JAZZ IN CONTINUO MOVIMENTO

Memory In Motion è il nuovo album del quintetto da Bristol The Jazz Defenders, e contiene 9 brani originali nel loro abituale miscuglio di influenze e generi.

L’ensemble jazz britannico The Jazz Defenders pubblica il suo terzo album Memory In Motion su Haggis Records, un’altra uscita di qualità con materiale originale che raccoglie il consueto mix di influenze e generi, dal jazz acustico senza tempo che fa riferimento ai suoni classici della Blue Note Records, a una fusione più contemporanea in cui il jazz incontra il soul, il funk e l’hip-hop.

Photo credit: Simon Holliday

Sebbene amino mescolare le cose, le loro radici affondano nel classico suono del quintetto jazz acustico della fine degli anni ’50/inizio anni ’60, quando hard bop e jazz modale la facevano da padroni. Hanno già esplorato bene questo percorso musicale nei loro album precedenti, ma qui offrono comunque un paio di brani di ispirazione jazzistica classica. “Chasing Fantasies” e “Fuffle Kerfuffle” danno spazio alla band per assoli su ritmi swing jazz. Quest’ultimo brano è caratterizzato da un ritmo jazz shuffle che farebbe sorridere la leggenda della batteria Art Blakey.

“Meanderthal” e “Snakebite Playfight” portano l’anima a questa festa jazz. Esattamente come facevano le leggende del jazz Lee Morgan, Herbie Hancock e Freddie Hubbard all’inizio della metà degli anni’60. La prima è una gemma di buon umore, da ballare in punta di piedi, pesante sul backbeat e breve e scattante negli assoli, proprio per le ragioni che l’hanno resa il perfetto singolo di apertura dell’album.

 “Snakebite Playfight” si presenta con uno sbarazzino shuffle di New Orleans, prima di trasformarsi in un pesante brano soul jazz psichedelico, che ritorna con facilità allo shuffle di NOLA per l’assolo di piano be-bop del leader della band George Cooper.

“Rolling On A High” è un brano hip-hop/jazz che vede la band continuare la collaborazione con il rapper inglese Doc Brown, un connubio perfetto iniziato con il secondo album King Phoenix. Questa volta, Doc ha alcune battute in stile block party della vecchia scuola su un ritmo uptempo funky, con la band che prepara un po’ di sound soul dietro di lui. Sicuramente materiale da dancefloor.

Un’altra jam uptempo è l’heavy jazz fusion “Net Zero”. Inizia con un ritmo spezzato dal vivo e con uno stacchetto di pianoforte e basso, prima di sfociare nel territorio degli Headhunters con gli assoli, che suonano contemporanei e classici allo stesso tempo. Questi sono i Jazz Defenders nel loro momento più duro e feroce; è un brano che manderà in visibilio i ballerini di jazz di tutto il mondo.

In questo album non ci sono solo numeri uptempo o composizioni orientate al dancefloor. Due brani abbassano le dinamiche musicali per dare una pausa temporanea ai numeri ad alta energia. 

“Take A Minute” ha una linea di contrabbasso rotolante bloccata nel groove, mentre i fiati suonano un tema pigro e rilassato con abbellimenti di vibrazioni, che sembra la colonna sonora di un film indipendente. Un altro punto di riferimento musicale ricorrente per questa band nel corso degli anni.

L’album termina con una nota struggente e introspettiva, con un bellissimo brano per pianoforte e contrabbasso di George Cooper e del bassista Will Harris. Si chiama “Enigma”, è stato registrato dal vivo a Parigi e chiude l’album su una nota pacifica che evoca la musica e il modo di suonare di Bill Evans. Il modo perfetto per chiudere questo brillante terzo album dei Jazz Defenders.

Con Memory In Motion, il pianista George Cooper e la sua band rendono indubbiamente un grande omaggio all’epoca d’oro della musica jazz che amano, ma elaborano anche questa influenza con una ricchezza di esperienza musicale moderna, per creare le proprie composizioni crude e vibranti. Il risultato è un suono unico e coinvolgente, tanto ballabile quanto ascoltabile. 

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