Riceci, Paolini alla Regione: «Serve interpretazione autentica del consiglio regionale per fare definitiva chiarezza»
Il presidente: autorevole il parere degli uffici, ma non è l’atto richiesto
«Su di me le pressioni non fanno effetto. Non devo dimostrare niente in fatto di tutela ambientale e non devo costruire un futuro politico». Giuseppe Paolini ha assistito al dibattito sul caso Riceci, ora interviene per dire la sua. Così il presidente: «La Provincia sta operando in piena trasparenza e nel rigoroso rispetto delle norme sul procedimento amministrativo. Ma anche sul piano del principio di separazione tra funzioni di indirizzo politico-amministrativo spettanti agli organi di governo e funzioni di gestione amministrativa proprie dei dirigenti. Proprio in quest’ottica, lo scorso 22 giugno, il consiglio provinciale ha approvato un ordine del giorno con cui in primis ha espresso contrarietà con forza e nettezza, “limitatamente alla propria competenza politica”, alla realizzazione dell’impianto di smaltimento rifiuti “in quanto, oltre ad essere sovradimensionato per la necessità del territorio, risulta particolarmente impattante sotto ogni profilo – sia ambientale che paesaggistico – sul territorio locale e su quello provinciale”. Sempre nell’esercizio del suo ruolo politico-amministrativo, il consiglio provinciale ha ravvisato profili di incertezza riguardo all’ambito applicativo delle disposizioni del vigente piano regionale, che stabiliscono le distanze degli impianti di trattamento rifiuti dai centri abitati. E in una logica di leale collaborazione con i vertici politici dell’amministrazione regionale, ha richiesto che l’assemblea legislativa regionale chiarisse, con un atto di interpretazione autentica, la reale portata applicativa delle previsioni del piano regionale dei rifiuti». Puntualizza Paolini: «A distanza di un mese è pervenuto un parere sulla questione delle distanze dai centri abitati, formulato dagli uffici dell’assessorato regionale all’Ambiente. Parere che, sia pure autorevole, non assume con tutta evidenza i caratteri richiesti dell’interpretazione autentica delle disposizioni regionali, posto che la norma di interpretazione autentica è tale se proviene dallo stesso organo (l’assemblea legislativa regionale, ndr) che ha adottato la previsione oggetto di interpretazione. Allo stato attuale, in assenza di un atto di interpretazione autentica, risulta quindi improprio ritenere che gli uffici della Provincia possano anticipare la definizione del procedimento autorizzatorio, tuttora pendente in attesa che la ditta proponente soddisfi l’ampia richiesta di chiarimenti e integrazioni documentali, avanzata da più enti nel corso dell’istruttoria». Osserva il presidente della Provincia: «Il parere regionale è un autorevole contributo che, alla pari degli altri compositi apporti istruttori acquisiti e in via di acquisizione nel corso di una procedura quanto mai complessa e articolata, sarà valutato dai competenti uffici tecnici (Urbanistica e Ambiente, ndr) della Provincia con il consueto rigore ed equilibrio ai fini dell’assunzione del provvedimento finale di competenza dirigenziale». Di qui, la richiesta rinnovata del presidente: «Reputo quindi che la Regione Marche, attraverso l’assemblea legislativa, possa ancora dare un fondamentale contributo facendo definitiva chiarezza non su come si interpretino le norme statali che definiscono e classificano i rifiuti urbani e speciali, ma su come vada applicata la previsione regionale sulle distanze dai centri abitati degli impianti. Definendo se, ed eventualmente a che condizioni, le norme derogatorie (500 metri) siano applicabili anche ai rifiuti decadenti dal trattamento dei rifiuti urbani differenziati. Se la richiesta di interpretazione autentica avanzata dal consiglio provinciale venisse quindi effettivamente soddisfatta, si darebbe un importante contributo in termini di trasparenza e chiarezza delle previsioni regionali. Si tratta di un punto dirimente che sarebbe utile e apprezzabile per l’intera comunità regionale al di là della vicenda dell’impianto di Riceci, che troverà comunque definizione tecnico-amministrativa a conclusione dell’iter istruttorio. Dal momento che potrebbero riproporsi analoghe incertezze o fraintendimenti anche per altri siti e interventi».