Tinti a Fdi: “Rispetto al passato, l’Ambito ora è trasparente e funziona”
“Leggo che, con il blocco del percorso dell’ASP da parte della Regione, si sarebbe ‘smantellato un sistema di potere’ – osserva esterrefatto Tinti – Un attacco a dir poco stravagante di Fratelli d’Italia di Fano, o meglio di suoi 2 componenti, spero non così autorevoli viste le loro ripetute uscite strampalate e sensazionalistiche”. Così il presidente dell’Ambito Territoriale 6 replica a Fdi. “Sono gli stessi – continua Tinti – che avevano maldestramente parlato di ‘tassa sui disabili’, contestando, anche con un ricorso al TAR, il Regolamento dell’Ambito Sociale 6 che dispone la compartecipazione della spesa per i servizi socio-assistenziali non essenziali. Quel Regolamento, condiviso con i sindacati, si rifà invece alla normativa nazionale che prevede l’applicazione dell’ISEE del nucleo familiare al fine di garantire quei servizi a tutti, secondo principi di equità e di uniformità, su tutti i 9 comuni dell’ATS 6. A tal proposito, proprio alcuni giorni fa, il TAR Marche ha giudicato inammissibile per difetto di interesse lo stesso ricorso, di fatto riconoscendo la correttezza dell’azione amministrativa del nostro Ambito Sociale”.
Tinti rimarca: “uno dei due in passato ha ricoperto il ruolo di assessore ai servizi sociali, ma nessuno sente la nostalgia sul modo in cui ha lasciato l’Ambito Sociale: una situazione gestionale precaria, farcita di contenziosi aperti e debiti fuori bilancio, con l’abitudine di affidamenti diretti e l’elargizione di incarichi senza la necessaria trasparenza. In questi ultimi 5 anni si è fatto ricorso prevalentemente ad avvisi pubblici per le coprogettazioni (passate da circa 26.000 euro nel 2019 a oltre 700.000 euro nel 2023!) e agli affidamenti tramite gare in cui l’offerta tecnica, cioè la qualità del progetto, pesava per il 90%! Questo sarebbe il sistema di potere poco trasparente? Poi basterebbe riprendere i dati per dimostrare quali e quanti servizi sono stati potenziati in forma associata per tutti i 9 comuni dall’ATS 6 in questi ultimi anni: dall’assistenza domiciliare per anziani all’educativa domiciliare per minori vulnerabili, dall’assistenza educativa per gli studenti disabili all’accoglienza e solidarietà alimentare per la grave emarginazione adulta”.
Tinti sottolinea come “Sul blocco dell’Asp, secondo Fdi le motivazioni sarebbero legate alla mancata trasparenza e partecipazione, dimostrando così di non saper leggere nemmeno le leggi approvate dalla Regione di centrodestra. La Giunta regionale si sarebbe dovuta esprimere solo sulla compatibilità tecnico-giuridica dello statuto dell’ASP, mentre il Consiglio Regionale è entrato a gamba tesa con questa norma su misura. Così si arresta un progetto di potenziamento dei servizi sociali approvato da tutti i 9 Comuni, con il pretesto dell’auspicabile coincidenza fra ambiti sociali e distretti sanitari (e non con le AST provinciali come riportato da Fd’I). Il paradosso è che proprio la stessa Giunta regionale, in base alla normativa, avrebbe dovuto realizzare tale coincidenza entro fine 2023, salvo poi prorogare il termine ancora di un anno. E’ chiara l’arroganza politica di chi per coprire la propria inadempienza ne fa pagare le conseguenze al nostro territorio: da un lato 9 sindaci hanno lavorato per unire, con un nuovo modello snello e adeguato di Ambito Sociale, dall’altro la maggioranza di centrodestra in Regione ha lavorato per disgregare, fermando un progetto di miglioramento, solo per opportunismo e calcoli elettorali”.
“Inoltre, è ora di smontare l’accusa farlocca sulla mancata partecipazione: dai riscontri è evidente che il confronto col Terzo Settore sulle prospettive del nostro Ambito Sociale è iniziato a settembre 2021 e da allora sono passati 28 mesi e ci sono stati ben 14 incontri, uno ogni due mesi! A questi vanno aggiunti quelli, altrettanto importanti, con le organizzazioni sindacali e i vari confronti istituzionali anche nelle commissioni. Le politiche pubbliche oltre che partecipate prima di tutto devono essere democratiche! Infatti, 9 Consigli comunali che hanno votato favorevolmente è un grande successo, essendo la massima espressione della rappresentanza e della volontà popolare di quei territori. Altrimenti, significa che una minoranza vuol prevaricare sulla maggioranza, in alcuni casi con scopi non proprio nobili. Dietro l’alibi del mancato coinvolgimento c’era la richiesta di alcuni, neanche tanto nascosta, di avere incarichi diretti o magari un posto nel Consiglio di Amministrazione o quello di Amministratore unico, personaggi che hanno fatto il loro tempo e che parlano di ‘amministrazione condivisa’ ma di fatto non vogliono che cambi nulla nel sistema di welfare territoriale così da continuare ad avere voce in capitolo”.
“E’, infatti, sconcertante che i vari oppositori al progetto di rafforzamento dell’ATS 6 parlino sempre di posti e appalti mentre nessuno, nei vari dibattiti ufficiali, abbia mai fatto osservazioni sul merito dei servizi alle persone. Infine, è alquanto bizzarro che coloro che preferivano il CdA con 5 componenti con mire di spartizione, ora invece guardano all’Amministratore unico come figura particolarmente ambita. Tale previsione nello statuto era stata condivisa coi 9 sindaci per poter scegliere una persona competente e qualificata, mantenendo i poteri decisionali in capo all’Assemblea dei soci, quindi degli stessi sindaci, altro che accentramento del potere”.