il titolo viene considerato come uno dei massimi contributi per il rinnovamento dell’opera buffa italiana grazie a un nuovo stile nell’organizzazione dei numeri comici e nell’orchestrazione delle scene d’insieme; in repertorio per tutto l’Ottocento, l’Italiana lentamente scomparve per poi essere ripresa negli anni Venti del Novecento e riconquistare un posto fra le opere più rappresentate di oggi.
La trama del libretto di Angelo Anelli narra le vicende a lieto fine di Isabella, giovane italiana, catturata dai corsari del Bey Mustafà, desideroso di cambiare moglie. Isabella incontra alla corte del Bey il suo amato Lindoro, sulle cui tracce si era messa in viaggio. Per attuare il piano di fuga e poter rientrare così in Italia, i due mettono in atto una finta cerimonia stuzzicando la vanità di Mustafà: distraendolo dall’intento principale, trovano la via di casa sotto gli occhi increduli del Bey, al quale non rimane altro che ritrovare l’amore fra le braccia della moglie Elvira.
Puntando sulle caratteristiche identificative dell’Italiana, quindi sui suoi numeri musicali e sulle atmosfere esotiche, Cecilia Ligorio ha immaginato un’ambientazione che trae ispirazione da una delle forme di intrattenimento più diffuse del primo Novecento: il cabaret.
«Proprio come succede nell’Italiana – afferma Cecilia Ligorio – nel cabaret il ruolo della donna era duplice: se da una parte rappresentava il centro intorno al quale si costruiva il desiderio, dall’altra, investita di questo ruolo, essa esercitava il potere di sottrarsi o concedersi agli sguardi del pubblico. Nel cabaret si oscillava tra lo stereotipo della donna oggetto e la figura nuova e sorprendente di una donna libera di esprimersi nella piena autonomia e indipendenza della propria persona – dalla nudità all’ambiguità di genere – senza per questo incorrere in giudizi accusatori e senza subire umiliazione. Donna-angelo, donna-selvaggia, donna-uomo:pensiamo ad esempio a Marlene Dietrich o al gioco di genere di Julie Andrews in Victor Victoria… Anche la rossiniana e intelligente Isabella gioca con Mustafà in questa maniera: accetta lo stereotipo che questi le attribuisce – di donna fatta apposta per soddisfare i piaceri dell’uomo – e ne fa la sua arma, usando il proprio potere di seduzione come strumento di controllo, ribaltando i ruoli e piegando “Mustafà il flagel delle donne” ai suoi piedi. Isabella dimostra a tutti, che non serve essere uomo per portare i pantaloni».
Il cast di questa nuova produzione della Rete Lirica delle Marche, in collaborazione con il Rossini Opera Festival, si avvale della più accreditata fucina di talenti rossiniani, l’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda” di Pesaro, vengono infatti da lì quasi tutti gli interpreti: Nicolò Donini (Mustafà), Shanul Sharma (Lindoro), Francesca Di Sauro (Isabella), Lara Lagni (Elvira), Mariangela Marini (Zulma), Pablo Gálvez (Haly), Ramiro Maturana (Taddeo). Al cast vocale si aggiunge l’attore Simone Tangolo che sarà l’Impresario.
Dopo il debutto a Fano, L’Italiana in Algeri farà tappa al Teatro dell’Aquila di Fermo sabato 12 febbraio alle ore 21 (anteprima il 10 febbraio alle ore 17) e al TeatroVentidio Basso di Ascoli Piceno sabato 19 febbraio alle ore 20.30 (anteprima il 17 febbraio alle ore 17).
La produzione, mantenendo fede alla vocazione della Fondazione, è occasione per un nuovo appuntamento di InclusivOpera, il progetto di accessibilità ideato e coordinato da Elena Di Giovanni i cui partner sono l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e l’Ente Nazionale Sordi della Regione Marche, istituzioni grazie alle quali sono coinvolti i partecipanti. A Fano il primo incontro con un percorso multisensoriale e l’audio descrizione dello spettacolo.