Vegetazione e habitat del Furlo, ora il censimento è completo: «Ecco la nuova cartografia della Politecnica delle Marche»
Il direttore della Riserva Bartoli: «Metodo innovativo, sarà strumento fondamentale per la gestione». Mappatura all’avanguardia replicabile anche per le altre aree protette del territorio
Un lavoro certosino per mappare la vegetazione e gli habitat del Furlo. E’ quello condotto dalla professoressa del dipartimento di Scienze Agrarie, alimentari e ambientali dell’università Politecnica delle Marche Simona Casavecchia. Che con i suoi collaboratori Simone Pesaresi, Giacomo Quattrini e Nicole Hofmann – attraverso una convenzione con la Provincia, ente gestore della Riserva – ha incrociato per due anni ispezioni sul campo, immagini da droni e foto satellitari per arrivare all’aggiornamento della cartografia degli habitat, ferma al 2005. In tutto, per la creazione del dataset di riferimento, sono stati selezionati 1118 punti nell’area. I risultati finali sono stati presentati nella mattinata al direttore della Riserva Maurizio Bartoli. «Il lavoro sul Furlo è il primo nel suo genere. E’ stata utilizzata una metodologia nuova rispetto al passato, dove venivano impiegate semplici ortofoto – spiega Bartoli -. Si tratta di un sistema che la Politecnica delle Marche sta ora impiegando anche per la mappatura dei parchi del Conero e del Sasso Simone e Simoncello. Una modalità di lavoro che può essere replicata, peraltro, per altre aree Zsc e Zps della nostra provincia. Presenteremo lo studio alla Regione per la sua divulgazione e lo pubblicheremo nella collana editoriale della Riserva». Commenta Casavecchia: «Rispetto all’analisi del 2005 sono emersi sicuramente cambiamenti, tra cui l’aumento delle superfici dei querceti. Altre tipologie sono in evoluzione come i ginepreti, aumentati da un lato (nel caso degli arbusteti a ginepro rosso) ma diminuiti dall’altro (per gli arbusteti a dominanza di ginepro comune) a vantaggio dei querceti. Da considerare nelle motivazioni dei cambiamenti anche le dinamiche evolutive legate alle singole formazioni, come la colonizzazione delle praterie da parte degli arbusti». Complessivamente, «la gestione deve essere fatta sugli habitat seminaturali. Ma le condizioni generali della Riserva sono buone. Riteniamo che lo strumento possa servire alla Provincia per prendere decisioni e individuare una gestione più aggiornata rispetto alla situazione attuale».